«Ma se ghe pensu»: in piazza la consapevolezza della fede
Si è svolta a Genova (Sampierdarena e via Assarotti) la “due giorni” dedicata all’evangelizzazione
Allora, prova microfono: «Uno, dos, tres». Ecco: nella prima delle due giornate organizzate a Genova dalla Commissione per l’evangelizzazione delle chiese valdesi e metodiste, con il Dipartimento per l’evangelizzazione dell’Unione battista e con il V Circuito, presente in uno degli stand, il gruppo musicale della chiesa battista, con quelle poche battute “tecniche”, ci ha fatto cogliere il dialogo tra Italia e America Latina che percorre le comunità cittadine. E poi l’ambientazione: piazza Settembrini, parallela ai binari della ferrovia. La massicciata, quindi, da un lato; e una serie di palazzi sull’altro lato. Come dire che l’intero programma, fatto di canti, riflessioni, interviste, uno spettacolo teatrale, e tanto altro, si collocava fra due ambiti simbolici: il transito e passaggio delle persone in movimento, in viaggio, e i residenti, che a più riprese si sono affacciati alle finestre. Il mondo, che sta oltre le mura dei nostri locali di culto.
Il cordolo che circonda un palmizio, di fronte alla chiesa valdese, sulla via che chiude la piazza verso Ponente, ha permesso agli interpreti della lettura drammatizzata 850 di questi anni, Valdo (Francesco Nardi, che ne è l’autore, con Giorgio Ansaldo nelle vesti di due barba valdesi, il pastore W. Jourdan, Federico Risso) di farsi vedere da tutti. Non era un palco, ma andava bene. Un po’ di rumore, c’era, ma andava bene; il sole picchiava forte: ben venga anche quello, perché lo spirito era quello giusto.
Il programma, dal titolo evocativo ispirato a Gilberto Govi “Ma se ghe pensu, alua credo in Gesù” (Ma se ci penso, allora credo in Gesù) e aperto con una preghiera di Dietrich Bonhoeffer , non ha avuto pause, fino alla lunga diretta di Radio Beckwith evangelica: interviste per presentare i soggetti che hanno reso possibile la giornata, ma anche le attività che, tutto l’anno, caratterizzano le chiese genovesi: la chiesa battista a cui si è aggiunta quella di Chiavari, quella valdese ora diventata una nelle due sedi di via Assarotti e Sampierdarena, la Chiesa evangelica ispano-americana, le attività legate anche, proprio lì alla Diaconia: il Community Center e il cohousing sociale al piano sopra il tempio. Così si sono alternati, fra genovesi e ospiti, i pastori della Liguria e del Basso Piemonte, l’Ospedale evangelico di Genova, la Diaconia valdese, il coro del Liceo valdese di Torre Pellice e infine al gruppo del Museo valdese del “Teatro delle ombre”, che ha allestito una performance nei locali attigui al tempio.
Il pomeriggio è proseguito con canti originali delle scuole domenicali di Genova eseguite da Domenico Piccolo insieme al gruppo Musicale della Chiesa Hispanica di Genova che ha proposto anche i suoi canti e musiche in spagnolo, e ancora il “dialogo sulla fede” animato da Simona Menghini, per arrivare al culto della domenica nei locali di via Assarotti, come sottolinea Domenico Piccolo, motore locale dell’iniziativa: «Quello che è sembrato un contributo di molti alla riuscita della festa di ieri, oggi sembra frutto del lavoro di uno solo, talmente era armoniosa l’atmosfera e scorrevole il culto nel suo insieme. Pensato, cantato e parlato in due lingue, ha avuto spessore e ha creato una coesione fra i più: un unico corpo fatto di molte membra, fra cui tanti visitatori esterni che hanno varcato la soglia della chiesa forse per la prima volta». Il testo era Galati 3, 28: «Non c’è qui né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina perché voi siete uno in Cristo Gesù». La Dichiarazione di Accra e il canto finale del coro del Liceo valdese Han camminato hanno chiuso il culto. Insomma, una domenica speciale per le nostre comunità di Genova, che segna l’inizio di un altro anno liturgico, che questa volta affrontiamo con cuore saldo e colmo perché abbiamo forse scoperto di essere Uno in Cristo».
Soddisfatto Mario Cignoni, che della Commissione per l’evangelizzazione della Tavola valdese è il coordinatore: «Sono preziosi gli eventi come questo, con un programma evangelistico esplicito: mettono in moto nuove energie, ci spingono a parlare in pubblico fuori dai templi, e fanno crescere la comunione fraterna. Siamo poco abituati a testimoniare Gesù Cristo all’esterno. Non è semplice, ma questo weekend ha mostrato, in un clima gioioso e costruttivo, come le potenzialità delle nostre chiese in questo campo ci siano: giornate di questo tipo sono da ripetere, anzi, da moltiplicare. La Commissione si impegna in questo senso».