Blasotti Pavesi e la sua lotta contro l’amianto

Un ricordo di Romana Blasotti Pavesi, madre della lotta contro l’amianto in Italia e nel mondo, della giornalista d’inchiesta Rosy Battaglia

 

Romana Blasotti Pavesi non c’è più. Se ne è andata in silenzio l’11 settembre 2024 e lascia un vuoto enorme nella comunità di Casale Monferrato, tanto che l’amministrazione comunale ha indetto il lutto cittadino per la sua scomparsa. Un vuoto che risuona nel cuore di tutti coloro che, in Italia e nel mondo hanno perseguito la lotta contro l’amianto, grazie al suo indomito esempio.

 

Romana Blasotti Pavesi, classe 1929 è stata, infatti, una delle principali artefici della rivincita civica della comunità più ferita, con la perdita di migliaia di vite umane, causate dalle fibre cancerogene prodotte dalla più grande fabbrica di cemento-amianto d’Europa, proprietà della multinazionale Eternit. Per colpa della quale lei perdette la figlia, il marito, la sorella, il nipote e la cugina.

 

Nonostante tutto ciò, ha lottato, come presidente dell’Associazione Familiari e Vittime dell’amianto (Afeva) per 22 anni, fino al 2015, dimettendosi all’indomani della prescrizione del reato per disastro innominato intentato dalla Procura della Repubblica di Torino e dall’allora Pubblico Ministero, Raffaele Guariniello, al patron di Eternit, tutt’ora sotto processo.

 

Ho avuto la fortuna di incontrarla diverse volte negli anni in cui indagavo sull’immane costo umano e sociale dell’amianto in Piemonte e in Italia. Come ricordava allora Luca di Voci della Memoria, “Romana è il simbolo delle donne di Casale che hanno sostenuto le lotte sindacali all’interno di Eternit e poi hanno continuato fuori, dalla fabbrica fino in tribunale. Con i pullman a Roma davanti a INAIL e ministeri per chiedere la messa al bando dell’amianto e il riconoscimento per le vittime”.

 

L’ultimo incontro a casa sua, nel 2018 grazie alla cara e attuale presidente di Afeva, Giuliana Busto, è stato particolarmente toccante.

 

Parte della sua storia è raccontata infatti nel documentario inchiesta La rivincita di Casale Monferrato.

 

«Mi piace il titolo, la rivincita di Casale, è bello», disse allora Romana. Lei che, come dichiarò dopo la prescrizione del processo Eternit, non aveva più lacrime per piangere, ci disse: «solo insieme si va lontani, mai da soli. E bisogna parlare con i ragazzi, sempre, devono sapere».

 

Ed è questa la sua eredità, a mio modesto avviso, più grande. Il suo messaggio è arrivato alla generazione Fridays for Future.

Ma, mentre Casale Monferrato è, di fatto, la città più bonificata d’Europa e del mondo dalla fibra killer, nel nostro Paese persistono centinaia di migliaia di edifici ancora contaminati, tra cui scuole, ospedali, fabbriche. Nonostante la legge 257 del 1992, abbia messo al bando l’amianto nel nostro Paese, tanto rimane da fare.

 

Proprio per questo l’eredità di Romana è chiara: per ottenere giustizia contro i tanti crimini contro l’ambiente e la salute dei cittadini, «bisogna urlare un po’ di più».