Assemblea dell’Unione battista. Tavola rotonda su Pace e spiritualità
Intensa serata di dialoghi fra religioni nel corso dell’Assemblea Generale dell’Unione delle chiese evangeliche battiste d’Italia
La 47ª Assemblea Generale dell’Unione delle chiese evangeliche battiste d’Italia (UCEBI), apertasi a Montesilvano il 19 settembre, ha ospitato un momento di particolare rilievo: la tavola rotonda interreligiosa dal titolo “Spiritualità e costruzione della pace“. I protagonisti del dibattito, figure di spicco nel panorama religioso e accademico, hanno esplorato la complessità del tema della pace in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze.
La giornalista Emmanuela Banfo ha aperto l’incontro con un’introduzione ricca di citazioni e riferimenti etici, sottolineando l’importanza del «fare insieme» e del dialogo interreligioso come strumenti fondamentali per la costruzione di una pace duratura.
Dialogo, ascolto, conoscenza reciproca, «Conosciamoci!» sono state le parole chiave della serata, strumenti principi identificati come necessari per la costruzione di una Pace reale, non strumentale o fondata su rapporti impari.
Hamid Zariate, medico e Imam, ha ricordato l’importanza della pace interiore come presupposto per la pace sociale.: «Se non c’è pace nel piccolo, non ci sarà mai pace nel mondo» Per poi ricordare come l’Islam, come tutte le religioni, sia portatrice di Pace: «Il problema è che non ci conosciamo abbastanza»,
Don Armando Nugnes, rettore del Pontificio Collegio Urbano, ha evidenziato la pericolosa equazione che «sempre più si insinua nelle nostre società, quella fra religione e violenza». Si tratta di un clamoroso ribaltamento del messaggio specifico delle religioni, come sottolineato da tutti gli interventi, e «noi dobbiamo invece mostrare che le religioni se cadono nella violenza è perché vengono manipolate e strumentalizzate da poteri e interessi “altri”. Interessiamoci gli uni degli altri, ci scopriremo sempre più vicini e non avremo bisogno di chiedere al mio interlocutore di cambiare».
Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, ha ricordato il lavoro didattico in corso da due anni con l’Ucebi sul fronte dell’antisemitismo e del pluralismo religioso, prima di fornire uno sguardo da storico al dibattito: «Stiamo vivendo tante guerre, una ci colpisce particolarmente per varie ragioni. Serve riconoscere il dolore e la tragedia di tutti, offrire occasioni di incontro e dialogo fra le parti. Le religioni possono incidere in tali processi offrendo momenti e strumenti per la costruzione di fraternità. Soprattutto spetta a loro spezzare la spirale dei fondamentalismi che manipolano i messaggi religiosi piegandoli ai loro disegni di odio. Io guardo nel mio mondo, quello ebraico, e vedo gravissimi segnali di crescita di gruppi fondamentalisti che tradiscono gli insegnamenti della tradizione ebraica».
Anna Conti, vicepresidente della Soka Gakkai, ha invece evidenziato il legame profondo tra pace e spiritualità. Ha ricordato che la pace non è semplicemente l’assenza di guerra, ma «una rete di legami di solidarietà che protegge la dignità di ogni vita». «Nessuno si salva da solo, il cammino è difficilissimo. Noi come rappresentanti religiosi abbiamo il compito di offrire speranza e strade che portino all’incontro. Condividiamo tutti l’assoluta dignità della vita, questo dovrebbe essree il nostro bene comune».
La toccante chiusura degli interventi è spettata a Francesca Nuzzolese, neo docente di Teologia pratica presso la Facoltà valdese di teologia, che ha espresso il disagio a «trovare parole giuste per discutere di queste situazioni, mentre donne e uomini, molte persone amiche, soffrono e muoiono proprio ora mentre noi possiamo parlare nel comfort dei nostri privilegi» L’esperienza di Nuzzolese quale psicoterapeuta impegnata nella gestione dei traumi in devastanti conflitti bellici, dalla Palestina al Ruanda, è per lei occasione di ricordare «quanto la Terra sia abitata da popoli profondamente traumatizzati e strumentalizzati. Come ci tiriamo fuori? Come siamo arrivati a tanto odio se gli insegnamenti delle religioni sono così chiari? Il dialogo, l’ascolto, questa è la prospettiva. Ma per ascoltare serve saper fare silenzio».
L’incontro si è concluso con una riflessione comune: la costruzione della pace è un processo lento e complesso, che richiede sia la trasformazione interiore degli individui sia l’azione collettiva per una società più giusta. I relatori hanno concordato sull’importanza del dialogo interreligioso come strumento per abbattere muri di incomunicabilità e promuovere una pace concreta e duratura, radicata nella solidarietà e nella fraternità tra i popoli.