«Guardate la vostra vocazione»

Dal 19 al 22 settembre si tiene a Montesilvano (Pescara) la 47a Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi). L’intervista al presidente uscente, Giovanni Arcidiacono

Dal 19 al 22 settembre a Montesilvano (Pe) si terrà la 47a Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi).

Il versetto che accompagnerà i lavori assembleari è tratto dalla prima lettera ai Corinzi: «Infatti, fratelli [e sorelle], guardate la vostra vocazione» (I Corinzi 1, 26), e sarà al centro della predicazione del culto inaugurale, a cura del presidente Giovanni Paolo Arcidiacono, che termina il suo mandato.

 

– Presidente Arcidiacono, il versetto che caratterizza l’Assemblea è: «Infatti, fratelli [e sorelle], guardate la vostra vocazione» (I Cor. 1, 26); un testo impegnativo, ma che ispira anche fiducia; al presidente del Comitato esecutivo Ucebi Giovanni Arcidiacono chiediamo: è così?

«Sì, nella misura in cui le chiese sappiano, nella predicazione, nella diaconia, nella testimonianza e nella formazione, discernere i tempi che abitiamo e che ci abitano, coniugando coerentemente la chiamata ricevuta con la pazzia della croce. Pazzia o scandolo che reclamano, in un mondo separato e armato dai poteri e dagli egoismi in conflitto tra loro, un’etica della dignità della vocazione capace a “conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace” (Ef. 4,1-3) e di conseguenza atta a recidere le radici della pervasiva disumanizzazione del nostro tempo».

 

– La Relazione del Comitato esecutivo colpisce per la grande quantità di cose fatte e per la volontà di formare nuove persone al lavoro nella chiesa «: è un’impressione corretta?

«Il calo dei membri di chiesa che investe da tempo tutta la cristianità e che si è incrementato nel periodo pandemico e postpandemico, se da un lato interroga la postura della nostra evangelizzazione, dall’altro non può e non deve scoraggiare le chiese. Viviamo il tempo della post-verità, dove la menzogna ha la pretesa di sostituire la Verità. In economia si direbbe: un mondo in competizione dove la moneta cattiva scaccia quella buona. L’egoismo scaccia la solidarietà; l’amore per sé stessi scaccia l’amore del prossimo; la guerra scaccia la pace. Nel convegno sull’ecclesiologia battista dello scorso ottobre, si è fatto riferimento all’inno: “Signore, ci hai chiamati/ per questo siamo qui” per sottolineare il fatto che Dio “è il Soggetto che ci cerca, ci interpella e al quale noi rispondiamo” (E. Green). E una risposta concreta è rappresentata anche dalla formazione di sorelle e fratelli, giovani, meno giovani e anziani che desiderano vivere la comunione, il servizio e la missione con la gioia necessaria ma anche con la fatica della fede e la preparazione conoscenza e competenza».

 

– È molto bello, nelle relazioni delle varie attività, leggere più e più volte la parola “benedizione”…

«Sì, la parola “benedizione” è ripetuta più volte e questo è davvero bello. Ma si tratta appunto della bellezza di Dio che in Gesù Cristo “dice bene” le parole di vita eterna per il creato e per quella delle creature: “Io sono la risurrezione e la vita”; così come le chiese scelte da Dio nella loro debolezza e fragilità “per svergognare le forti” (1 Cor. 1, 27) le appartengono, allo stesso modo la “benedizione appartiene a Lui”. Mi piace qui citare due versetti dell’apostolo Paolo ai Galati: “La Scrittura prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abramo questa buona notizia : In te saranno benedette tutte le nazioni” (Gal. 3, 8). La benedizione promessa ad Abramo diventa la redenzione di Dio in Cristo, “affinché… ricevessimo per mezzo della fede lo Spirito promesso” (Gal. 3,14). Da qui i credenti di tutte le nazioni possono invocare la benedizione dell’azione redentrice di Dio».

 

– Il mondo è attraversato da pesanti conflitti, ma la conflittualità non risparmia le nostre chiese, Che cosa si può fare?

« L’esperienza che l’Ucebi ha fatto in questi ultimi anni, in cui si sono generati spiacevoli e gravi conflitti interni ad alcune delle chiese, ci ha insegnato che investire nella formazione della trasformazione dei conflitti con professionalità e cura delle relazioni è fondamentale per la salvaguardia e consolidamento della comunione. Da qui , dettata anche da un contesto etico sociale aggressivo nelle parole e negli atteggiamenti e in cui le chiese vivono, l’urgenza di avviare un serio programma formativo per un ministero della riconciliazione incardinato nel nostro ordinamento al servizio delle chiese».

 

– Quali sono le aspettative in vista della prossima convocazione Sinodo/Assemblea congiunta?

Sul versante della collaborazione territoriale, mi auguro anzitutto che il gruppo di lavoro possa  definire le linee guida che favoriscano il miglioramento e il rafforzamento della collaborazione evitando alcune criticità che si sono verificate in passato, come a esempio la mancata conoscenza degli ordinamenti nazionali e dei regolamenti locali da parte delle chiese e dei pastori coinvolti nella collaborazione territoriale. Una delle aspettative importanti riguarda la possibilità di sperimentare l’apertura di nuovi campi di lavoro di sviluppo missionario.

Sarebbe un evento dello Spirito, per il quale gioire e lodare insieme il Signore. La cautela con cui si esprime a tal proposito l’atto, se da un lato è comprensibile, dall’altro manifesta le difficoltà non solo operative insite nella tipologia della sperimentazione. Difficoltà a mio parere figlie di una certa dispersione di un forte patrimonio spirituale ed ecumenico, via via cresciuto e condiviso da almeno tre generazioni di sorelle e fratelli battisti, metodisti e valdesi a livello territoriale (Circuiti, Associazioni regionali e Federazioni regionali). Dispersione a cui molto ha contribuito, a mio giudizio, la sospensione per 15 anni della convocazione dell’A.S. Sotto questo profilo auspico che nell’attesa della sperimentazione di sviluppo missionario bmv si incrementino le occasioni di conoscenza reciproca.

Sempre in tema di collaborazione territoriale, un’altra aspettativa fondamentale è data da un’auspicabile regolamentazione condivisa atta a disciplinare con efficacia diversi aspetti della collaborazione: alloggi pastorali, locali di culto, atti liturgici, assemblee e consigli congiunti.

In ordine al battesimo, l’aspettativa maggiore è che si possa fare un chiaro e decisivo passo in avanti rispetto al 1990. Secondo il mandato dell’A.S. al Ce/Ucebi, alla Tavola valdese e al Cp/ Opcemi, bisognerà “organizzare un Convegno sul battesimo che abbia come finalità quella di porre le basi per trovare un accordo sul reciproco riconoscimento del battesimo e che affronti i nodi rimasti irrisolti dai precedenti documenti Bmv”. I nodi sono due: il primo per i battisti, e riguarda il mancato riconoscimento del battesimo impartito agli infanti; il secondo per i metodisti e i valdesi è il rifiuto della prassi battesimale per gli adulti che non riconoscono il loro battesimo imposto da piccoli (impropriamente, secondo noi, definito come “ribattesimo”). Credo che i tempi siano maturi per un chiarimento e superamento delle due posizioni contrastanti, anche se bisognerà porre molta attenzione alla sensibilità spirituale e alla comprensione teologica del battesimo da parte delle chiese internazionali che non hanno vissuto appieno il cammino bmv».