Cappellania ai Giochi olimpici: «Mi sono sentita al mio posto»
Intensa l’esperienza per una pastora della Chiesa protestante di Francia impegnata alle Olimpiadi, fra atleti e tifosi
Cosa resterà dei Giochi di Parigi 2024? Questa è la domanda che in molti si pongono al momento della cerimonia di chiusura dei Giochi Paralimpici. Il clima di festa, di solidarietà, di inclusività rimarrà nelle teste e nei cuori. È il caso di Anne-Marie Heitz-Muller, pastora di Bischheim (Basso Reno). Faceva parte dell’équipe dei cappellani selezionati per accompagnare gli atleti e le loro squadre presso il centro multireligioso, situato nel villaggio olimpico di Saint-Denis, a nord di Parigi.
«Sono tornata entusiasta come me ne ero andata – racconta la pastora Heitz-Muller in un’intervista della giornalista Laure Salamon sul sito Reforme.net -; la condivisione che abbiamo potuto osservare in televisione, abbiamo sperimentato la stessa cosa nel villaggio sportivo. Queste persone che si incontravano, l’intesa tra i cappellani, tutto era davvero bello» Nel quadro delineato dalla pastora c’è solo un lato negativo: l’ubicazione del centro multireligioso non è molto adeguata. «Era posizionato molto male, tra i bagni e il centro antidoping».
Ma secondo gli atleti e le loro squadre, i cappellani sono riusciti, nonostante questa posizione svalutata, a farne un luogo rilassante e rigenerante. «Era ben arredato. L’area comune per i cristiani offriva diversi spazi: un percorso con “stazioni” per meditare e pregare camminando da soli, spazi più intimi per colloqui personalizzati e una sala di preghiera con una croce di legno cattolica, una Bibbia protestante e icone ortodosse». Le preghiere si svolgevano in comune, due volte al giorno. Anne-Marie Heitz-Muller ha tenuto un culto anche una domenica durante i Giochi. «C’era una buona intesa tra i cappellani, avevamo la stessa passione per lo sport che ci univa. Ho scoperto gli indù con vivo interesse».
Chi erano i visitatori del centro multireligioso? «Si tratta soprattutto di persone curiose di scoprire religioni diverse», risponde. «Perché nel centro erano rappresentate cinque religioni: ebraismo, islam, buddismo, induismo e cristianesimo. Alcuni atleti volevano pregare da soli, altri avevano richieste particolari, soprattutto dopo gli infortuni e alcuni atleti sono venuti a festeggiare le loro medaglie con noi».
Anche lei sportiva, Anne-Marie Heitz-Muller gioca a basket e corre. «Non capivo prima di questa esperienza lo stress a cui sono sottoposti gli atleti presenti ai Giochi. Le squadre intorno a loro li mettono costantemente sotto pressione. Ho scoperto anche la grande solitudine dei campioni. Mi ha toccato questo bisogno di ascoltare, alcuni volevano solo parlare, “sfogarsi”. Mi sentivo al mio posto».
Al centro multireligioso sono arrivati anche volontari e membri delle delegazioni. «Un volontario ha testimoniato nel Libro degli Ospiti di aver potuto supportare meglio gli atleti perché si è sentito sereno e sereno dopo la visita al centro, e ha potuto così dare il meglio di sé. È una bellissima testimonianza».
La presenza di cappellani durante i Giochi Olimpici e Paralimpici è prevista dalle specifiche dell’organizzazione. I cappellani erano già presenti a Londra nel 2012, a Rio nel 2016 e a Tokyo nel 2021. A Parigi erano 160 che si sono alternati durante le due sessioni, olimpica e paralimpica.