Sentire il bisogno di lodare Dio
Un giorno una parola – commento a Apocalisse 19, 5
Alleluia. Io celebrerò il Signore con tutto il cuore nel convegno dei giusti e nell’assemblea
Salmo 111, 1
Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servitori, voi che lo temete piccoli e grandi
Apocalisse 19, 5
L’Apocalisse è il grande libro della lode, il libro dell’Alleluia. E per questo è anche il libro della Chiesa che, in ogni tempo e in ogni luogo, è chiamata a lodare il suo Signore.
Sempre più spesso le chiese cristiane stanno dimenticando la lode a Dio, relegandola a qualche minuto all’inizio del culto: e credo che questo dipenda dal fatto che non ci sentiamo più “servitori”. Questa parola ci infastidisce, a nessuno piace essere servo; ci spaventa un Dio che ci vuole servi e molto spesso alleggeriamo questo termine affermando che se Dio è nostro padre, come ci ha insegnato Gesù, noi siamo figli e non servi.
E anche per questo fatichiamo a lodare Dio: chi tra noi in questo nostro tempo loda suo padre? Recuperare il senso del nostro essere servi che temono Dio, cioè che lo rispettano, lo amano, accettando i suoi giusti giudizi, è il miglior modo per sentire il bisogno di lodarlo perché Lui è prima di tutto il Signore della nostra vita, che ci ama come un Padre, ma verso il quale va il nostro rispetto.
Tutti, piccoli e grandi, miseri e potenti, siamo chiamati a riconoscerci servitori perché il nostro orgoglio non prenda il sopravvento soprattutto quando abbiamo fatto bene ogni cosa. D’altronde Gesù è stato chiaro: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato comandato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto eravamo in obbligo di fare” (Luca 17, 10). Amen!