Una sfida per il Dna democratico
Il voto tedesco e il ruolo delle chiese
I risultati delle elezioni in Sassonia e in Turingia del 1° settembre sono un campanello d’allarme, ma non sorprendono.
Si prevedeva da tempo che il partito chiamato Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania – AfD), di cui alcune frange sono state dichiarate anticostituzionali, sarebbe potuto diventare il primo partito per consensi. Così è stato in Turingia con largo distacco, e così sarebbe quasi accaduto anche in Sassonia dove invece è rimasta primo partito la democristiana Cdu.
Si prevedeva, altresì, che un nuovo partito, plasmato attorno alla figura carismatica dell’ex-membro del partito Die Linke (la sinistra), Sahra Wagenknecht, avrebbe subito raggiunto un risultato al di sopra del 10%. Questi partiti hanno potuto sfruttare il malcontento di molti cittadini e cittadine nei confronti della politica del governo federale – la cosiddetta “coalizione semaforo” di socialdemocratici, liberali e verdi. Ma hanno saputo anche cogliere e fomentare, in modo populista ed estremista, la delusione e la rabbia di parecchi loro concittadini in queste due regioni dell’ex-Ddr, su tematiche come la trasformazione industriale con conseguente spostamento di posti di lavoro e decarbonizzazione, lo sviluppo demografico molto negativo che vede, di contro, la presenza di richiedenti asilo politico e migranti, in parte irregolari.
Il risultato delle due elezioni regionali rappresenta un segnale sia di forte crisi sia di allarme: un segnale di crisi della tenuta di una larga maggioranza di partiti democratici, che sempre meno sembrano capaci di affrontare e risolvere le complesse trasformazioni tecnologiche, ecologiche, economiche e geopolitiche. Un segnale di crisi che denuncia la sensazione di sempre più cittadini e cittadine, specialmente nelle regioni (Länder) dell’ex-Germania dell’Est, ma non solo, secondo cui anziani, persone di ceto medio e basso, ma anche i giovani residenti in zone marginali o marginalizzate, siano sempre più “persone di serie B”.
È infatti allarmante che la Germania veda crescere al suo interno da diversi anni delle forze sempre più sfacciatamente nazionaliste, identitarie, xenofobe… legate a idee di fuoruscita dall’Unione Europea e di cessazione immediata di firniture d’armi all’Ucraina. Ancor più sconcertante è il fatto che l’AfD abbia ottenuto quasi il 40% di consensi presso i giovani tra i 18 e i 24 anni, anche grazie a un’abilissima campagna nei social.
Non solo nei partiti storici ma anche nel mondo ebraico e in gran parte del mondo cristiano (cattolico-romano e protestante-luterano) si sono sollevate molte voci critiche e allarmate. Perché il partito AfD ha aumentato ormai da anni, in molte parti della Germania, specie nell’Est, il proprio share, specialmente dopo la storica apertura della ex cancelliera Angela Merkel all’accoglienza di rifugiati e migranti nel 2015: il programma dell’AfD in parte è apertamente nazionalista e razzista. Esso si dichiara da un lato il vero rappresentante di cittadini emarginati, e dall’altro si presenta come vera e unica vittima del sistema “antidemocratico” degli altri partiti, tesi confermata dal fatto reale che gli altri partiti hanno sinora categoricamente escluso qualsiasi coalizione di governo con la AfD.
Il dilemma degli altri partiti – per ora in Turingia e in Sassonia, ma forse, il 22 settembre anche nel Brandeburgo, altra regione dell’Est – è quello di formare adesso dei governi regionali che devono realizzare una sorta di “quadratura del cerchio” essendo i partiti molto diversi fra loro: democristiani soprattutto, socialdemocratici, verdi, Sinistra e poi il neo-partito Bündnis Sahra Wagenknecht (Alleanza Sarah Wagenknecht – BSW). Senza una coalizione con quest’ultimo partito, che abbina posizioni di sinistra, di pacifismo e di populismo di destra, numericamente non sarà possibile formare una coalizione anti-AfD. L’AfD lo sa e spera che tali coalizioni non possano formarsi oppure si lacerino ben presto. Per magari ritornare alle urne…
Certo, si può anche assumere un’altra prospettiva: circa il 70% delle persone recatesi alle urne non ha votato l’AfD. Ha punito i partiti dell’attuale governo federale, ma ha comunque eletto una maggioranza non nazionalista, razzista, fascista – la quale, premesso e concesso che vi riesca, dovrà però affrontare tematiche come la mancanza di infrastrutture e di prospettive lavorative, come l’insicurezza percepita (anche se non sempre reale) a causa della presenza di stranieri “illegali” e non prontamente respinti, o come le conseguenze di decarbonizzazione e politiche economiche difficili.
In questa situazione ingarbugliata, qual è il ruolo delle chiese cristiane soprattutto in Sassonia e in Turingia? Se da un lato proprio a Dresda e in altre città sassoni circa 10 anni fa è sorto il movimento Pegida, che va considerato la radice principale del razzismo del partito AfD, dall’altro lato proprio lì le proteste democratiche contro l’ondata nazionalista e razzista erano state subito molto forti, ivi comprese parecchie realtà delle chiese luterane (in minoranza) e della chiesa cattolica (ancor di più in minoranza). I comunicati stampa preoccupati da parte di esponenti delle chiese regionali luterane e delle diocesi cattoliche emessi negli ultimi giorni sono state quindi supportate da un impegno continuativo a favore della dignità di ogni persona umana, di qualsiasi nazionalità o religione, e a favore di un dialogo democratico sulla tematiche cogenti della convivenza quotidiana e della tenuta del tessuto sociale e politico.
Ma bisogna anche riconoscere che non pochi membri di chiesa protestanti simpatizzano con alcune delle idee radicali della AfD, dalla quale si sentono presi sul serio più che da altri partiti. E va pure detto che chi vota AfD non lo fa più solo per protesta ma ormai sempre di più per convinzione, sempre più immunizzato rispetto alle informazioni date dai mezzi di comunicazione, talvolta anche rinfacciando alle chiese “ufficiali” di essere per partito preso troppo aperte ai migranti, al dialogo interreligioso, alla tutela dei diritti umani di tutti, anziché interessarsi alle preoccupazioni di un crescente numero di connazionali (anche cristiani) che vivono con crescente disagio.
Così si spiega, a mio avviso, anche il fatto che diversi vescovi luterani condannano sì da un lato lo spirito illiberale e razzista soprattutto dell’AfD, ma dall’altro invitano a maggiori sforzi per un dialogo tra le forze politiche, onde evitare ulteriori spaccature e radicalizzazioni all’interno della popolazione.