Musica. Un contributo all’unità dei credenti

Il Grande innario cristiano curato da Sante Cannito, presentato anche al pubblico del Sinodo valdese e metodista

 

Particolare è stata la serata di martedì 27 agosto alla Galleria «Scroppo» di Torre Pellice, in cui il pastore Emanuele Fiume ha presentato il monumentale Grande innario cristiano di Sante Cannito, in due volumi, 2.000 canti per complessive 4.400 pagine , frutto di oltre 50 anni di lavoro in tutto il mondo:

 

«Questo lavoro è anche un capolavoro – ha detto Fiume – e io, umile artigiano della musica sacra ho avuto la gioia di collaborare a questa edizione di un corpus innologico cristiano di 5 secoli, giustamente definito “grande”, perché grande è stata l’intuizione di Sante Cannito, grande è stato il tempo impiegato, grande la fatica, grande l’investimento economico, grande il risultato». Alla sua realizzazione ha aderito la Fcei e tutte le denominazioni protestanti italiane, e anche la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha dato il proprio assenso. Ci sono inni che provengono dall’uso delle diverse chiese. 

 

«Il fine di quest’opera è di dare un contributo all’unità dei credenti: tutto il mondo cristiano in Italia potrà cantare con le stesse parole – ha detto Sante Cannito illustrando l’opera, che pesa nel suo insieme oltre 4 kg e mezzo, ha scherzato – L’innario ha una prima parte di 1830 inni (più della metà inediti nel nostro paese); una seconda composta da 20 “Amen” cantati e una terza da 150 inni per i bambini, in tre gruppi: dai 3 ai 7 anni; dagli 8 ai 10 anni; e dagli 11 ai 13 anni. La raccolta si sviluppa dal Medioevo ai giorni nostri; l’ultimo è del 2022. A margine di ogni inno c’è la storia dell’autore del testo e del compositore, evidenziati anche con una loro foto o ritratto».

 

Complesso è stato anche il lavoro di traduzione da tante diverse lingue: «L’opera è stata sottoposta alla supervisione di due Commissioni, una teologica e l’altra musicale: devo a Paolo Ricca la prefazione. Tutte le melodie e tutti i testi sono diversi: non sono presenti due brani con la stessa melodia, né due melodie con lo stesso testo».

 

E ha concluso con una citazione di Lutero: «Chi canta prega due volte».