Religioni e prostituzione. Le voci delle donne

Partecipato incontro organizzato dalla Federazione delle donne evangeliche durante il Sinodo valdese 

 

 

Elizabeth Cady Stanton,  coautrice della La Bibbia della donna, a fine 800,  a proposito della normalizzazione sessista che le religioni avevano avallato, parlò di “grande stupro simbolico sulle donne”: è uno dei momenti salienti dell’incontro avvenuto nella prestigiosa  cornice delle giornate del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, durante  la  presentazione del libro a più voci:  Religioni e prostituzione, le Voci delle donne. Buddhismo, Cattolicesimo, Ebraismo, Induismo, Islamismo, Protestantesimo; per la cura di Paola Cavallari, Doranna Lupi e Grazia Villa, prefazione di Doranna Lupi e Grazia Villa, introduzione di Paola Cavallari, casa Editrice VandA.

 

A commentare il libro erano presenti due delle tre curatrici, Grazia Villa e Doranna Lupi; la quale, invitata dalla conduttrice, ha esposto in sintesi la genesi dell’opera. Essa ha origine nell’ambito dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, una associazione che si occupa di coniugare il contrasto alla violenza maschile sulle donne al dialogo fra le diverse comunità religiose. Il progetto, poi è approdato nel libro, è stato lanciato dalla allora presidente Paola Cavallari, che lo ha sostenuto credendoci fermamente, poiché considerava la prostituzione come una delle violenze più emblematiche tra le violenze patriarcali.

 

Nacque così, quattro anni orsono, il laboratorio Prostituzione e pornografia, un’officina di analisi, commenti, discussioni, webinar pubblici, confronti con varie realtà sia laiche che religiose impegnate su questo fronte. La allora presidente FDEI Gabriela Lio, socia dell’OIVD fin dai primi passi, era attivamente parte del laboratorio.  Nel 2021, il fascicolo FDEI  16 gg contro la violenza, monografia dal titolo Prostituzione non è libertà, è stato un esempio di feconda collaborazione tra FDEI e OIVD.

 

La prostituzione è una forma di schiavitù che gli uomini esercitano sulle donne, considerata per lo più un fenomeno naturale: questo il presupposto condiviso nel gruppo.  Il focus, dunque, era costituito dalla determinazione di innescare dentro le comunità religiose una domanda cruciale: come le religioni considerano la prostituzione? Con quali strumenti la affrontano? La contrastano o la tollerano?  E, se poco o nulla fanno per contrastarla, come si spiega lo scollamento così stridente tra gli assunti dei valori di giustizia e dignità umana -cui tutte le religioni si ispirano- e l’indifferenza verso questa servitù, per non dire della complicità con mentalità e pratiche sessiste e schiavizzanti?  

 

Complesso è il percorso che abbiamo compiuto- dice Lupi- ma una parte costitutiva non può essere omessa: il nostro ascolto delle sopravvissute, come si autodefiniscono le donne che sono uscite dal sistema prostitutivo e che ora, spesso riunite in associazioni, si battono con coraggio per denunciare le brutalità di quel sistema. Imprescindibile è la testimonianza che Rachel Moran ci ha consegnato nel suo testo Stupro a pagamento, la verità sulla prostituzione

 

Grazia Villa è entrata nel merito dei contributi delle varie autrici del libro, contributi che riprendevano le riflessioni che erano state da loro espresse nel momento in cui erano state invitate a una analisi e confronto aperto durante vari webinar nel corso del tempo. Abbiamo voluto esplorare la materia non solo nelle religioni del Libro, ma spaziando oltre; da qui i contributi di: Sarah Kaminski (ebraismo), Rosanna Maryam Sirignano (islam), Maria Angela Falà (buddhismo), Svamini Shuddhananda Ghiri (induismo), Lidia Maggi (protestantesimo), Paola Cavallari (cattolicesimo). Alle interlocutrici sono state poste le questioni di fondo del nostro progetto, un campionario di domande alquanto corpose che ben riflettevano l’impianto e le premesse metodologiche del laboratorio. Gli interrogativi rivolti hanno suscitato in loro argomentazioni che si sono sviluppate in un doppio scenario: lo smascheramento della dimensione patriarcale trasversale a tutte le latitudini e il rinvenimento di una forza eversiva che si annida nelle culture religiose: togliendo la crosta patriarcale, sono state reinterpretate, nei testi sacri, figure, passaggi e snodi dove una grande dignità femminile era racchiusa. 

 

Il riferimento al modello nordico (il nome deriva da una legge approvata in Svezia nel 1999) è stato poi uno dei punti trattati, rappresentando esso un dispositivo concreto che disciplina questa materia in molti paesi: si fonda sul convincimento che ogni forma di prostituzione sia un atto di violenza contro le donne. L’obiettivo è abolire tali prestazioni, e quindi viene anche chiamato modello abolizionista. Niente stigma nei confronti delle donne implicate, anzi! Piuttosto la previsione di aiuti concreti per chi vuole uscire dalla prostituzione e sanzioni per il cliente. La disposizione delle sanzioni ha valore simbolico di deterrenza. E funziona.

 

 

 

Foto di Pietro Romeo