La Parola sussiste per sempre

Un giorno una parola – commento a Salmo 33, 11

 

La volontà del Signore sussiste per sempre

Salmo 33, 11

 

In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà

Efesini 1, 11

 

Il Salmo 33 dà voce a quella beatitudine che nasce dall’ascolto della parola di Dio con cui è iniziata la meditazione di questa settimana. È questa la Parola che sussiste per sempre. Per il salmista si tratta di una parola che prova a far fronte al negativo, arginando le acque, ponendo un limite agli oceani. Una parola che non scade a chiacchiera, che viene sentita come decisiva, facendo tremare l’intera costruzione della nostra personalità.

 

Una parola performativa, che prosciuga quel mare che noi poniamo tra il dire e il fare. Una parola che denuncia la vanità dei progetti dei potenti. Una parola che dura, che ha una sua consistenza, al di là delle mode del momento. Noi questa Parola la udiamo leggendo le Scritture. Come ha scritto Bonhoeffer, «La Bibbia è la parola straniera di Dio. Solo se osiamo rimetterci alla Bibbia, come se qui realmente parlasse a noi quel Dio che ci ama e che non vuole lasciarci soli con le nostre domande, avremo gioia nella sua lettura.

 

La Bibbia è la parola in cui Dio vuole farsi trovare da noi, il luogo che Dio ha scelto per incontrarci. Ogni altro luogo al di fuori della Bibbia è diventato per me troppo incerto. Temo di imbattermi solo in un sosia divinizzato di me stesso».

 

Dovremmo nutrire gratitudine e stupore per questa Parola che non viene meno, infrangendo quel muro di silenzio e non senso, nel quale ci sentiamo incarcerati.

Nei racconti dei Chassidim, si legge di un futuro rabbi, ancora scolaro, incapace di seguire le lezioni. Ogni volta che il maestro leggeva nella Scrittura: «E Dio disse», Rabbi Sussja era subito rapito fuori di sé e gridava e si muoveva così selvaggiamente che disturbava e bisognava condurlo fuori. Allora se ne stava all’ingresso, batteva contro le pareti e gridava: «E Dio disse, e Dio disse…».

 

I nostri salti di gioia, più o meno scomposti, riserviamoli per quel Dio che non è muto ma ci dona una parola in grado di sussistere, illuminando ogni momento storico, anche quando le nostre chiese si ritrovano a camminare nella valle dell’ombra della morte. Amen.