«Un furto alla democrazia»
Ieri si è tenuta la serata pubblica del Sinodo valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi – dedicata al tema dell’autonomia differenziata con Rosy Bindi, Andrea Giorgis e Alessandra Trotta
Il tema era già stato individuato dal Sinodo 2023 come elemento cruciale per il futuro del Paese. Quest’anno in collaborazione con la Diaconia valdese si è deciso dunque di offrire in occasione della serata pubblica del Sinodo 2024 (a margine dei lavori), un’occasione in più per entrare nei gangli dell’autonomia differenziata e dunque di “conoscere, per deliberare”.
Gli interventi della serata pubblica hanno fornito elementi chiarificatori, anche tecnici, sulle possibili ricadute che la legge produrrà nella vita delle persone nel nostro esteso territorio, segnato da differenze e disparità. «Non potevamo immaginare, quando si è deciso di parlare di autonomia differenziata che l’avremmo fatto a legge approvata, con la recente legge 86 del 22 giugno 2024», ha esordito il conduttore della serata e direttore della rivista Confronti, Claudio Paravati.
La Chiesa valdese, negli ultimi decenni ha sempre dibattuto, con passione, i temi dell’europeismo, della tutela e rispetto delle minoranze, delle forme di equo federalismo e promosso dibattiti democratici aperti, anche sul tema delle autonomie nella convinzione che la posta in palio non fosse solo un diverso assetto organizzativo e burocratico, ma un modo di intendere la distribuzione di opportunità nelle diverse aree del Paese.
Ad animare la serata pubblica nel tempio valdese di Torre Pellice (To): Andrea Giorgis, senatore e professore ordinario di Diritto costituzionale; Alessandra Trotta, diacona e moderatora della Tavola valdese e Rosy Bindi, presidente onorario dell’associazione Salute Diritto Fondamentale (in collegamento video), sul palco anche due musicisti d’eccezione: il pianista Luigi Bonafede e Massimo Baldioli.
Una serata in levare.
Andrea Giorgis ha ricordato che l’articolo 116 della Costituzione prevede come possibilità, eventualità, che una o più Regioni possano chiedere alla Stato di poter ricevere la competenza legislativa esclusiva in una serie di materie e che, al momento, secondo quanto prevede l’articolo 117 sono disciplinabili sia dallo Stato, sia dalla Regione. Lo Stato definisce i principi fondamentali, la Regione invece, nell’abito dei principi fondamentali delle leggi quadro (o di cornice), possa legiferare con la propria discrezionalità politica. L’articolo 116, comma 3, della Costituzione prevede che le Regioni possano infatti chiedere la competenza legislativa esclusiva in tali materie: «una disposizione che sin da subito ha sollevato problemi interpretativi – ha specificato Giorgis –, perché se proviamo a leggere l’elenco e a immaginare una interpretazione dell’articolo 116 che renda possibile trasferire queste materie nella loro interezza alla competenza legislativa esclusiva delle Stato, ci accorgiamo che questa eventualità non è poi così ragionevole e coerente con il complessivo impianto costituzionale e, in particolar modo, con il titolo V. Ci sono alcune materie – ha proseguito –, come a esempio la produzione e la distribuzione nazionale dell’energia; la tutela e la sicurezza sul lavoro, la tutela della salute, l’istruzione, che produrranno profonde disuguaglianze e ambiguità che attraverseranno il nostro Paese; un “prezzo che occorre pagare” per promuovere la crescita e lo sviluppo; al contempo una zavorra alla crescita e allo sviluppo».
Un’interpretazione sistematica del titolo V trasferisce infatti alla competenza esclusiva di una o più regioni l’intera materia.
Pensiamo ad esempio all’istruzione che presenta aspetti di uniformità su tutto il territorio nazionale, «è intuitivo – ha proseguito Degiorgis – immaginare che se dovessimo arrivare ad avere se sistemi di istruzione con programmi con reclutamento del personale docente del tutto differenti da una regione all’altra, verrebbe meno quello che è uno degli aspetti fondamentali e fondanti dell’unità nazionale. L’unità di un paese passa proprio attraverso la condivisione di aspetti essenziali culturali».
A Rosy Bindi, Paravati ha chiesto di fare un passo a ritroso: «Se oggi ci troviamo a dover discutere è perché con la riforma del titolo V nel 2001 sono nati i problemi – ha esordito Bindi –. Se potessi tornare indietro confesso che probabilmente non esprimerei il voto di allora.
L’Italia è una e indivisibile, la nostra visione di autonomia era ed è una visione solidale e cooperativa, non certo competitiva e tesa a favorire l’unità del paese e non la divisione.
Ispirarsi al principio dell’autonomia vuol dire riconoscere a fondo le differenze tra i vari territori affinché possano essere valorizzate per concorrere a una unità sostanziale.
L’Italia presenta aree più forti e aree più fragili e credo che il nostro paese di tutto abbia bisogno, ma non di una legge con questa impostazione. L’Europa ci mostra che la convivenza tra le differenze è possibile. Tra la Lombardia e la Calabria ci sono le stesse differenze che in Europa vediamo tra la Baviera e alcune regioni della Romania, o dell’Ungheria. L’Italia ha bisogno di essere unita. Una unità non in modo formale, bensì sostanziale. Una unità fatta di diritti e di opportunità per tutti, di una unità che passi attraverso l’applicazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione. Questa legge, di fatto, è un furto alla democrazia».
Oggi appare chiaro che alcune materie come l’energia, le grandi reti di comunicazione siano materie, ha proseguito Bindi, «che dovremmo avere l’ambizione di gestire in una direzione sovranazionale, almeno europea, non certo spezzettando in staterelli il nostro paese»..
Altro aspetto messo sul tavolo della discussione dall’ex ministra della salute: «non è vero questa legge come si dice mortificherebbe Sud e avvantaggerebbe il Nord Italia, sarebbe negativa per tutti. Pensiamo alle esigenze degli operatori economici che avranno a che fare con 20 sistemi per il commercio e la circolazione, e per il diritto di impresa. Con questa legge – ha chiosato –, di fatto si moltiplicano le burocrazie, la spesa pubblica».
La moderatora Alessandra Trotta ha invitato i presenti a una riflessione generale, perché oggi ci troviamo ad affrontare una legge che dà attuazione ad una modifica della Costituzione approvata nel 2001. Una Costituzione straordinaria, frutto di diverse culture politiche, di visioni della società che hanno saputo realizzare sintesi e compromessi nobili, dopo la tragedia della guerra.
«L’equilibrio originariamente raggiunto dalla Costituzione fu significativo. Quella cultura politica che seppe realizzare la straordinaria capacità di armonizzare diverse visioni della società italiana non è detto che si riproduca in tutte le epoche. Oggi, in condizioni diverse e con una dirigenza politica diversa ci troviamo di fronte a una legge che ha interpretato un quadro interpretabile. Il tema grosso, rispetto alla piena attuazione di questa legge, risiede nelle differenze legislative. Alcune Regioni hanno ottenuto la possibilità di acquisire in via esclusiva alcune competenze sui diritti fondamentali delle persone quindi il tema è quello dell’uguaglianza. Da anni, infatti, ci troviamo a dover contrastare il fatto che alcune regioni italiane, pianificando il loro territorio, come prevede la legge, hanno di fatto toccato alcuni diritti fondamentali. In particolar modo in Lombardia e nel Veneto si sono introdotte limitazioni ai luoghi di culto. A esempio magari favorendo cambi di destinazione d’uso in modo indiscriminato, ma quando invece si chiede di modificare la destinazione di un locale in un locale di culto la cosa diviene impossibile.
Queste materie incidono nei diritti fondamentali delle persone e delle libertà. Non dovrebbe essere così. In alcuni ambiti se ne avverte oggi chiaro il rischio, pensiamo solamente al tema sanità».
Trotta ha ricordato quanto la democrazia sia un sistema esigente che richiede cittadini che abbiano voglia di fare la fatica di capire le cose sulla quali saranno chiamati a scegliere. Ieri il Sinodo, con la serata pubblica, ha fornito un importante spazio di dibattito e di confronto. Noi oggi proponiamo solo una breve e non certamente esaustiva sintesi. Vi invitiamo dunque a guardare il video completo e ad ascoltare gli interventi.
Ecco il video integrale della serata pubblica:
Alcune immagini:
Foto di Pietro Romeo