La gioia di annunciare l’Evangelo
Ricordo di Paolo Ricca, pastore, professore e teologo scomparso a 88 anni
Se si dovesse individuare in sintesi il modo in cui Paolo Ricca leggeva la vita di fede, si può pensare immediatamente alla gioia. C’è una gioia della fede. Ma dal modo in cui parlava, dai libri che scriveva, dagli articoli e interviste che redigeva con entusiasmo («la scrittura giornalistica mi è rimasta nel sangue, da quando scrivevo i rapporti come osservatore al Concilio Vaticano II», diceva al telefono), emergeva qualcosa di più. La fede è una gioia, ma è una gioia tanto più grande in quanto si può trasmetterla ad altre persone. La testimonianza alla Parola di Dio ha senso perché si porta questo annuncio a qualcuno, e questo può essere una gioia per chi la riceve, ma non può non esserlo innanzitutto per chi si fa latore di quel messaggio.
Un atteggiamento che, inutile a dirsi, dobbiamo riscoprire tutti e tutte ogni giorno della nostra vita, indipendentemente dai vari compiti a cui possiamo essere chiamati. E l’esistenza di Paolo Ricca è stata davvero prodiga di occasioni, alle quali egli – qui sta la rilevanza del suo ministero – ha sempre risposto con entusiasmo. Anche negli ultimi anni, quando la salute lo aveva messo a dura prova, ma egli ha trovato proprio da queste occasioni lo stimolo per andare oltre, per dire ancora di più, soprattutto per dire con sempre maggior chiarezza e nitore (come nelle ultime composizioni di J. S. Bach) che l’incontro con il suo Dio era da sempre e sarebbe stato anche in futuro un incontro fatto di pienezza di vita. Lo attestano due libri in particolare, dal catalogo dell’editrice Claudiana a cui tanto ha collaborato: «Dell’aldilà e dall’aldilà» (2018-1022) e «Dio. Apologia» (2022) (www.nev.it/nev/2022/08/26/paolo-ricca-silenzio-di-dio-o-silenzio-su-dio/).
Paolo Ricca, che è scomparso la notte del 13 agosto a Roma, era nato a Torre Pellice nel gennaio del 1936. Dopo gli studi classici e la Facoltà valdese di Teologia venne lo studio all’estero, dapprima negli Usa e poi a Basilea, dove sarà Oscar Cullmann (1959/61) a seguire la sua tesi di dottorato sull’escatologia del Vangelo di Giovanni. Dopo la consacrazione, avvenuta nel 1962, Ricca servirà la chiesa valdese di Forano Sabino fino al 1966, e sarà poi per un decennio pastore a Torino (principalmente nella zona di c.so Principe Oddone). Nel 1976 l’incarico di professore di Storia della Chiesa nella Facoltà valdese di Roma, un incarico che ricoprirà per ben 30 anni fino all’emeritazione nel 2006. Nel corso di questo periodo di insegnamento sarà più volte decano della Facoltà stessa.
Moltissimi gli incarichi ricoperti, in comitati, commissioni e missioni particolari, sul “fronte interno” (come la responsabilità nella commissione e Ufficio Otto per mille, Comitato di redazione Eco delle valli valdesi / La luce, Comitato editoriale Claudiana, Commissione di studio sul diritti del malati e del morenti, Comm.ne Chiesa e Stato) ma anche sul fronte del dialogo, in particolare la e Comm.ne relazioni ecumeniche, ma anche i gruppi di lavoro finalizzati al dialogo con le chiese del mondo pentecostale. A livello internazionale, d’altra parte è stato membro della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese, e uno fra gli autori della “Concordia di Leuenberg”, accordo fra le chiese riformate e luterane, come ricorda oggi il sito della Comunione di chiese protestanti in Europa (Ccpe). Il Concilio lo seguì come osservatore per conto dell’Alleanza riformata mondiale, oggi compresa nella Comunione mondiale di chiese riformate.
Delle sue opere presso l’editrice Claudiana si è detto di due delle ultime, alle quali si potrebbe aggiungere il commento all’Evangelo di Marco («Secondo Marco», 2023) e la direzione dell’importante collana di “Opere scelte” di Lutero; “Riforma – L’Eco delle valli valdesi” ricorda però anche i due libri che ospitano, a cura di Jean-Jacques Peyronel e Giuseppe Platone, il dialogo che Paolo Ricca intrattenne con i lettori del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi: domande sulla vita, sulla lettura della Bibbia, sul posto che Dio ha nelle nostre esistenze, e risposte davvero pastorali, preziose.
Aggiungiamo che il suo contributo al periodico è stato lungo, passionale come tutti i campi d’azione in cui mise le sue forze: non solo singoli articoli, ma proposte, suggerimenti, progetti più ampi (come la serie di 26 “fototessere”, ritratti/intervista con persone delle chiese evangeliche ma anche cattolici, ebrei, religiosi o interessati al fenomeno religioso, che realizzò negli anni della pandemia), recensioni di libri che ad altri passavano inosservati, ma ai suoi occhi no. Polemiche, anche, tirate d’orecchie, perché no?, sempre nel segno di volere qualcosa di più e di nuovo per portare la Parola di Dio a una società che sembra vivere facendone a meno. Questo almeno sembra ciò che pensiamo a volte, e rischia di diventare una scusa per l’inazione, o per un’azione troppo tiepida di testimonianza. Da Paolo Ricca sappiamo che invece è una gioia: i messaggi e i ricordi che stanno arrivando alla Chiesa valdese in questa giornata lo attestano compiutamente.
(La foto è di Martina Caroli)