Giorgio Bouchard tra fede e impegno nel mondo

Un libro a più voci ne tratteggia la figura in occasione dei 40 anni dell’Intesa

 

 

Un periodo carico di eventi, di confronto con la società italiana: momenti e tappe significativi per la Chiesa valdese e per le chiese evangeliche del nostro Paese. Gli anni centrali in questo libro dedicato a Giorgio Bouchard* vanno dal 1979, anno in cui diviene moderatore della Tavola valdese, al 1994, in cui termina il suo impegno come presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Ma c’è un prima e c’è un dopo, che egli ha vissuto con la stessa dedizione.

  

Nei molti contributi del testo curato da Piera Egidi Bouchard e Andreas Köhn (una quindicina) emergono gli anni della formazione e la risposta alla vocazione che ne farà un pastore; la scoperta della cruda realtà della guerra e della morte intorno a sé; lo studio universitario a Torino con quello che sarà il futuro cardinale Pellegrino e lo studio della teologia a Roma; il confronto con le Istituzioni, che porterà alla stipula dell’Intesa con la Repubblica (di cui ricorre quest’anno il quarantennale); ma anche gli ultimi anni, nuovamente torinesi con l’estensione alla valle di Susa: anni dedicati all’Ospedale evangelico ma anche ai gruppi di studio biblico ecumenico e alla scrittura di libri, partica non troppo frequentata nei decenni precedenti, ricchi invece di scritti su giornali e riviste.

 

Provare a dar conto della ricchezza dei temi sarebbe cosa sterile, bisogna leggere il libro. Dovendo individuare uno scritto decisivo, segnalerei quello di Claudio Ciancio, cattolico torinese professore di Filosofia teoretica che spiega molto bene come la formazione di Bouchard (che ebbe docenti a Basilea Barth, Cullmann e Karl Jaspers) l’abbia sospinto a vivere identificando vita, fede e impegno. Una simbiosi, difficile e preziosa, fra fede e libertà. La fede – scrive Ciancio – può farsi attraversare dal dubbio e dall’esame critico, ma ha una sua dimensione di “affidamento” a Dio, possibile «solo in quanto non è principalmente oggetto della nostra ricerca e del nostro accertamento, ma nasce da un appello e da un amore da cui siamo investiti». Tre condizioni sono ineludibili per ridare vigore all’annuncio cristiano: innanzitutto «porsi in relazione con i problemi e anche con il linguaggio dell’uomo d’oggi, ma senza nessuna adulazione». Poi: «… unire la prospettiva escatologica a una forte affermazione della trascendenza di Dio. Contro ogni tendenza a mettere il mondo (al posto di Dio)». Infine: «riconoscere la radicalità del male e l’incapacità dell’uomo di superarlo».

 

Abbiamo visto di Giorgio Bouchard, chi più chi meno a seconda dell’età, i risultati del lavoro in ruoli dirigenziali nella chiesa, nel confronto con interlocutori pubblici e politici; abbiamo visto e udito gli affanni sinodali e la gioia della predicazione… ebbene, senza la base che abbiamo evocato più sopra, niente di tutto ciò che viene raccontato in questo libro si spiegherebbe. Né si spiegherebbero i racconti contenuti nei suoi libri né le sue letture di lettore vorace e appassionato (Riforma ne ha beneficiato con un ampio numero di recensioni, soprattutto di libri di storia).

 

A ulteriore conferma, poiché l’anno chiave che percorre il libro e ne determina l’uscita oggi è il 1984, aggiungerei un ricordo personale. Al Sinodo del 1984 era in discussione la firma dell’Intesa, oggetto di polemiche e tensioni. Era il clou della sessione di quell’anno. A me e agli altri giovani obiettori di coscienza, non sfuggì che, nonostante la passione che Bouchard mise nell’operazione-Intesa, egli seppe indicare, parlando con un altro componente della Tavola stessa nell’androne della Casa valdese, che forse c’era qualcosa d’altro, ancora più importante, che interpellava la Chiesa a pochi giorni dall’apertura. Era la lettera di due terroristi, che cercavano un’interlocuzione su cui la Chiesa valdese fu disponibile e rigida al tempo stesso, com’era giusto (si veda Gioventù evangelica – n. 88/89, ott. 1984, con la lettera, la risposta del Sinodo firmata dalla presidente Maria Sbaffi Girardet e due interventi di Giorgio Tourn e Francesca Spano). Sull’Intesa la Tavola valdese rischiava il proprio consenso, ma la fede è anche capacità di cogliere i segni che lo Spirito ci propone e disporsi fiduciosi a farsene interpreti.

 

 

* P. Egidi Bouchard e A. Köhn (a c. di), Giorgio Bouchard (1929-2020). Fede, etica, politica. Prefazione di A. Trotta. Torino, Claudiana, 2024, pp. 176, euro 19,00.