Europa e politiche migratorie. «Serve nuova narrativa»
L’intervista al segretario generale della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), Torsten Moritz.
L’Agenzia Nev ha posto al segretario Moritz alcune domande sulle recenti elezioni europee, sulle politiche migratorie e sul programma futuro della Commissione delle chiese per i migranti in Europa, ceh al momento raggruppa 39 chiesa da 19 nazioni europee, impegnate nel macro tema della gestione dei flussi migratori.
In che modo la CCME interpreta i programmi migratori dell’attuale formazione politica nel Parlamento Europeo?
Le elezioni del Parlamento europeo (PE), seppur con diverse tendenze nazionali, hanno complessivamente confermato due cose: un certo spostamento dell’elettorato verso i partiti di estrema destra, ma con l’idea che “il centro ha tenuto forte”.
Lo spostamento verso l’estrema destra non è stato così drammatico come si temeva ed è ancora troppo presto per capire che impatto avrà. Le prime settimane, con la formazione nel PE di diversi gruppi di estrema destra, hanno mostrato ancora una volta che i partiti nazionali di quest’area hanno spesso poco in comune, se non l’essere contro certi attori politici (ad es. l’UE) e gruppi di persone (ad es. rifugiati/migranti). Allo stesso tempo, diversi nuovi eletti nell’estrema destra affermano di non essere predicatori d’odio ideologici [politically motivated] ma veri esperti di questioni migratorie – tra questi, Fabrice Leggerie, ex direttore dell’agenzia europea della guardia costiera e di frontiera “FRONTEX”. È chiaro che per questi gruppi essere contro l’immigrazione costituisce la loro stessa identità. Tuttavia, è improbabile che influenzino direttamente le politiche dell’UE.
Una tendenza più preoccupante è invece il discorso centrista. I negoziati sul patto migratorio dell’UE erano già stati influenzati dall’argomento: “se non siamo duri sull’immigrazione, l’estrema destra trarrà vantaggio alle elezioni”. Gruppi come il Partito popolare europeo (PPE), il gruppo più grande di centro-destra del PE, nel loro manifesto elettorale parlano di esternalizzazione della responsabilità di asilo. Parte della narrativa dopo le elezioni è: “il centro ha tenuto forte perché siamo stati duri sull’immigrazione”. Penso, invece, che dovremmo offrire una narrativa diversa. Le persone non hanno votato per i partiti del centro per ottenere proposte politiche dell’estrema destra.
Quali cambiamenti o continuità prevede nell’approccio dell’UE alla migrazione, dopo le recenti elezioni?
Innanzitutto, le decisioni più importanti sulla legislazione dell’UE in materia di asilo sono state prese con il patto migratorio nell’ultimo mandato del PE. Ora, ufficialmente, sono gli Stati membri e la Commissione europea a dover lavorare sull’implementazione. Stiamo cercando di vedere dove sia ancora possibile limitare i danni dell’implementazione – poiché il patto stesso contiene una serie di disposizioni molto problematiche.
Tuttavia, due importanti eurodeputati rieletti, Lena Düpont e Tineke Strick, in un evento organizzato online dal CCME prima delle elezioni, hanno affermato che, in seno al PE, vigileranno su una piena e corretta attuazione del piano. In questo senso spero che il PE sia un alleato nel sostenere i diritti di rifugiati e migranti e, ad esempio, continui a denunciare i respingimenti.
Spero anche che gli eurodeputati continueranno a resistere ai movimenti verso l’esternalizzazione della responsabilità di asilo. L’UE ha concluso molti accordi con paesi terzi per il controllo delle migrazioni. Lo status legale degli accordi è discutibile e il PE non è stato consultato. In questo ambito il PE potrebbe congelare le allocazioni di bilancio.
Tra un anno probabilmente il dibattito verterà su questo tema: se i richiedenti asilo possano essere o no rimandati in paesi terzi considerati sicuri, anche se non hanno alcun legame con quel paese. Molti Stati membri dell’UE vogliono questo. In un periodo in cui il Regno Unito ha abbandonato simili piani sarà importante che il PE rimanga fermo nell’opporsi a ciò. Tuttavia, come detto, sono piuttosto preoccupato sul tema.
A suo avviso, i valori promossi dai partiti di estrema destra sono compatibili con i cosiddetti valori cristiani?
Almeno sull’immigrazione: chiaramente no. E ancor di meno quando tali partiti creano una nozione di “Europa cristiana” per giustificare l’esclusione dei non cristiani. Sia l’Antico che il Nuovo Testamento sono chiari sulla centralità dell’uguaglianza e dell’ospitalità nel trattamento dello straniero. Quindi penso che sia positivo che le chiese esprimano questo concetto: le posizioni dell’estrema destra non sono compatibili con il cristianesimo. Allo stesso tempo, penso che le chiese abbiano una responsabilità unica nell’ascoltare le ragioni che motivano alcuni degli elettori di quei partiti.
Dico elettori, non i funzionari di tali partiti. Penso che molta rabbia abbia a che fare con una tendenza generale di disintegrazione della società, con sempre meno solidarietà anche tra coloro che non migrano. La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), nel “Manifesto per l’accoglienza”, afferma: “Rifiutiamo il falso contrasto tra l’accoglienza degli immigrati e i bisogni degli italiani“. Su questa linea, vedo la solidarietà con rifugiati e migranti come parte di una più ampia idea di una società solidale con i suoi membri più deboli.
In che modo la CCME affronta l’ascesa della retorica dell’estrema destra in Europa, soprattutto riguardo ai migranti e ai rifugiati?
Penso che per noi sia importante sottolineare l’umanità, l’individualità e la dignità di ogni essere umano dove altri parlano solo di numeri o di “ondate” di persone. Questo ovviamente in aggiunta agli argomenti legali e politici, che sono anche importanti. Raccontare le storie e ricordare le vite e i nomi è al centro di attività come la Giornata per commemorare coloro che sono morti al confine. Penso anche che sia essenziale, attraverso la CCME, che i cristiani con background migratorio trovino lo spazio per articolare le loro opinioni.
So che questo si riflette nelle attività sul campo. Penso che sia molto difficile battere gli haters sui social media, nei luoghi che privilegiano una retorica di odio e conflitto, anzichè esempi di convivenza pacifica. Ma nell’incontro personale, penso che abbiamo una vera opportunità di contrastare quella retorica con altre esperienze. Idealmente, le chiese possono costruire ponti e facilitare incontri significativi.
Dopo l’assemblea generale dello scorso giugno, quali sono le priorità del lavoro della CCME?
A causa delle risorse limitate, abbiamo dovuto prendere alcune decisioni difficili. Il programma di lavoro fino al 2027 si concentra su 1. Patto migratorio dell’UE. 2. Sostegno al reinsediamento e ai percorsi complementari. 3. Sviluppo della visione di un sistema di asilo alternativo che protegga le persone più che i confini.
La migrazione rimane una delle principali questioni in Europa oggi, eppure le agenzie che si occupano del problema, come la CCME, hanno difficoltà a raccogliere fondi. Come è possibile?
Vorrei saperlo… siamo ovviamente consapevoli che le finanze delle chiese sono sotto pressione nella maggior parte dei paesi e molti dei nostri membri stanno cercando di sostenere la CCME il più possibile. Tuttavia, penso che alcuni abbiano aspettative irrealistiche su quanto la CCME possa raggiungere con le risorse che ha, soprattutto mentre altri attori della società civile stanno investendo seriamente. Altri pensano che la CCME possa essere finanziata con fondi UE, ma è abbastanza irrealistico che l’UE finanzi chi pone delle critiche. Può essere che, alla fine della giornata, alcuni trovino il lavoro della CCME molto importante, ma quando si tratta di soldi si indirizzino poi su altre cose o altre organizzazioni più importanti? Sarebbe un peccato…