Cambio al vertice della Chiesa episcopale statunitense

Sean Rowe prende il posto di Michael Curry e diventa il più giovane presidente della Chiesa parte della Comunione anglicana

 

Il vescovo Sean Rowe della diocesi della Pennsylvania nordoccidentale e di New York è stato nominato il prossimo presidente della Chiesa episcopale degli Stati Uniti, succedendo al vescovo Michael Curry, che concluderà un mandato di nove anni entro la fine dell’anno.

 

Rowe, 49 anni, ha ricevuto la stragrande maggioranza dei voti dai vescovi alla Convenzione generale della chiesa riunita a Louisville, Kentucky. Ha ricevuto 89 voti quando ne servivano 82, mentre gli altri quattro candidati hanno ricevuto tra 9 e 24 voti ciascuno. Dopo che la Camera dei Vescovi ha terminato le votazioni al primo scrutinio, la Camera dei Deputati ha confermato i risultati delle elezioni, con colpi di martelletto e applausi.

 

Rowe, che sarà il 28esimo e il più giovane vescovo presidente della Chiesa episcopale mai eletto, è diventato vescovo della diocesi della Pennsylvania nordoccidentale nel 2007 ed è vescovo provvisorio di New York occidentale dal 2019. Originario di Sharon, Pennsylvania, è un laureato al Grove City College e al Virginia Theological Seminary. Ha anche un dottorato di ricerca in apprendimento organizzativo e leadership presso la Gannon University di Erie, Pennsylvania.

 

In un video pubblicato sul sito web della Convenzione Generale mentre venivano presi in considerazione i candidati, Rowe ha detto che il prossimo presidente dovrà essere attento alle voci che possono «respirare aria fresca, nuova luce e vita nella nostra amata chiesa».

 

Al raduno presso il Kentucky International Convention Center a Louisville, Kentucky, hanno partecipato circa 3.500 persone, tra cui 160 vescovi votanti e 829 deputati, rappresentanti del clero e laici di oltre 100 diocesi, o distretti regionali.

 

Nelle sue prime dichiarazioni pubbliche come vescovo eletto, Rowe ha paragonato i cambiamenti vorticosi intorno alla chiesa – che secondo lui sta affrontando una “crisi esistenziale” – ai cambiamenti che ha visto verificarsi nella Rust Belt (la regione compresa tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, un tempo cuore dell’industria pesante statunitense), dove ha visto le industrie dell’acciaio chiudere negli anni.

«Dio ci chiama sempre più profondamente verso l’ignoto», ha detto. «Se siamo onesti gli uni con gli altri e con noi stessi, sappiamo che non possiamo continuare a essere la Chiesa episcopale allo stesso modo, non importa dove viviamo».

 

Quando ha avanzato le proposte iniziali sulla possibilità di considerare la ristrutturazione della denominazione per sostenere ulteriormente il ministero sul campo, ha suggerito anche di trovare nuovi modi per parlare al mondo.

«Dobbiamo impegnarci a creare una comunità amata in cui possiamo non essere d’accordo gli uni con gli altri senza vergognarci, incolparci o dilaniarci a vicenda», ha detto, suscitando applausi. «Ed ecco un’idea: usiamo la nostra rabbia per l’ingiustizia verso il bene invece di trasformarla nell’odio dell’ l’uno verso l’altro».

 

 

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