Verso il futuro: cambio di passo dell’Europa sulla tutela del clima

Il ripensamento da parte austriaca porta allo sblocco di un importante provvedimento: una serie di passi fattibili e al tempo stesso innovativi

 

«Quando tra 20 anni le mie nipoti mi chiederanno, “tu che cosa hai fatto quando tutto era in gioco?“, potrò mostrare la bellezza del loro Paese e del continente e rispondere: “ho fatto tutto quello che potevo”». Così ha spiegato ai giornalisti la ministra ribelle Leonore Gewessler dei Verdi austriaci, che con il suo voto improvvisamente favorevole ha reso possibile il 17 giugno l’approvazione della storica legge chiamata Nature Restoration Law. Ribelle perché è andata contro l’imposizione del suo governo di votare contro la legge in Commissione europea sull’ambiente, mandando su tutte le furie il cancelliere Karl Nehammer del Partito popolare.

 

La Nature restoration law, che entro il 2030 impone di ripristinare il 20 per cento delle aree terrestri e marine del continente, è il primo passo storico del Green Deal europeo [pacchetto di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Con la sua adozione, l’UE e i suoi Stati membri si sono impegnati, fra l’altro, a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 50% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, ndr].

 

La Commissione Europea, nell’estate del 2022, in balia tra l’altro di un caldo feroce, aveva preparato a Bruxelles questa proposta di legge importantissima, prima al mondo che si propone di cominciare a rigenerare, a tappe di dieci anni, parte di quel territorio europeo che la Aea, Agenzia europea dell’ambiente, ha definito “degradato”: addirittura per l’80 per cento (l’Europa, per questo motivo, è il continente che registra i più rapidi “colpi di calore” al mondo).

 

Ecco i contenuti della Nature Restoration Law.

In pratica una parte – il 20 per cento – del territorio che oggi viene lavorato per scopi commerciali deve essere dedicato invece interamente a siepi, alberature, filari, reintroducendo specie autoctone, monitorando il miglioramento dell’habitat, con l’aiuto di api, farfalle, uccelli e insetti impollinatori (definiti poeticamente “sentinelle”), che a quel punto, invece di estinguersi, tornerebbero a trovare una casa adatta a loro. Saranno ripristinate parti di torbiere e paludi, che hanno la caratteristica di imprigionare grandi quantità di CO2, il gas che maggiormente provoca il riscaldamento globale. Le foreste dovrebbero animarsi di nuovi alberi e animali.

 

La legge aumenta la quantità di verde cittadino. Riduce l’uso di pesticidi e concimi chimici. Dal dicembre 2023, a cominciare dalla Francia per proseguire in Germania e in Italia, gli enormi trattori dell’agricoltura intensiva hanno fatto la voce grossa e pestato i loro grandi cingoli, soffocando la voce di chi sa che, a furia di metodi di sfruttamento eccessivo, il terreno letteralmente si avvia a impoverirsi fino a sgretolarsi, sbriciolarsi. Gli agricoltori che usano pesticidi e concimi chimici sono i peggiori nemici di sé stessi. Come se noi umani ci nutrissimo solo a pillole farmaceutiche. Tuttavia la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen dovrà tener conto delle storture della filiera alimentare in tutta Europa.

 

La Nature Restoration Law era stata bloccata, dopo un primo voto favorevole a maggioranza nel Parlamento, da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la Svezia, la Finlandia, l’Ungheria, l’Olanda e l’Austria. Che avevano impedito la decisione finale del Consiglio e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge, supportata da un milione di firme di cittadini e da 6.000 scienziati. Ora invece l’improvviso ravvedimento dell’Austria ha permesso di arrivare al 66% dei consensi, necessari in Consiglio Ambiente per dare avvio alla legge, compiendo così uno dei più importanti passi del Green Deal europeo. I Paesi contrari appena citati dovranno adeguarsi.

 

L’obiettivo è ridare vita a una campagna divenuta distesa unica di logistica, che vomita oggetti, a una montagna privata di pini e abeti e innevata artificialmente, al mare pieno di plastica, ai fiumi inquinati. Quando qualcuno ci pone la domanda su che cosa vorremmo lasciare ai nostri figli e nipoti, la risposta dovrebbe essere: «Che possano avere tutta quella gratuita bellezza della natura il cui ricordo quelli di noi più anziani si portano ancora dentro». Così come ha desiderato di ottenere, con la sua decisione, la ministra ribelle dell’Austria.