Voto in Francia e guerra in Medio Oriente, le religioni dialogano

Cristiani, ebrei, musulmani, insieme a Reims per parlare di Pace e riconciliazione

 

Nel coro della cattedrale di Reims, lunedì 8 luglio, un mormorio di commozione si impadronisce dei fedeli mentre padre Thierry Bettler fa una pausa durante la sua omelia. «Mi permetto di parlare senza i miei appunti, per dirvi che conosco la traccia di violenza e discordia che ha vissuto questa regione», confida il vicario generale della diocesi di Reims. Nella città dove il 7 maggio 1945 venne firmata la prima capitolazione della Germania nazista, già devastata durante la Prima Guerra Mondiale, non è il solo a saperlo.

 

Per commemorare l’8 luglio 1962, data in cui il generale Charles de Gaulle e il cancelliere tedesco Konrad Adenauer vennero qui a «suggellare la riconciliazione tra Francia e Germania», è stata celebrata una messa per la pace e l’armonia. Quest’anno la portata della celebrazione è andata però oltre il rigido protocollo franco-tedesco.

 

Erano presenti rappresentanti delle principali religioni di Francia, firmatari di una dichiarazione congiunta che all’indomani del voto per il rinnovo del parlamento invita a “Rispettarsi a vicenda”. La dichiarazione è firmata congiuntamente dal presidente della Conferenza episcopale di Francia (Cef) e arcivescovo di Reims, mons. Eric de Moulins-Beaufort, e dai leader delle religioni protestante, ebraica e musulmana della Marna.

 

«Chiediamo a tutti i fedeli di imparare a conoscersi e a rispettarsi», hanno invitato Valérie Maison, presidente dell’associazione culturale ebraica di Reims, il pastore Pascal Geoffroy e Alain Blin-Nouveau, dell’unione delle chiese protestanti di Reims-Epernay, Ahmed El Mcherfi, vicepresidente della Grande Moschea di Reims, e mons. Etienne Vetö, vescovo ausiliare della diocesi di Reims. «Vogliamo lavorare per l’amicizia di tutti con tutti nella nostra società francese e nel mondo», hanno continuato.

Il testo è stato letto al termine della cerimonia religiosa commemorativa.

«Vogliamo ribadire insieme che la riconciliazione tra Francia e Germania mostra a tutti che i fratelli nemici possono diventare amici fedeli», hanno sottolineato anche leader religiosi, ai piedi della cattedrale di Reims, dove una lapide ricorda l’incontro tra i leader francesi e tedeschi, per un trattato di amicizia firmato meno di vent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Dal massacro del 7 ottobre 2023 commesso da Hamas in Israele, rappresentanti cattolici, protestanti, ebrei e musulmani si sono incontrati ogni mese. Per il pastore Pascal Geoffroy era impossibile che questi incontri interreligiosi non fossero «segnati in un modo o nell’altro dall’attualità».

«Quando la popolazione è sopraffatta da movimenti di furia, rabbia, attesa o eccitazione, ovviamente siamo preoccupati perché lo sono i nostri rispettivi membri all’interno di ciascuna religione. Non viviamo in un altro mondo», ha spiegato sulle colonne del quotidiano Réforme.

 

Secondo padre Bettler, che ha partecipato ad alcuni incontri, «dopo l’attacco di Hamas, le comunità erano tese». Nonostante ciò, si è detto «impressionato dalla responsabilità dei rappresentanti di dire che dobbiamo superare le passioni, e sederci attorno a un tavolo per aiutare le nostre comunità a superare anche le loro».

L’8 agosto si terrà un nuovo incontro, per la prima volta dopo lo sconvolgimento politico provocato dallo scioglimento dell’Assemblea nazionale e sarà sempre una questione di riconciliazione e di fraternità, in un Paese che, secondo l’omelia di padre Bettler, si è risvegliato oggi «diviso e preoccupato».

 

«Una mobilitazione storica» Il presidente della Federazione protestante Christian Krieger ci tiene a sottolineare l’altissimo tasso di partecipazione a questo secondo turno delle elezioni legislative, il 7 luglio. «Dobbiamo rendere omaggio a questa impennata democratica». Secondo il Ministero dell’Interno, infatti, la partecipazione ammonta al 66,7%. Il numero è identico al primo turno. Bisogna risalire al 1997  per avere una partecipazione così alta, pari al 71,1%. «I cittadini hanno mostrato un interesse molto forte e si sono mobilitati. Dobbiamo salutarlo e onorarlo». 

 

Anche la storia associazione umanitaria protestante “La Cimade” ha voluto manifestare «innanzitutto un sollievo per  il voto dei cittadini che ha chiuso la porta a qualsiasi prospettiva di una maggioranza assoluta o relativa dell’estrema destra nella nuova Assemblea nazionale. La mobilitazione delle forze democratiche e progressiste per affermare che no, l’estrema destra non può essere considerata una forza politica come le altre, le molteplici iniziative portate avanti dalla società civile che invitano a evitare il peggio hanno contribuito a questo esito che poteva apparire inaspettato».

 

Il risultato finale delle elezioni delinea così un’Assemblea ricostituita, con i partiti del nuovo fronte popolare al primo posto: «deve ora concretizzarsi una speranza – prosegue il comunicato de La Cimade -, quella dell’attuazione di politiche basate sull’uguaglianza e sulla solidarietà, in un dibattito pubblico dove il rifiuto dell’Altro e la stigmatizzazione dello straniero non costituiranno più il centro di gravità di tutte le discussioni e scelte politiche.

Ma resta certo che quella che deve ora avvenire è una profonda opera di trasformazione della società. Perché l’estrema destra resta a un livello storico, in un contesto di sdoganamento sempre più preoccupante di parole e atti razzisti e xenofobi. Perché senza un’azione strutturale sulle leve che fanno prosperare l’estrema destra, le stesse cause produrranno gli stessi effetti in futuro. Cimade, insieme a molti dei suoi partner, continuerà a mobilitarsi per misure forti, per la giustizia sociale e il rafforzamento dei servizi pubblici; per il rispetto delle libertà associative, implicando la messa in discussione del contratto repubblicano di impegno; per una trasformazione profonda delle politiche migratorie, compresa l’abrogazione della legge sull’asilo e sull’immigrazione del gennaio 2024, la regolarizzazione di tutte le persone prive di documenti, la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone straniere».

 

 

 

 

Foto di Tontonflingueur