Gesù invita alla spensieratezza

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 26

 

Voi che temete il Signore, confidate nel Signore!

Salmo 115, 11

 

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre

Matteo 6, 26

 

 

Un inno teologico alla spensieratezza. Possiamo definire così questo versetto, a patto però di comprendere bene che cosa intendiamo con questo termine.

Gesù invita alla spensieratezza, non all’irresponsabilità, neanche a una certa qual irresponsabilità spirituale che ogni tanto sfiora il nostro pensiero. È storia antica, già nel Cristianesimo dei primi secoli vi era chi affermava che il credente è già proteso verso il Regno di Dio e ciò che accade in questo mondo non lo riguarda più. Purtroppo, nella storia la Chiesa ha talvolta tradotto questo pensiero come disinteresse per il prossimo, in particolare per gli ultimi della società, come predicazione totalmente disincarnata dalla realtà e dai suoi problemi.

 

Gesù invita alla spensieratezza nel momento in cui ci ricorda la vicinanza e la concretezza dell’agire di Dio nelle nostre vite. Dio è vicino all’intero creato, compresi quegli esseri viventi che talvolta con supponenza riteniamo inferiori a noi, compresi quegli uccelli del cielo, esempio lampante di animali che sfuggono a ogni criterio di utilità economica.

 

Gesù annuncia la grazia di Dio, una grazia che si manifesta non solo nell’accoglienza incondizionata dell’essere umano peccatore, ma anche nella provvidenza con cui accompagna ogni creatura nel suo cammino, non lasciandola sola neanche negli aspetti più quotidiani e solo apparentemente banali. È a partire da questa grazia che Gesù ci invita a una spensieratezza che significa poter vivere senza il pensiero fisso che tutto dipenda solo ed esclusivamente da noi, che siamo soli a dover condurre una vita quotidiana che, sappiamo bene, può essere faticosa. Amen.