Che sia «giustizia digitale»
I partner ecumenici hanno pubblicato il 2 luglio “Big Issues in Small Bytes”, il primo modulo per una giustizia digitale per un corso online su letteratura e difesa del digitale
Creato dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc), con il sostegno dell’Associazione delle Chiese e Missioni protestanti in Germania e del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), un testo per accompagnare le riflessioni e gli incontri dedicati a argomenti che vanno dalla protezione dei dati online al riconoscimento delle fake news, all’esercizio del diritto alla comunicazione cristiana. Per una libertà d’espressione responsabile.
Sara Speicher, vicesegretaria generale della Wacc, ha affermato che «lo scopo della nuova risorsa di apprendimento online è nata per aiutare gli individui e le comunità di tutto il mondo a essere utenti informati e sostenitori della giustizia digitale.
Volevamo fornire qualcosa di diverso dagli altri corsi disponibili – ha proseguito Speicher –, che potesse concentrarsi su come utilizzare gli strumenti digitali e meditare su quali specifiche preoccupazioni potrebbero essere più rilevanti per particolari utenti, o regioni geografiche», ha rilevato Speicher.
Anche il pastore Rainer Kiefer, segretario generale dell’Associazione delle Chiese e Missioni protestanti in Germania (in occasione della recente presentazione del testo), ha riflettuto sul fatto che «in un mondo sempre più interconnesso è essenziale non solo comprendere la comunicazione digitale, ma anche esaminarla criticamente in una prospettiva globale per aiutare a riconoscere le dimensioni della giustizia nascoste nelle interazioni e nelle informazioni quotidiane e a sostenerne la preservazione e a trovare diversi modi per tenere conto di questa recente dimensione digitale nella nostra vita e nelle nostre azioni quotidiane», ha concluso Kiefer.
Marianne Ejdersten, direttrice della comunicazione del Cec, ha accolto con favore «il nuovo e molto attuale» corso online Just Digital: «Le tecnologie digitali hanno già trasformato nella vita di molte persone il contesto in cui vivono e lavorano; abbiamo dunque nuovi modi per comunicare, altresì sentiamo anche il bisogno di nuove conoscenze per navigare in modo consapevole e plurale, favorendo le voci difficilmente ascoltate».