«Parlare in modo più efficace a una società in cambiamento»
Intervista a Sonia Hicks, presidente del Consiglio metodista in Gran Bretagna
La testimonianza della pastora Hicks è stata raccolta dal presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastore Luca Anziani, che sta partecipando ai lavori.
Ieri, nel corso della Conferenza, è stato dedicato un momento particolare per celebrare i 50 anni dalla prima consacrazione di una donna al ministero pastorale. Qui sotto una foto delle pastore.
Durante la Conferenza della Chiesa metodista di Gran Bretagna abbiamo incontrato la pastora Sonia Hicks, già presidente della conferenza stessa. La pastora Hicks è attualmente presidente del Consiglio metodista in Gran Bretagna e a settembre diventerà presidente del Distretto di Northampton. A lei abbiamo rivolto alcune domande:
Pastora Hicks quali sono secondo lei le sfide più importanti che la Chiesa metodista in Gran Bretagna dovrà affrontare?
Sicuramente una sfida importante sarà quella della crescita – come in molte altre chiese in Europa – e per portare avanti un progetto di missione per la crescita la chiesa dovrà imparare a parlare in modo più efficace ad una società in continuo cambiamento. Inoltre la chiesa dovrà fare sempre attenzione a quello che Dio vorrà dire, rivolgendo alla chiesa una nuova e rinnovata vocazione. Per questo la chiesa dovrà sempre più affidarsi a Dio manifestando gioia nella sua espressione della fede. Dunque: crescita, ascolto, attenzione, fede e gioia per una missione di evangelizzazione e di contrasto all’ingiustizia e alla povertà.
In Italia, nella nostra chiesa, è in corso un dibattito relativo alla necessità di rivolgere vocazioni a nuovi pastori e nuove pastore e a come si svolge l’iter di formazione dei pastori. Com’è la situazione nella sua chiesa?
Anche noi viviamo un momento di difficoltà visti i numeri delle nuove vocazioni al ministero pastorale, ma nella mia chiesa abbiamo un altro problema più urgente. Abbiamo avuto diversi casi di pastori e pastore che dopo i cinque anni di formazione rimangono nei circuiti solo per pochi anni per poi andare via o per intraprendere un servizio di cappellania di cui non si giova l’intero distretto. Credo che durante l’iter di formazione dovremo essere più attenti nello spiegare ai candidati cosa significherà fare ed essere un pastore mettendo in relazione il modo di intendere il ministero da parte dei pastori e da parte di tutta la chiesa a livello nazionale.
La crescita della chiesa è strettamente collegata alla questione dell’appartenenza e del discepolato, come vede oggi la prassi del discepolato nella sua chiesa?
Potrei rispondere mettendo in luce una buona prassi che alcune chiese stanno portando avanti per sostenere la vocazione dei membri di chiesa. Secondo il quadrilatero di John Wesley gli elementi centrali della vocazione della chiesa sono quattro: il servizio, il culto, la cura, l’evangelizzazione. Alcuni pastori stanno organizzando la vita della chiesa in piccoli gruppi per affrontare ognuno di questi elementi affinché i membri di chiesa possano condividere la propria esperienza relativamente ad ognuno di essi, non solo nella chiesa, ma anche nella propria vita personale e familiare. Questa mi sembra una buona prassi per riprendere il discorso del discepolato personale e della chiesa tutta.
Cosa possiamo fare insieme?
Ritengo che sia molto importante oggi che le chiese metodiste dei diversi paesi si incontrino per condividere le domande, le riflessioni e la ricerca di risposte. Soprattutto serve l’incoraggiamento reciproco, il sostegno reciproco e la ricerca di spazi di condivisione per affrontare sfide comuni nella chiesa e nella società.