Parola d’ordine: collaborare fra chiese
Il resoconto della Conferenza del I Distretto della Chiesa valdese
Da oggi e fino a venerdì vi proporremo gli articoli che riassumono gli esiti delle varie Conferenze Distrettuali , uno degli organi “intermedi” della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.
Iniziamo oggi con la Conferenza del I Distretto (Valli Valdesi del Piemonte).
Erano 74 i membri con voce deliberativa nella Conferenza del Primo Distretto, quello delle Valli Valdesi, tenutasi nel tempio di Luserna San Giovanni e nelle vicine sale Albarin e Beckwith nei giorni di sabato 8 e domenica 9 giugno. Una Conferenza che ha visto, come sempre, molti temi all’ordine del giorno: alcuni di essi hanno suscitato un vivo dibattito (come quello legato alla pace, su cui potete trovare più in basso l’articolo a cura di Luca Manfren), e altri che invece hanno sostanzialmente ratificato l’operato della Commissione esecutiva distrettuale. Proprio questo aspetto vale la pena che venga approfondito. Una Ced che lavora, che svolge i mandati a essa assegnati è forse meno soggetta a critiche. In questi ultimi due anni c’è stata un’inevitabile ripresa e rilancio delle varie attività negli ambiti di “competenza” del Distretto (giovani, musica, ma anche finanze). Certo, le difficoltà e i problemi non mancano in questo Distretto: le contribuzioni, la partecipazione al culto, la carenza di vocazioni…
Con la presidenza del pastore di Torre Pellice Michel Charbonnier, coadiuvato da Aline Pons alla vicepresidenza e da Paola Cesano e David Guy Catalin come segreteria (il pastore Giuseppe Ficara addetto agli atti), la Conferenza è iniziata affrontando i temi del campo di lavoro e dei Circuiti. Inevitabile parlare di una maggiore collaborazione fra chiese: per esempio Prarostino saluta in questi giorni il pastore Mazzarella che va in emeritazione, mentre San Secondo di Pinerolo ha già trascorso un anno senza pastore: le due chiese, nell’immediato futuro avranno un solo ministro di culto (benvenuto a Gabriele Bertin). Siamo in un tempo di cambiamenti, che «portano incertezza ma non sfiducia» ha commentato Luca Prola, predicatore locale e sovrintendente del II Circuito. Altri esempi di importanti collaborazioni sono stati illustrati dai vari membri, spiegando che le difficoltà iniziali sono state sempre superate con il dialogo.
Un altro tema di fondamentale importanza su cui la scorsa Conferenza aveva investito tempo e risorse economiche è quello legato ai giovani. Le due animatrici hanno raccontato le attività svolte in questo anno e il modo di comunicarle (attraverso i social network prevalentemente): anche in questo settore la voglia di ritrovarsi è emersa nei vari momenti di incontro. Un accenno è stato anche dedicato alla Fgei, che sta attraversando un momento di profonda mutazione. La prospettiva è quella di aumentare le ore finanziate alle animatrici per coprire meglio tutto il territorio del Distretto.
Anche l’ecumenismo ha tenuto banco; la stasi dei rapporti con la chiesa cattolica per quanto riguarda la curia di Pinerolo è legata alla mancanza di temi su cui riflettere; negli anni scorsi si è lavorato molto a esempio sulle liturgie in comune mentre oggi si fa più difficoltà. È stato ribadito che l’interlocutore della diocesi è il Distretto mentre spesso, come è comprensibile, viene coinvolta in prima battuta la chiesa di Pinerolo.
Infine merita ancora un cenno la questione della gestione dei dati sensibili dei membri di chiesa e dell’archiviazione degli stessi. Le chiese utilizzano uno strumento informatico funzionale, ma che nei prossimi anni potrebbe avere dei problemi di compatibilità in un mondo, quello dell’informatica, che si evolve continuamente
Approfondimento
Di Luca Manfren
Vivace e costruttivo è stato il confronto che si è svolto alla Conferenza Distrettuale del I° distretto, nelle giornate del 9 e 10 giugno, circa l’atto n° 19 di dichiarazione e impegno delle chiese per la ricerca della pace e sul fermo ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle intolleranze, incomprensioni e conflitti tra i popoli. Esso è stato suscitato dalla lettura di una dichiarazione analoga, delle Chiese del Primo Circuito, pubblicata sul n° 22 di Riforma, di denuncia delle atrocità compiute dall’esercito di Israele sui civili della striscia di Gaza; documento molto forte, quasi un urlo di sofferenza per il dolore della guerra, delle guerre, tutte, da cui traspare la forza delle emozioni in cui come cristiani non possiamo che riconoscerci.
Essendo il silenzio non contemplato – giustamente – nel vocabolario valdese, la Conferenza ha colto l’occasione per confrontarsi, per esprimere sensibilità e punti di vista differenti; così c’è stato chi ha ricordato che spesso carnefici e vittime si sono alternati nella storia e si alternano ancora tutt’oggi, chi ha messo in evidenza che vi sono attualmente più di 60 conflitti aperti nel mondo, che i due conflitti più noti, Ucraina e Palestina, sono solo più vicini a noi ma non più gravi di altri meno noti, che l’Italia è il quinto paese per vendita di armi, chi auspica più “educazione alla pace”, più impegno delle chiese, più riflessione biblico/teologica e chi, infine, riproponendo l’ordine del giorno “Subilia” del Sinodo del ‘43, ci ha ricordato che, ora come allora, ci riconosciamo peccatori e chiediamo perdono.
Capite la ricchezza delle sensibilità e dei punti di vista che l’argomento necessariamente ha suscitato: il NO alla guerra non è solo un atto Cristiano ma Umano.
Credo che solo nell’ampio confronto tra cristiani – come avvenuto in Conferenza – ognuna o ognuno di noi, sorelle e fratelli, con umiltà, possa arricchirsi e completare la propria opinione; per comprendere la realtà bisogna guardare sia con lenti da microscopio che con quelle del telescopio, da punti di vista differenti.
Mi piace spesso ricordare – per fare un esempio chiaro – che un cilindro, visto in proiezione ortogonale, si può rappresentare sia come un rettangolo che come un cerchio; capite voi l’enorme differenza tra le due figure geometriche e capite anche che nessuna delle due, da sola, rappresenta l’oggetto reale.
Cito l’ultimo capoverso dell’atto della CD «noi chiesa siamo invitati a rinnovare il nostro impegno come costruttori e costruttrici di pace, nella preghiera e nella prassi quotidiana, […] affinché il tempo di pace arrivi e prenda il posto del tempo della guerra».