«Invernale», l’universo delle emozioni alla prova della. malattia

Il romanzo di Dario Voltolini è uno dei finalisti al premio Strega 2024

 

 

Dario Voltolini sarà ospite della rassegna libraria “Una Torre di Libri” a Torre Pellice (To) il prossimo sabato 13 luglio alle ore 18 negli spazi del Liceo Valdese in via Beckwith 1. Con lui dialogherà Alberto Corsani, direttore di Riforma – L’Eco delle valli valdesi.

 

Il tema di Invernale* non è nuovo: purtroppo, verrebbe da dire, perché la vicenda è quella di una malattia incurabile e delle conseguenze che essa porta al diretto interessato (il padre dello scrittore) e ai congiunti. Il romanzo di Dario Voltolini, torinese come il libro, è una storia vera: non ha altro intreccio se non l’evoluzione della malattia, contratta per un caso stupido. Ma l’evoluzione delle persone e dei loro sguardi è stupefacente, coinvolgente, pur in una apparente parsimonia dei mezzi espressivi. In realtà è in gioco qui la padronanza della scrittura, l’utilizzo sapiente della lingua e della punteggiatura, un’organizzazione del periodare diventata ormai merce rara a darci questa impressione.

 

Il lavoro quotidiano per un macellaio del mercato coperto di Porta Palazzo è fatto di coltelli e mannaie, ganci e bilance, celle frigorifere e corse dai fornitori; fra un discorso e l’altro con i clienti la mano scivola e un dito viene ferito. Di per sé la lesione è di poco conto, ma induce nell’organismo qualcosa che era nella carne e nel sangue animale. Con il passare dei mesi subentra una stanchezza sconosciuta, gesti abituali diventano a poco a poco più lenti, anche la guida dell’auto. E poi, allo specchio, qualcosa che “prima” non c’era.

 

Per la verità, non c’è in Invernale “un prima e un dopo”. C’è tutta l’esistenza precedente, e c’è un tunnel che non ha temporalità, non una galleria da attraversare per uscirne, ma un condotto che è la sola strada possibile. Ci si aspetterebbe di vedere come il mondo sia cambiato per il papà ammalato, che prosegue eroicamente nel lavoro, delegando qualcosa di più al commesso, e poi anche al figlio. Ci si aspetterebbe che “tutto cambi”, e così è, ma cambia per tutti. E non solo nella realtà: è ovvio che una malattia grave e senza scampo cambi l’esistenza fisica di chiunque. Ma sono essi stessi, almeno il padre e il figlio, a cambiare nel loro modo di vedere il mondo. Cambiano le percezioni, si pone attenzione a dettagli infinitesimali perché la paura ci addestra nostro malgrado a concentrare l’attenzione: l’escrescenza, il colore del volto, gli esami.

 

Nella scrittura, poi, cambiano gli sguardi: ci si sofferma su dettagli sui quali si sorvolava, su realtà sconosciute e inusitate, come le cittadine della banlieue parigina – l’ospedale è a Villejuif. In sovrappiù, malato e congiunti hanno tanto tempo per pensare: un ritmo fatto di ore morte, di attese (dei referti, dei possibili effetti collaterali di una cura); con lo specialista non si può arrivare in ritardo e allora magari si arriva con largo anticipo, e si guarda, ci si guarda attorno. È una vita di incertezze e di ansie, a cui si aggiungono i ricordi, con ironia, perfino autoironia. Come quando il padre, da sempre tifoso della Juventus, dice di temere che con tutte le trasfusioni subite magari si scoprirà diventato tifoso del Toro…

 

Ma soprattutto lo sguardo dell’autore è uno sguardo di intimità, di affetto smisurato ma controllato nella sobrietà, e proprio per questo coinvolgente, in certe righe straziante. I due genitori, visti dal figlio seduti vicini, senza parlare, su un bordo del letto matrimoniale, a guardare verso l’ignoto, ma, appunto, uno accanto all’altra, non ci lasceranno tanto presto; ci rammentano una compostezza del vivere il dolore che è un messaggio, quasi biblico, su quanto sia emozionante la dignità umana.

 

* D. Voltolini, Invernale. Milano, La nave di Teseo, 2024, pp. 140, euro 17,00.