Il viaggio e il santuario interiore
1300 morti per calore eccessivo a La Mecca: teologia e sociologia sono interpellate
«Stabilimmo per Abramo il sito della Casa (dicendogli): «Non associare a Me alcunché, mantieni pura la Mia Casa per coloro che vi girano attorno, per coloro che si tengono ritti [in preghiera], per coloro che si inchinano e si prosternano» (Il Corano, Sura XXII Al-Hajj – Il pellegrinaggio).
Questo versetto coranico è il fondamento dello Hajj, uno dei cinque pilasti dell’Islam. Si tratta dell’annuale pellegrinaggio verso La Mecca, città santa dei musulmani. Ciascun musulmano adulto dovrebbe compiere tale pellegrinaggio almeno una volta nella vita. Il pellegrinaggio è composto da più riti da effettuarsi nell’arco di cinque o sei giorni. Le date del pellegrinaggio sono variabili; quest’anno i suoi riti sono iniziati venerdì 14 giugno per concludersi mercoledì 19 giugno. Secondo le autorità saudite, più di 1,83 milioni di musulmani hanno partecipato quest’anno al percorso rituale dello Hajj.
Tuttavia, non è questo il dato che ha provocato lo sconcerto del mondo intero. Sono più di 1300 persone decedute durante i giorni del pellegrinaggio. Quest’anno le autorità saudite che hanno dovuto affrontare un’emergenza sanitaria senza precedenti, dovuta in gran parte alle temperature superiori ai cinquanta gradi. La morte durante il pellegrinaggio non è una novità; ogni hanno qualche centinaio di pellegrini non torna più alle proprie famiglie. Due milioni circa di persone che decidono di trascorrere giornate intere in condizioni particolari, sottoposte agli orari rigidi e agli sforzi fisici abbastanza intensi sicuramente mettono in conto la possibilità di sentirsi male o di varcare la soglia della morte. Il servizio sanitario saudita (efficiente e avanzato) fa tutto il possibile per arginare tali situazioni, ma anche qui la soglia del possibile è ben delimitata. Infatti, l’antica saggezza islamica obbliga l’aspirante pellegrino ad assicurare alla propria famiglia i mezzi di sostentamento non solo durante la sacra settimana del pellegrinaggio, ma anche una risorsa economica in più che potrebbe servire in caso di decesso.
Detto in poche parole: lo Hajj è un’esperienza estrema in cui il pellegrino sperimenta il rinnovamento e la purificazione di tutta la sua vita. Non si tratta soltanto dell’Islam. Le grandi fedi viventi insistono fortemente sulla dimensione del pellegrinaggio, dell’avanzare verso un luogo particolare, sia esso un fiume (il Gange nell’universo religioso dell’India), una città (la Mecca appunto, ma anche Gerusalemme e Roma) oppure un santuario legato al nome di Maria o di un santo, come avviene nel cattolicesimo romano (Lourdes, Fatima, Santiago di Compostella). Ciò avviene oggi con grande intensità perché il pellegrinaggio nella sua sostanza si basa sulla convinzione che la fede abbia anche dei riferimenti geografici, dei luoghi in cui il rapporto con l’Assoluto diventa particolarmente forte.
Sul piano teologico non condivido tale convinzione. Sul piano sociologico ammetto che il pellegrinaggio favorisce la coesione dei membri di una comunità religiosa. In una prospettiva biblica ogni viaggio (pensiamo ad Abramo), ogni movimento sono suscitati da Dio stesso e non dalla volontà umana. Esiste, tuttavia, anche un pellegrinaggio interiore. È abbastanza diffusa nell’universo spirituale contemporaneo l’idea di un “tempio interiore”.
Si pone tuttavia un problema: che cosa contiene il santuario interiore? Ricordi? Sentimenti? Progetti per il futuro? Nella prospettiva biblica il nostro santuario interiore deve essere visto come luogo depositario della Parola di Dio. Non si tratta di un deposito immobile bensì di una realtà dinamica che può essere alimentata ma può anche esaurirsi. Tale realtà è chiaramente collegata alla questione della coesione di una comunità di fede. La comunità influisce notevolmente sull’efficacia esteriore della Parola. Purtroppo, dietro questo processo non di rado si cela anche il fanatismo. Oggi lo sforzo di tutte le fedi viventi dovrebbe concentrarsi sull’eliminazione o – almeno – sulla notevole riduzione di tale deriva.