«Eucarestia continua»

Un giorno una parola – commento a I Tessalonicesi 5, 18

 

Ricordatevi dei prodigi fatti da lui, dei suoi miracoli e dei giudizi della sua bocca

Salmo 105, 5

 

In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi

I Tessalonicesi 5, 18

 

Questo invito a una «eucarestia continua», cioè a un incessante rendimento di grazie (il verbo è eucharistéo) è inserito in una serie di brevi frasi all’imperativo che vanno dal v. 16 al 22, e che hanno una curiosa struttura, in quanto in ciascun invito c’è almeno una parola che, nel testo greco, inizia con la lettera «p» (pàntote = sempre, v. 16; proseùchesthe = pregate, v. 17; en pantì = in ogni cosa, v. 18; pneùma = spirito, v. 19; profeteìas = profezie, v. 20; pànta = ogni cosa, v. 21; apò pantòs = da ogni, e poneroù = male v. 22). Questa specie di «scioglilingua» ha probabilmente una ragione mnemonica, serviva cioè a memorizzare facilmente una lista di precetti, che forse costituiscono un «primo esempio di ordinamento ecclesiastico» (Beverly Roberts Gaventa, I e II Tessalonicesi, Claudiana 2013, p. 96).

Quello a rendere grazie è dunque il terzo precetto della lista, dopo l’invito a essere gioiosi e a pregare incessantemente. I tre «precetti» sono strettamente collegati: la gioia deriva dalla consapevolezza di essere salvati, la preghiera incessante è certamente una preghiera di supplica ma in gran parte di rendimento di grazie per ciò che Dio ha fatto in nostro favore in Cristo Gesù (è “la volontà di Dio in Gesù Cristo”, v. 18b).

Va notato che l’invito non è a rendere grazie per ogni cosa, ma in ogni cosa: in ogni circostanza – anche la più difficile – della nostra esistenza siamo invitati a rendere grazie a Colui che non ci lascia soli ma ci fortifica («Io posso ogni cos in colui che mi fortifica», Filippesi 4, 13; «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze», I Corinzi 10, 13). Amen.