Francia. L’estrema destra e i valori cristiani

La pastora Emmanuelle Seyboldt ripercorre la giornata di mobilitazione di domenica scorsa a Parigi

Una presa di posizione forte, contro gli slogan dell’estrema destra. In vista delle elezioni politiche (Législatives), una serie di associazioni e gruppi di ispirazione cristiana, in modo ecumenico si è data appuntamento domenica 23 giugno sulla piazza Vauban a Parigi, tra il complesso degli Invalides e la sede della Conferenza episcopale. Justice et espérance è il nome che è stato dato a questo coordinamento, nato per impulso di alcuni movimenti giovanili e ambientalisti cristiani, che ha subito coinvolto varie associazioni che fanno capo alle chiese. Fra i soggetti che hanno risposto, l’Eglise protestante unie de France (EpudF) nella persona della pastora Emmanuelle Seyboldt, presidente del Consiglio nazionale, che intanto aveva già espresso una reazione di grande preoccupazione rispetto allo scenario politico francese, dalle Elezioni europee allo scioglimento delle Camere voluto dal presidente Macron.

«Le chiese, in realtà, con eccezione della nostra EpudF e la Mission populaire, non hanno aderito ufficialmente in quanto tali alla manifestazione – spiega la pastora Seyboldt –, solo io ho preso la parola in base a un incarico ufficiale di rappresentante di una chiesa. Erano presenti invece molte sigle, cattoliche e protestanti, dall’Azione cattolica per i bambini all’Azione cattolica per gli operai, Pax Christi, la protestante Cimade, storica organizzazione di aiuto per le persone e gli strati sociali sfavoriti, movimenti Lgbtq+». Con toni diversi, un impegno comune circola, ed è quello di invitare cittadini e cittadine francesi a non votare l’estrema destra. In qualche modo riecheggiano, in questa piattaforma di mobilitazione, i temi che hanno spinto a una grande riflessione le chiese e soprattutto la Diaconia in Germania, di fronte alla crescita del partito Afd.

 

«La prima parte dell’iniziativa ha visto un susseguirsi di canti e di preghiera – prosegue Seyboldt –; sono seguiti gli interventi da parte dei giovani, dei rappresentanti dei movimenti che, tutti, dopo aver illustrato il settore specifico in cui operano, hanno ribadito come il programma dell’estrema destra sia decisamente incompatibile e sia anzi distruttivo rispetto a quello che è il loro impegno di cristiani e cristiane. Il programma del Rassemblement National rischia di distruggere tutto ciò che si cerca di costruire giorno per giorno nel campo dell’accoglienza, della cura per il Creato, della difesa delle persone più deboli».

 

La Federazione protestante di Francia, anch’essa preoccupata per la nuova scadenza elettorale, anche per la sua data più che ravvicinata, aveva segnalato che delle preoccupazioni possono venire anche dai toni di alcune forze dell’estrema sinistra, toni che a volte si tingono di antisemitismo: «Certamente – riprende la pastora Seyboldt – fra gli interventi, in molti hanno ribadito che isolare le persone in base al loro credo ebraico o islamico è inaccettabile per i cristiani. Abbiamo ricevuto delle critiche per il fatto che il comunicato della EpudF non parlava di antisemitismo: è vero, ma il rifiuto dell’antisemitismo è qualcosa che a noi pareva ovvio, la storia della nostra chiesa dice chiaramente come siamo stati a fianco degli ebrei. Si dimentica che per la nostra chiesa l’antisemitismo è un flagello che abbiamo sempre combattuto. Per quel che riguarda alcune frange dell’estrema sinistra, ci sono senz’altro degli slogan estremistici, ma ciò a mio avviso non costituisce una minaccia per la Francia. Oggi il pericolo reale viene da un’altra parte».

 

Che cosa succederà, dunque, dopo l’8 luglio, all’indomani del secondo turno delle elezioni legislative? «Indipendentemente dal risultato, che cioè l’estrema destra si affermi oppure no, sarà necessario, da parte di tutte le sigle che hanno dato vita a questa mobilitazione, continuare, a partire dall’ambito locale, a lavorare con le persone, per sostenerle, per accompagnarle nella quotidianità. Oggi vediamo che la maggior parte delle scelte politiche sono di breve respiro, sono scollegate dalla ricerca del bene comune. Sarà necessario anche mantenere un legame stretto fra le associazioni che c’erano domenica scorsa: quello che è stato fatto è stato inventato dai giovani, e organizzato in un tempo, è stato molto spontaneo: dobbiamo molto a quello che hanno fatto questi giovani, cattolici, protestanti, che si sono sentiti sostenuti nel loro impegno».