Come immaginiamo il futuro dell’ecumenismo in Italia?

Intervento del presidente della Fcei Daniele Garrone dopo il Secondo incontro nazionale delle chiese cristiane presenti in Italia, che si è volto lo scorso 10 giugno a Roma, presso gli uffici della Conferenza episcopale

 

Lo scorso 10 giugno si è tenuto a Roma, presso gli uffici della Conferenza episcopale, il Secondo incontro nazionale delle chiese cristiane presenti in Italia. Vi hanno partecipato 18 rappresentanti di 13 chiese, dando voce alle diverse tradizioni cristiane: da quella cattolica a quelle ortodosse, protestanti, anglicane, evangeliche e pentecostali.

 

L’incontro, come si legge sul sito dell’Unedi – Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, si è sviluppato con il metodo della “conversazione spirituale” che ha permesso l’ascolto reciproco, la condivisione e il dialogo in aula sul tema del futuro dell’ecumenismo in Italia.

 


Di seguito, a proposito dell’evento, un commento di Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia:

«Il cammino ecumenico si è aperto da noi dopo il Concilio vaticano II: tramontata la generazione dei pionieri, tocca a chi è venuto dopo valutare ciò che abbiamo acquisito, ma anche conoscere ciò che era prima, ciò che abbiamo superato. Ripercorrere la storia dei rapporti tra le chiese nell’ultimo mezzo secolo – dal pregiudizio alla conoscenza alla condivisione – suscita innanzitutto un senso di gratitudine. Si diventa poi  consapevoli delle scoperte che abbiamo fatto, delle opportunità e delle risorse che abbiamo e delle responsabilità di cui siamo investiti.

 

“Da dove veniamo e dove siamo”? Dove vogliamo andare? A partire da queste domande, il 10 giugno scorso, ospiti della Conferenza episcopale italiana – rappresentanti delle chiese cristiane d’Italia hanno vissuto per la seconda volta una intensa “conversazione spirituale”. Tutte le famiglie confessionali erano rappresentate: cattolici, ortodossi, protestanti, anglicani, evangelici, pentecostali.

 

Il risultato più significativo e promettente del fraterno confronto è stata la proiezione verso il futuro. Ci si è dati appuntamento per l’anno prossimo per una terza edizione: l’iniziativa si sta dunque profilando come un momento assembleare in cui insieme si discute se fare qualcosa, che cosa fare e come farlo.

Si sono presi anche orientamenti significativi:  innanzitutto l’organizzazione di una celebrazione nazionale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in vista della quale verrà predisposto un messaggio comune da parte di tutte le chiese coinvolte nella “conversazione spirituale”.

 

Si desidera inoltre allargare il coinvolgimento delle realtà ecclesiali: se i “colloqui spirituali” sono incontri di rappresentanze ufficiali, si progetta  un simposio che coinvolga più largamente le diverse chiese, perché l’ecumenismo non è una “specializzazione”, ma una dimensione della vita cristiana e non può restare isolato. L’incontro di diversità riconciliate può essere un paradigma anche per la coesione sociale e un contributo alla costruzione della pace».