Un’Europa tutta da riformulare
Un commento sulle ultime elezioni europee con il politologo Paolo Naso
Abbiamo commentato le ultime elezioni europee con Paolo Naso, politologo, esperto di analisi socio-politica internazionale, già docente di Scienza Politica alla Sapienza di Roma.
Ecco alcuni punti salienti dell’intervista, che potete ascoltare in versione integrale nel podcast in fondo all’articolo.
Partiamo dal primo dato di fatto: un forte astensionismo. Nonostante i numerosi appelli, arrivati anche da varie realtà religiose di tutta Europa, a recarsi alle urne. Come lo interpreta?
«Siamo arrivati all’ultima campana, sia perché esiste una quota di elettori che esprimono il loro disagio con l’astensione, ci dicono “questo modo di fare politica non mi piace, questa Europa non mi piace”. Sia perché, entrando nel merito dei risultati, vediamo che c’è un’ipoteca fortissima sul prossimo parlamento europeo, che per il rotto della cuffia riesce a salvaguardare un’impronta europeista, però è chiaro che nei prossimi anni l’Europa, per come l’abbiamo conosciuta, si gioca la sua stessa possibilità di sopravvivere. Un elettorato massiccio in Europa sta dicendo che qualcosa deve cambiare, bisogna ridare senso al sogno europeo».
Tra i tanti temi posti durante la campagna elettorale alcuni sono stati sostenuti anche dalle chiese, a livello europeo: la pace, la gestione dei flussi migratori, i diritti… sembra però che non abbiano pesato sulla bilancia della scelta.
«Non hanno inciso praticamente nulla. Il vero discrimine questa volta non è stata la singola politica, ma piuttosto una diffidenza, uno scetticismo nei confronti dell’Europa, che dovrà imparare a difendersi e a riformularsi. L’orientamento vero è tra un impianto europeista, che un tempo avremmo chiamato federalista, che riesce a fare sintesi di storie, culture aspirazioni diverse nel nome della coesione dei valori dell’Europa. E dall’altra il voto dei sovranisti, che vivono l’Europa come un peso e non come un’opportunità e chiedono una riproposta del potere sulle azioni dei singoli stati: questi singoli sovranismi si sono espressi in modo evidente, ma non vanno a somma, perché presentano divisioni anche molto profonde tra di loro».