Il meeting annuale di Eurodiaconia
L’organizzazione che raggruppa oltre 50 associazioni sociali europee legate alle chiese protestanti si è riunita per tre giorni di lavori a Bucarest
Eurodiaconia, organizzazione cappello che raggruppa oltre 50 associazioni sociali europee legate alle chiese protestanti nel vecchio continente, e di cui la Diaconia valdese è parte attiva, ha svolto il proprio meeting annuale a Bucarest, la capitale della Romania.
L’occasione è sempre valida per fare il punto sulle politiche e le strategie europee in materia di sanità, assistenza sociale alle categorie svantaggiate, politiche di sostegno ed equità e il ruolo che le chiese e le loro strutturate organizzazioni possono avere in materia.
I lavori sono durati tre giorni all’interno del palazzo del Patriarcato ortodosso della città.
Fra i vari interventi segnaliamo in puro ordine cronologico quello del pastore della Chiesa evangelica spagnola e membro del consiglio di vigilanza di Eurodiaconia, Alfredo Abad, che ha parlato in modo eloquente dell’importanza della pace. Successivamente, una breve e calorosa sessione di benvenuto ha visto don Ciprian Ioniță, presidente della Federazione Filantropica del Patriarcato rumeno e Christine, Kjøs, Fondazione Signo / Stiftelsen Signo (Norvegia) ricevere i loro certificati di adesione dal presidente del consiglio di vigilanza di Eurodiaconia, Olli Holmström quali nuovi membri dell’organizzazione.
Al panel di apertura “Esistono legami tra povertà e democrazia?” gli ospiti hanno ricevuto il parere esperto di Elena Dobre (Ministero del lavoro e della solidarietà sociale, Romania), Eszter Sandor, (Eurofound) e Matthijs Gillissen, (HIVA-KU Leuven)
Elena Dobre ha mostrato come «La Romania si trova ad affrontare notevoli rischi di povertà e disuguaglianza, con notevoli disparità tra gruppi di popolazione e regioni».
Eszter Sandor, responsabile della ricerca di Eurofound, ha evidenziato «un forte legame tra l’insicurezza percepita del lavoro (sensazione che si potrebbe perdere il lavoro entro pochi mesi) e il benessere».
Matthijs Gillissen, ricercatore presso HIVA-KU Leuven, ha spiegato quanto i cittadini collettivamente hanno smesso di avere aspettative positive nei confronti delle istituzioni politiche del proprio paese, come dimostrato dalle fluttuazioni nella fiducia politica.
Il secondo panel “Empowerment through community mobilisation”, ha visto la partecipazione di Rosie Hopley, di Jubilee+ Voices (Regno Unito) e Carla Van Der Vlist di SchuldHulpMaatje (Paesi Bassi).
Rosie Hopely ha spiegato che «la chiesa e gli attori sociali possono fare due cose: mitigare la povertà e invertirla», fornendo esempi di esperienze vissute che mostrano come «le persone possono essere sollevate dalla povertà e vivere in piena dignità».
Carla Van Der Vlist ha mostrato quale ruolo possono avere le organizzazioni cristiane e le chiese nella lotta alla povertà condividendo spunti dal progetto “Kerk Debt Aid Buddy”: «Affrontare la povertà significa anche connettere diversi strati della società».
Le visite di studio in città hanno incluso visite a una clinica dentistica, due cucine sociali, due centri diurni per bambini a rischio, due case di cura per anziani, un centro di cure palliative e un asilo nido.
Il secondo giorno si è aperto con un culto mattutino a di giovedì guidato dal canto di Rollaug Waller, membro del consiglio di vigilanza di Eurodiaconia della Fondazione Haroldsplass, Norvegia. Dopo alcune brevi introduzioni si è passati direttamente alla prima sessione plenaria sulle elezioni europee, ospitata da Malte Lindenthal di Diakonie Deutschland, membro del comitato di vigilanza di Eurodiaconia. La sessione ha fornito spunti sulle questioni critiche in gioco e sulle loro visioni per il futuro nella prospettiva delle elezioni europee.
Gli ospiti, Jean Lambert – ex membro del Parlamento Europeo per il Regno Unito, ha invocato un’Europa più equa, ha affermato che «il fatto che l’UE gestisca ancora un programma di aiuti alimentari e la domanda sia in crescita è osceno».
Ana Gomes – ex membro del Parlamento europeo per il Portogallo – è stata incredibilmente risoluta nella sua convinzione che «l’Unione europea, nonostante tutti i difetti, è lo spazio che offre tutta la libertà e le opportunità alle persone di tutto il mondo».
Il pomeriggio il programma era fitto di workshop paralleli con una varietà di argomenti. Tra questi:
– Intelligenza artificiale, digitalizzazione e servizi sociali dove Sara Speicher, Associazione Mondiale per la Comunicazione Cristiana e Irina Tache, Università Politehnica di Bucarest, Facoltà di Controllo Automatico e Computer, Romania hanno gettato uno sguardo penetrante verso l’immediato futuro.
– I servizi essenziali e la crisi del costo della vita hanno evidenziato come in tutta Europa l’aumento dei prezzi e l’erosione degli acquisti stiano incidendo sui fornitori di servizi sociali nei loro sforzi per sostenere le persone e le famiglie a rischio di povertà ed esclusione sociale.
– Un workshop sul metodo di intervento della comunità femminista rom S.O.R.A, ha evidenziato casi di studio del metodo nella pratica.
Il workshop Storie di partecipazione ha esaminato come i progetti basati sulla comunità possono favorire una migliore partecipazione tra le persone in situazioni vulnerabili e responsabilizzarle nei processi decisionali nella loro vita quotidiana. I membri Slezka Diakonie (Repubblica Ceca), Apostoli (Grecia) e Asociacion Nueva Vida (Spagna) hanno condiviso le loro esperienze raccontando le storie di diverse persone che attraverso la loro partecipazione alle iniziative delle organizzazioni hanno rivendicato la propria integrità e significato e hanno trovato il proprio modo per contribuire alla costruzione della comunità.
Heather Roy, segreteria generale di Eurodiaconia, ha condotto il culto dell’ultimo giorno prima di passare alle formalità della sessione di lavoro dell’Assemblea generale annuale, il momento clou della tre giorni rumena.
Foto di By Mister No, CC BY 3.0