Campi Flegrei, preghiera e sostegno
Da alcuni mesi lo sciame sismico sta interessando con più frequenza e intensità la zona. Le comunità di fede possono essere di conforto e incoraggiamento a coloro che stanno vivendo paura e ansie
Il terremoto di magnitudo di 4.4 (il più forte degli ultimi 40 anni) verificatosi alle 20:10 del 20 maggio scorso ai Campi Flegrei ha generato grande paura nella popolazione non solo di quell’area ma anche di diverse zone di Napoli e dei comuni limitrofi. Quella sera molti abitanti vicini alla Solfatara di Pozzuoli hanno abbandonato le proprie case e hanno trascorso la notte in auto o in strada. Già la mattina successiva, la Protezione civile ha allestito punti di accoglienza con alcune tende, e il giorno dopo ancora è stato convocato a Palazzo Chigi un vertice interministeriale sullo sciame sismico, che da alcuni mesi con più frequenza e intensità sta interessando la zona vulcanica a ovest di Napoli, dove vivono oltre ottantamila persone.
Pochi minuti dopo il forte terremoto di lunedì, i pastori battisti Anna Maffei e Massimo Aprile, che nella loro casa al centro di Napoli hanno percepito nettamente la scossa, hanno lanciato una diretta su Facebook che ha visto la partecipazione di una trentina di persone. «Abbiamo subito sentito telefonicamente il responsabile della chiesa di Pozzuoli-Monteruscello – racconta Maffei –, che ci ha rassicurato che stavano tutti bene. Poi abbiamo cominciato a ricevere molti messaggi: alcuni, provenienti anche da altre parti d’Italia, ci chiedevano se stessimo bene; altri, inviati da persone che in quel momento si trovavano da sole in casa, ci comunicavano la loro paura. Allora, facendo tesoro dell’esperienza di “ministero pastorale online” che, iniziato durante la pandemia, stiamo sperimentando in questi anni, abbiamo deciso di lanciare una diretta streaming in modo che le persone più spaventate o più sole, potessero in quel momento sentire la vicinanza di una comunità di sostegno: una comunità che non è virtuale, ma che virtualmente si incontra insieme per sostenersi nei momenti di difficoltà».
Così per circa una mezz’ora una trentina di persone hanno condiviso parole di incoraggiamento, la lettura di passi biblici e l’ascolto di alcuni canti evangelici. Tra i messaggi lasciati in chat colpivano quelli di anziani e di alcune persone con disabilità, che affermavano di aver ricevuto compagnia e sostegno in quella circostanza in cui prevalevano pensieri tristi e angoscianti. Quell’incontro riuscito ha incoraggiato i pastori Aprile e Maffei a promuovere il giorno seguente un altro appuntamento che ha visto la presenza di quasi tutti i pastori delle chiese battiste della Campania: tema della serata sono state le parole del versetto «Consolatevi a vicenda e incoraggiatevi gli uni gli altri» (I Tessalonicesi 5, 11). Davide Costagliola, pastore della chiesa battista di Monteruscello-Pozzuoli, la comunità geograficamente più coinvolta, ha dato notizie aggiornate sulle condizioni delle famiglie della comunità. «Stanno tutti bene – ha detto –; solo Salvatore, che vive vicino all’epicentro, ha lasciato la sua casa perché nel muro portante si è aperto uno squarcio importante; invece, alcuni altri membri di chiesa per il momento hanno deciso di trasferirsi da familiari che abitano lontano».
C’è paura, soprattutto nei più anziani che ricordano la terribile crisi bradisismica degli anni ’80, ma anche tanta rabbia: lavori stradali impediscono la circolazione in alcune importanti vie di fuga; il piano di evacuazione è ancora in via di definizione; molti ancora attendono l’intervento della Protezione civile per verificare lo stato di sicurezza degli stabili perché i tecnici sono solo un centinaio. Le verifiche riguardano non solo gli edifici vecchi. «Monteruscello – racconta Costagliola – è uno dei quartieri popolari più grandi del Mezzogiorno che fu costruito negli anni ‘80 per accogliere i puteolani sfrattati dalle proprie case a causa del bradisismo: le case innalzate con blocchi prefabbricati dovevano essere “provvisorie” ma, dopo più di 40 anni, questo quartiere “dormitorio” chiede rassicurazioni sulla capacità di sicurezza antisismica delle abitazioni, che nella maggioranza dei casi sono fatiscenti».
In questa situazione di incertezza e precarietà, le comunità di fede si confermano essere un punto di riferimento: parole di vicinanza e incoraggiamento sono state espresse dai pastori, e alcuni che vivono in zone della città considerate meno a rischio hanno dichiarato la disponibilità ad attivarsi per dare ospitalità abitativa a chi ne avesse bisogno. «In momenti come questo, la chiesa ha un ruolo fondamentale – ha detto Bruno Ciardiello, pastore emerito della chiesa battista di Cavalleggeri d’Aosta –: sa dare aiuto e conforto a coloro che hanno più paura perché è composta da uomini e donne che hanno completa fiducia in Dio. In questi giorni, ricordiamo le parole di Dio che, attraverso il profeta Geremia, giungono fino a noi: “Io so i pensieri che medito per voi”, dice il Signore: “pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza” (cap. 29, 11). Possiamo contrastare l’ansia per la nostra vita e per quella dei nostri cari, perché siamo certi che il Signore non ci abbandona e non ci abbandonerà, qualunque cosa accada».
Non si sa come si evolverà la situazione dell’area flegrea nelle prossime settimane, ma questo tempo potrebbe rivelarsi un’occasione propizia: «Ogni crisi porta con sé una opportunità – ha detto il pastore Massimo Aprile –. Se sapremo fare le scelte giuste, come credenti e come cittadini, questo lento e prolungato terremoto, che è il “bradisismo”, potrà trasformarsi in un terremoto dell’anima, in un sommovimento delle coscienze, per un rinnovamento individuale e sociale di cui abbiamo bisogno a Pozzuoli, nei Campi Flegrei e in tutta la nostra amata città».
Foto di © Ra Boe / Wikipedia