Festival internazionale di economia, fra l’evangelico Introna e l’epopea di Olivetti

Appuntamenti a Torino a partire dal 30 maggio

 

Il festival internazionale di economia di Torino ritorna in città dal 30 maggio al 2 giugno, con un tema di grande attualità: Chi possiede la conoscenza?

 

A discutere del tema ci saranno premi Nobel, relatori italiani e internazionali provenienti dai più prestigiosi centri di ricerca mondiali. E poi giornalisti, storici, analisti e rappresentanti autorevoli delle istituzioni italiane ed europee.

L’inaugurazione è al Teatro Carignano giovedì 30 maggio, alle ore 15.00, cui seguirà, alle 16.00, un dialogo tra Paolo Gentiloni e Andrea Malaguti dal titolo: La crescita dell’Europa: quali prospettive?

 

«Oggi – riflette nel comunicato stampa Tito Boeri, direttore scientifico del festival – il progresso tecnologico è in gran parte legato alla conoscenza, all’uso delle informazioni per creare valore». Ragionare su questo processo, le sue dinamiche e le sue conseguenze è essenziale per comprendere il mondo in cui viviamo. «Le nuove frontiere del progresso tecnologico – prosegue Boeri – stanno ridefinendo il nostro modo di lavorare molto più che in passato. Le macchine non sono più soltanto in condizione di sostituire l’uomo in attività ripetitive, di routine, ma anche in mansioni e professioni intellettuali. Compiti che un tempo erano appannaggio esclusivo dell’uomo, come scrivere, tradurre, disegnare, possono essere svolti da macchine anziché da persone. E si teme che anziché essere noi a guidare questi sviluppi e a utilizzarli per elevare la qualità del nostro lavoro, siano gli algoritmi a prendere il sopravvento, a decidere loro per noi in direzione per noi svantaggiose. Il problema di fondo è governare, anziché subire, il progresso tecnologico».

 

È un tema importante che consente di riflettere sull’intelligenza artificiale, nelle varie sfaccettature e applicazioni in tanti campi dell’agire umano, con un impatto sul lavoro, nella vita di relazione, nell’educazione e nelle diverse professioni ma è anche un interrogativo più ampio che verrà analizzato da un punto di vista culturale, sociale e storico, attraverso diversi format: visione, intersezioni, nella storia e storia delle idee, testimoni del tempo, dialoghi, forum e confronti ma anche incontri con l’autore.

 

Venerdì 31 maggio alle ore 16,30 al Circolo dei lettori si segnala la presentazione del libro di Federico Fubini, “L’oro e la patria. Storia di Niccolò Introna, eroe dimenticato” (Mondadori 2024). Il vicedirettore del Corriere della Sera narra – partendo da fonti storiche d’archivio e orali – la vicenda poco conosciuta di Niccolò Introna, un servitore dello Stato, nato a Bari nel 1868, diventato valdese a 15 anni. Trasferitosi a Roma alla Banca d’Italia, farà carriera avendo «come sola arma la propria competenza», combatterà la corruzione dilagante durante il regime, rimanendo uomo integro durante il fascismo e assumendo il ruolo di commissario straordinario nell’immediato dopoguerra.

Fu presidente della YMCA (ACDG) di Roma e fu eletto più volte nel Concistoro della chiesa valdese di via IV Novembre e in Sinodo. È una storia incredibilmente avvincente e il libro, che è importante e di godibile lettura, merita un’ampia conoscenza.

 

Di particolare interesse per un pubblico protestante è anche un altro evento: sabato 1 giugno, alle ore 21, al Teatro Carignano andrà in scena lo spettacolo ‘Camillo Olivetti. Alle radici di un sogno’ a cura dell’Associazione culturale Muse, in collaborazione con Fondazione Teatro Stabile di Torino, con Laura Curino e regia di Gabriele Vacis.

 

È la storia di Camillo Olivetti, che era figlio di Elvira Sacerdoti, una donna ebrea di Modena, che rimase vedova in giovane età. Camillo sposò Luisa Revel, figlia del pastore valdese di Ivrea, e all’inizio del Novecento fonda la prima fabbrica per macchine da scrivere alimentando al contempo un senso di comunità attraverso i libri, la cultura, le biblioteche, gli asili, i servizi sociali. Socialista, durante la guerra all’Olivetti lavorava un gruppo di ingegneri antifascisti, tra cui Willy Jervis che sarà catturato dai fascisti, incarcerato, torturato e barbaramente ucciso a Villar Pellice, nelle valli valdesi, il 5 agosto 1944.  Nel dopoguerra, l’impegno comunitario unito a un approccio al lavoro dignitoso fu portato avanti dal figlio Adriano, con l’apertura a collaborazioni interdisciplinari.