La motivazione per cui si fa qualcosa
Un giorno una parola – commento a Giovanni 6, 12-13
Egli annaffia i monti dall’alto delle sue stanze; la terra è saziata con il frutto delle tue opere
Salmo 104, 13
Quando tutti furono saziati, Gesù disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda». Essi quindi li raccolsero, e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque pani d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato
Giovanni 6, 12-13
Gesù ha compiuto molti miracoli, la maggior parte dei quali sono fuori dalla nostra portata. Spesso chi legge gli Evangeli con occhio moderno, scientifico, disincantato, li affronta con un misto di perplessità e invidia: perplessità rispetto alla loro improbabile storicità – invidia per una capacità soprannaturale che, se fosse condivisa, risolverebbe una quantità di problemi al mondo. Gesù, un superman incompreso. Questa lettura è sbagliata: Gesù non vuole dimostrare la sua capacità di andare oltre la fisica, né farci capire che Dio potrebbe risolvere i problemi universali, ma per qualche incomprensibile motivo non lo fa. Piuttosto vuole mostrare cosa si può fare – e questo miracolo ne è un esempio interessante.
Gesù sfama una folla immensa a partire da poche cose che un ragazzo sconosciuto mette a disposizione: pesciolini, rozzo pane di scarsa qualità. Questo evento, così materiale, scatena sorprendentemente un dibattito teologico molto profondo, che porta Gesù a ricordare che è lui il vero “pane della vita”, e che nulla deve andare sprecato. È un accostamento interessate e fondamentale per un discorso di fede. Non solo perché la fede autentica condivide e sfama – ciascuno e ciascuna, per quanto benestante, non ha mai abbastanza, e per quanto in povertà non mai davvero in uno stato di indigenza assoluta; piuttosto perché senza la fede non è possibile sfamare completamente, compiere un gesto autenticamente cristiano.
È una parola che ci spiazza: per noi, tutti e tutte noi, l’azione sociale conta molto di più di quella spirituale. Sfamare e pregare non sono sullo stesso piano. Ma non per Gesù: il motivo per cui si fa qualcosa è sempre determinante. Ritenerlo superfluo, un interessante di più di cui si può anche fare a meno – quel che conta è il risultato”! – significa sprecarlo. Non è un caso che le ceste che vengono riempite sono 12, il numero che indica completezza: se non c’è coerenza tra azione e motivazione, anche l’azione finirà per svanire. Amen.
Immagine: Giovanni Lanfranco, Moltiplicazione dei pani e dei pesci, 1624-25