Forum del Libro al Salone di Torino, per educare alla lettura

Riflessione sulle politiche europee di promozione della lettura al Salone del libro

 

Il Salone internazionale del libro di Torino, dedicato alla “Vita immaginaria” (da un titolo di Natalia Ginzburg), si è chiuso dopo cinque giorni affollatissimi. Soprattutto di giovani – il 61% dei biglietti è under 40 – e in effetti girando per gli stand si notavano le lunghe file, anche per i firma-copie che al Salone hanno un sapore più umano: gli autori e le autrici sono disponibili all’incontro personale e talvolta scambiano due parole, sorrisi, selfie.

 

Scatta la scintilla e oltre al libro che ci si fa firmare si può poi continuare a leggere in libreria e in biblioteca, scoprendo nuovi titoli. Se venerdì e sabato sono stati giorni da record, in totale ci sono stati 222.000 visitatori, poco più dell’anno precedente.

 

Questi brevi cenni all’esperienza che ogni anno si ripete con elementi di novità – quest’anno Annalena Benini ha sottolineato l’amore per la vita e la libertà delle donne – ci ricorda che al Salone si dibattono anche temi sociali, nel tentativo di alimentare la riflessione e la passione civile nonché la partecipazione alla vita democratica, a un mese dalle elezioni europee.

 

Di Europa e lettura si è parlato in un panel internazionale proposto dal Forum del libro dal titolo “Leggere in Italia, leggere in Europa”, seconda tappa di un percorso che terminerà in un convegno a Roma “Leggere l’Europa, leggere in Europa”.

Sarà l’occasione per riflettere sulla necessità di dati comparabili, su ciò che si può imparare gli uni dagli altri riguardo alle politiche di promozione e educazione alla lettura ma anche sul cambiamento in atto nel comportamento delle lettrici e dei lettori europei e sulle politiche di sostegno alla filiera, anche alla luce della presenza dell’Italia come ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte.

 

Il panel, coordinato da Maria Teresa Carbone, ha visto la partecipazione di Piero Attanasio (Associazione italiane editori), Christoph Bläsi (Johannes Gutenberg University Mainz), Luis González (Fundación Germán Sánchez Ruipérez), Vincent Raynaud (Ambasciata di Francia a Roma – Institut français Italia) che si sono confrontati sui cambiamenti in atto in questo campo che solitamente contrappone Nord e Sud Europa ma è emerso quanto vi siano curve discendenti anche in Paesi come la Germania dove si nota una flessione di lettori forti. Cambiano cioè dappertutto i modi della lettura e il tempo più frammentato dedicato ai libri porta tutti i Paesi europei a diventare simpatetici nei loro sforzi perché essi significano un impegno al senso di responsabilità verso il futuro dell’Unione europea.

 

Definita quasi un’azione da attivisti, la promozione della lettura per donne e uomini porta a considerare che «un cittadino illuminato è un cittadino che legge, è una premessa indispensabile per le nostre democrazie il fatto che si aumentino gli sforzi per promuovere la lettura. La lettura è da intendersi ampiamente e deve includere leggere, interpretare, valutare, insieme alla comprensione critica delle fonti. Lo scopo non è solo la lettura, ma anche la capacità di ricercare informazioni, conoscenze, idee e riflessioni di valore», secondo la definizione di Kristen Einarsson  (World expression forum), condivisa da Christoph Bläsi in una vibrante comunicazione.

 

Le politiche europee potrebbero fare molto per sostenere le politiche di promozione della lettura, attraverso azioni trasversali che responsabilizzino diversi settori della società, non solo la scuola e la famiglia, ma siano in grado di attivare la comunità educante, cioè la collaborazione tra editori, librai, bibliotecari, insegnanti, operatori culturali affinché nei luoghi della cultura si parli di libri con sempre nuovi linguaggi.