Per non dimenticare: il 25 Aprile in Val Pellice

 

 

Grandissima manifestazione ieri a Torre Pellice (To) nel giorno della Liberazione, preceduta da un’analoga a Luserna San Giovanni, poi confluita. Aperta dalla banda cittadina, dalle delegazioni degli alpini e delle forze armate, da striscioni e dagli storici stendardi partigiani, e da un’infinità di bandiere, tra cui spiccavano quelle italiane e quelle della pace. Tutta la popolazione delle Valli non dimentica il sacrificio dei loro cari, che si opposero a un’occupazione nazista durissima.

 

E non la dimentica il popolo dei credenti, valdesi e cattolici uniti, coi pastori e le loro famiglie, coi figli e nipotini: “Civil religion!” diceva il pastore Giorgio Bouchard, presidente onorario dell’Anpi provinciale, sempre presente al corteo. E il senso spirituale della pace tra i popoli è stata rappresentata dal discorso di Thomas Winkler, sindaco del comune tedesco di Morfelden Waldorf, gemellato ormai da molti anni col comune di Torre.

Una manifestazione con la significativa presenza di molte donne e ragazze, che reggevano lo striscione dell’Anpi, alla presenza della candidata sindaca  Maurizia Allisio,e della candidata alla Regione Monica Casalis.

Dopo il sindaco Marco Cogno che introduceva, ha parlato per l’Anpi una giovane, Monica Barotto, che tra scroscianti applausi ha ricordato l’ultimo partigiano di “Giustizia e Libertà”, Giulio Giordano- “Giulietto”(classe 1925) – tuttora presidente dell’Anpi di Torre, che per la prima volta da anni e anni non ha potuto fare l’orazione ufficiale, per una lieve indisposizione. Lunga vita ancora allo straordinario Giulietto.

 

Il tema della pace è stato anche al centro del discorso del deputato Mauro Berruto, che ha ricordato una  donna, Jenny Cardon, staffetta partigiana, uccisa da uno scontro a fuoco, costretta come scudo umano, il 26 aprile 1945: “Qualche giorno dopo nessun ‘arma avrebbe più sparato’ ha commentato: a lei è intitolata una strada nel centro della cittadina, e un cippo, davanti a cui come ogni anno – e anche ora – viene posata una rosa rossa.

 

Berruto ha ricordato anche l’assassinio di Giacomo Matteotti, di cui il 10 giugno cadrà il centenario. Inoltre, sulla scia della sua esperienza di tecnico del volley, si è augurato che le prossime Olimpiadi di Parigi siano una possibilità concreta di riconciliazione, e di pace tra i popoli e ha sottolineato l’importanza dell’inserimento – nel 2023 – in aggiunta all’articolo 33 della nostra Costituzione della dicitura che recita: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

 

Un tema, quello dello sport, molto sentito in queste Valli, che praticano, non solo l’impegno spirituale e l’accoglienza da tutto il mondo- ma anche le camminate in montagna (i “sentieri partigiani” e quelli dei luoghi  storici delle persecuzioni), ma anche il tennis, l’hockey sul ghiaccio e le… nuotate estive nei gelidi “tumpi” del torrente Angrogna…

Berruto ha quindi ricordato i tanti sportivi che sono stati partigiani, e in particolare “Gino Bartali, che salvò ottocento persone nascondendo documenti nel telaio della bicicletta” e anche Alfredo Martini, poi commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo, che diceva: “Ho portato in bicicletta carichi di molotov alle formazioni partigiane, e solo ora penso che se fossi caduto sarei saltato in aria!”.

 

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