Via Tasso: un luogo per comprendere e fare memoria

Una visita al palazzo tristemente noto per essere stato luogo di detenzione e tortura di chi si opponeva al nazifascismo

 

Nella città di Roma sono molte le vie e i luoghi che ci ricordano un evento, un fatto storico o una scena di un film: basti pensare a piazza San Giovanni in Laterano con i funerali di Enrico Berlinguer o a Fontana di Trevi dove Marcello Mastroianni e Anita Ekberg girarono una delle scene più famose del cinema italiano.

 

Esiste una via, meno nota ai turisti, ma non agli abitanti di Roma: via Tasso. Un luogo tristemente conosciuto, un nome di una via che ancora oggi si fa fatica a pronunciare. In via Tasso è stato costituito il Comando del Servizio di Sicurezza e della Polizia di Sicurezza delle SS con relativo carcere. Oltre duemila persone, tra civili, soldati, partigiani e partigiane sono passate per via Tasso, subendo tremende torture e trovando poi la morte. Solo trenta persone si salvarono!

 

Al civico 145 di via Tasso non troviamo una caserma ma un condominio con un’architettura austera; gli appartamenti furono modificati in prigioni: le finestre murate, le stanze diventano celle, gli sgabuzzini celle di segregazione, questi luoghi sono rimasti intatti e grazie al Museo è possibile visitarli. Salendo le scale per arrivare ai piani, la sensazione che si prova è di essere all’interno di un luogo che ti avvolge, ti stringe, come per farti maggiormente comprendere, non solo con lo sguardo e con la lettura dei documenti, quanto di terribile sia accaduto, in modo che poi tu ne faccia memoria.

 

In queste stanze non solo si comprende la crudeltà di Kappler e Priebke ma si scoprono le storie di vita dei e delle resistenti romani e romane. Un universo composito, fatto di donne e uomini di diversa estrazione sociale, culturale e politica, accomunati dalla voglia di giustizia e libertà; grazie ai documenti, ai reperti, alle biografie di questi ragazzi e ragazze la Storia diventa viva, la senti e comprendi la tragedia.

 

Giovedì 11 aprile il Museo ha ospitato una conferenza sulla storia di via Tasso, con due oratori di eccezione: il prof. Antonio Parisella, presidente del Museo fino al 2023, e Iole Mancini, staffetta partigiana dei Gap. Quest’ultima partecipò con Ernesto Borghesi, che poi diventerà suo marito, all’azione di guerra in via Rasella. Iole fu in seguito arrestata, interrogata e torturata da Priebke proprio in via Tasso: non tradì i suoi compagni. All’età di 104 anni, è una delle ultime testimoni viventi di quel tempo.

 

L’iniziativa è parte del progetto: «Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi!», progetto articolato che coinvolge alcuni istituti scolastici nel Lazio e in Lombardia e si sviluppa oltre che in Italia anche in Germania, a Berlino. Gli studenti e le studentesse attraverso la ricerca storica e l’analisi di alcuni fatti della Resistenza, seguono un percorso che mira, attraverso l’analisi del passato, a giungere con maggior consapevolezza al concetto chiave di cittadinanza, partendo da una dimensione locale per arrivare a quella nazionale ed europea.

 

Il progetto, ideato e realizzato dalla prof. Deborah D’Auria, è stato finanziato dall’Otto per Mille battista, dall’Università “La Sapienza” di Roma, dalla Fondazione Ernesta Besso e dalla Biblioteca “Ostinata” di Milano, ha visto la collaborazione fattiva del Centro di Documentazione ebraica contemporanea (Cdec), la Commissione storica dell’Ucebi, Yad Vashem, l’Unione delle comunità ebraiche in Italia, l’Università “La Sapienza”, Il Museo Storico delle Liberazione  di Roma – Via Tasso, La Fondazione Museo della Shoah di Roma, il Dibac e il Toli Institute. Tra i numerosi relatori Liliana Picciotto, Francesco Cassata, Livia Ottolenghi, Ottavio Di Grazia, Elena Pirazzoli, i pastori Raffaele Volpe ed Emanuele Casalino e il professore Gadi Luzzato Voghera, direttore del Cdec, consulente scientifico di tutta l’iniziativa

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Al secondo piano di via Tasso in una delle celle di segregazione, è possibile leggere incisa sul muro una frase di Arrigo Paladini: «Quando il tuo corpo non sarà più, il tuo spirito sarà ancora più vivo nel ricordo di chi resta. Fa’ che possa essere sempre di esempio».

 

 

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