Quando l’ostacolo è il giornalismo
La dichiarazione del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli
«Apprendiamo di emendamenti presentati – dice in una nota il presidente dell’Ordine dei giornalisti nazionale (Cnog), Carlo Bartoli – che prevedono per la diffamazione a mezzo stampa il mantenimento della pena detentiva e l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie, oltre a nuove aggravanti. L’Italia – prosegue Bartoli – è stata più volte richiamata dalle istituzioni europee e dalla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) per avere ancora nel suo Codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento nel 2021 a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili, frutto di pulsioni autoritarie».
Un giornalista, infatti, può rischiare il carcere fino a 4 anni e mezzo in virtù di uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino, al ddl sulla diffamazione.
«Si introduce di fatto – ricorda l’agenzia Ansa – un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa: “Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa “fatti “che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l’offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere”».
L’altro ieri è giunta «un’altra ferita all’articolo 21 della Costituzione e alla libertà di Stampa – si legge ancora sul sito dell’Ordine nazionale –. Il caso del collaboratore del Mattino di Padova, “prelevato” mentre stava documentando un’azione degli attivisti di “Ultima Generazione” e trattenuto per ore senza avere la possibilità di mettersi in contatto con la redazione o la famiglia». Un fatto che «esige spiegazioni al massimo livello. Cnog e Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) sono al fianco del collaboratore e della redazione del Mattino», in quanto – si legge ancora, «come giustificazione non può essere accettata quella del mero errore. La vicenda di Edoardo Fioretto ricorda da vicino un altro caso avvenuto a Messina all’inizio di novembre, dove un altro giornalista che stava documentando le azioni di “Ultima Generazione” era stato fermato e portato in questura, sottoposto a perquisizione e trattenuto alcune ore. Non crediamo alle coincidenze – affermano Bartoli e la segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Alessandra Costante –, i due casi sono sovrapponibili. È evidente invece il tentativo di intralciare il lavoro di chi fa informazione. Una deriva pericolosa, da stato di polizia e non degna di una democrazia antica come quella italiana».
Dichiarazione accompagnata dalla richiesta di un incontro urgente con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per ottenere garanzie che il diritto di cronaca sia sempre garantito.
Quanto al caso di Edoardo Fioretto Fnsi e Ordine nazionale hanno colto l’occasione per «richiamare le aziende e i direttori al rispetto del contratto e della deontologia, ricordando che gli aspiranti giornalisti non possono essere messi in condizione di rischiare in prima persona, senza la copertura data dall’iscrizione all’Ordine, occupandosi di cronaca nera o di argomenti pericolosi e scivolosi».