A Torino in piazza contro i bavagli

La lapide del pastore Goffredo Varaglia spazio pubblico per oratori una volta al mese per dire no a censure e limitazioni alla libertà di informazione

 

Il Circolo Articolo 21 Piemonte ha scelto la lapide di Goffredo Varaglia in Piazza Castello a Torino, come spazio pubblico e megafono per oratori. Il primo appuntamento si è tenuto sabato  pomeriggio 14 aprile.

 

«Contro i “bavagli” alla Costituzione italiana il Circolo Articolo 21 Piemonte (referente regionale dell’Associazione nazionale Articolo 21 liberi di…) ha deciso di eleggere a «domicilio» la lapide che ricorda Goffredo Varaglia  – ha ricordato il presidente del Circolo Articolo 21 Piemonte, Davide Mattiello – trasformando così quel luogo di memoria e di valore civile in «speakers’ corner», come spazio pubblico e megafono per oratori, partendo dall’esempio nato presso l’Hyde Park di Londra».

 

A evento concluso, ha rilevato «”Vincere lo scoramento generale”. Questo potrebbe essere il messaggio col quale sintetizzare la bella manifestazione contro i “bavagli” alla Costituzione, nel segno di Goffredo Varaglia. È stato il giovane e bravissimo Luca Sardo dei Fridays For Future a suggerire a tutti e tutte noi la cifra culturale del nostro impegno. Per questo è stato e sarà importante tornare in piazza, uscire dalle stanze di convegni e seminari ed accettare la sfida della piazza come luogo di incontro e di confronto».

 

Un incoraggiamento all’iniziativa è giunto dalla pastora valdese di Torino, Maria Bonafede raggiunta da Riforma – Eco delle valli valdesi prima dell’evento pubblico: «Credo che all’iniziativa promossa dal Circolo Articolo 21 Piemonte, meritoriamente dedicata alla figura di Goffredo Varaglia, ci accomuni il desiderio di muoversi nello spazio pubblico con trasparenza e con senso di responsabilità nella ricerca continua della giustizia e della verità. Poi, l’interesse per il bene comune».

 

Goffredo Varaglia, pastore valdese, pagò con la sua vita la scelta per la libertà d’espressione e di credo subendo pesanti torture e infine il rogo in pubblica piazza; venne infatti impiccato e arso il 29 Marzo 1559 in piazza Castello.

 

Secoli dopo, nel 1848 da una Sala poco distante, Re Carlo Alberto promulgava lo Statuto Albertino che riconosceva la libertà di civili a Valdesi ed Ebrei.

 

Cento anni dopo, nel 1948, entrava in vigore la Costituzione repubblicana che, proprio con l’articolo 21, sancì la libertà di espressione, «un fondamentale attributo della libertà individuale sulla quale è edificata la Repubblica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo – ha ricordato sabato, alle persone intervenute in piazza, Mattiello –. Nel tempo che viviamo – ha proseguito – è in atto un progetto che punta a restringere il campo della libertà d’espressione e a indebolire i contrappesi democratici all’esercizio del potere esecutivo: libertà che è stata conquistata a caro prezzo e che è un bene comune da custodire».

 

Intorno alla lapide si sono alternate le testimonianze di Armando Spataro, già procuratore delle Repubblica di Torino, Elena Ciccarello, direttora de La Via libera, Alessandro Rocca, giornalista, scrittore e referente di ResQ, Elena Miglietti, giornalista docente presso la Scuola Holden e referente piemontese di Giulia giornaliste e Luca Sardo, referente torinese di Fridays for future (Fff).

 

(Fotografie e video degli interventi sono disponibili sulla pagina Facebook del Circolo Articolo 21 Piemonte).

 

L’incontro pubblico coordinato da Mattiello e si è aperto con la lettura da parte di Gian Mario Gillio (portavoce del Circolo Articolo 21 Piemonte) del recente e preoccupato comunicato diramato dall’UsigRai, il sindacato dei giornalisti Rai.

 

Il coordinatore nazionale dei circoli regionali di Articolo 21, Giuseppe Giulietti ha ricordato che «il Circolo regionale del Piemonte è stato certamente uno tra primi presidi regionali ad aver colto l’urgenza dell’azione, scendendo in piazza, radunando persone intorno ai valori comuni della Costituzione, della legalità, della libertà di stampa, della giustizia, esprimendo nell’occasione il suo educato e civile dissenso, contro ogni forma di bavaglio e di censura».

 

Gli interventi non hanno dimenticato temi e figure importanti: da Matteotti (ricordato da Mattiello) a Julian Assange (Armando Spataro) e, per citarne solo alcuni, Vittorio Arrigoni, Giulio Regeni, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Andy Rocchelli, Pippo Fava (Elena Ciccarello). Si è parlato di pace e di guerra, di lavoro precario, dell’importante ruolo delle donne nell’informazione (Elena Miglietti), nella vita e nella politica; di rifugiati e migranti e di diritti umani (Alessandro Rocca), del diritto alla salute e all’istruzione (temi condivisi nei vari interventi) e di salvaguardia dell’ambiente (Luca Sardo).

 

«Insomma, è stato un buon esercizio democratico – sotto un sole cocente e una temperatura anomala. Una fatica, ripagata dal consenso ottenuto», ha sottolineato Gillio a manifestazione conclusa.

 

Il comunicato dell’UsigRai

 

«La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rainews24 potrà trasmettere integralmente i comizi politici, senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla. Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode) verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze. Per questo gentili telespettatori vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale».