La lapide di Varaglia diventa «speakers’ corner»
Il Circolo Articolo 21 Piemonte ha scelto la lapide di Goffredo Varaglia in Piazza Castello a Torino come spazio pubblico che sia megafono per oratori. Primo appuntamento nel pomeriggio di sabato 13 aprile
Contro i «bavagli» alla Costituzione italiana il Circolo Articolo 21 Piemonte (referente dell’associazione nazionale Articolo 21 liberi di…) ha deciso di eleggere a «domicilio» la lapide che ricorda Goffredo Varaglia situata in piazza Castello a Torino, trasformando così quel luogo di memoria e di valore civile in «speakers’ corner», uno spazio pubblico come megafono per oratori, partendo dall’esempio nato presso l’Hyde Park di Londra .
Goffredo Varaglia, pastore valdese, pagò con la sua vita la scelta per la libertà d’espressione e di credo subendo pesanti torture e infine il rogo in pubblica piazza; venne infatti impiccato e arso il 29 Marzo 1559 in piazza Castello.
Secoli dopo, nel 1848 da una Sala poco distante, Re Carlo Alberto promulgava lo Statuto Albertino che riconosceva la libertà di civili a Valdesi ed Ebrei.
Cento anni dopo, nel 1948, entrava in vigore la Costituzione repubblicana che, proprio con l’articolo 21, sancì la libertà di espressione, «un fondamentale attributo della libertà individuale sulla quale è edificata la Repubblica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo – ricorda Davide Mattiello, presidente del Circolo Articolo 21 Piemonte –. Oggi – prosegue Mattiello – è in atto un progetto reazionario che punta a restringere il campo della libertà di espressione e a indebolire i contrappesi democratici all’esercizio del potere esecutivo. Intendiamo denunciare pubblicamente questo progetto, perché non vogliamo che la storia faccia passi indietro: la libertà che è stata conquistata a caro prezzo ed è un bene comune da custodire».
Si alterneranno testimonianze e musica con gli interventi di Armando Spataro, già procuratore delle Repubblica di Torino, Elena Ciccarello, direttora de La Via libera, Alessandro Rocca, giornalista, scrittore e referente di ResQ, Elena Miglietti, giornalista docente presso la Scuola Holden e referente piemontese di Giulia giornaliste e Luca Sardo, referente torinese di Fridays for future (Fff). Coordinano Davide Mattiello e Gian Mario Gillio (presidente e portavoce del Circolo Articolo 21 Piemonte).
«Credo che all’iniziativa promossa dal Circolo Articolo 21 Piemonte – meritoriamente dedicata alla figura di Goffredo Varaglia – ci accomuni il desiderio di muoversi nello spazio pubblico con trasparenza e con senso di responsabilità nella ricerca continua della giustizia e della verità. Poi, l’interesse per il bene comune», ha detto a Riforma.it la pastora Maria Bonafede, titolare della Chiesa valdese di Torino e già moderatora della Tavola valdese (l’Organo esecutivo delle chiese metodiste e valdesi).
L’appuntamento è previsto per sabato 13 aprile 2024 alle 15 davanti al Comune – in piazza Palazzo di Città alle 15 – e dalle 15,30 presso la lapide in memoria di Varaglia.
In occasione dell’inaugurazione della lapide (avvenuta nel 2000) fu il pastore Giorgio Bouchard a rievocare la figura di Varaglia alla presenza del sindaco Valentino Castellani.
Un po’ di storia…
«Goffredo Varaglia – si legge in un articolo pubblicato nel 2018 a firma del pastore valdese Paolo Ribet – era un predicatore, un pastore calvinista italiano di Busca, località in Provincia di Cuneo (Val Maira) e nato nel 1507. Ordinato frate francescano nel 1528 ebbe modo di girare l’Italia per tanti anni. Nel suo peregrinare incontrò Bernardino Ochino, allora generale dei cappuccini e uomo che poi si convertirà alla fede protestante. Anche Varaglia, dopo quell’incontro, ebbe modo di interessarsi alle idee della Riforma, convincendosi di quei fondamenti. Decise dunque di lasciare le sue importanti cariche e di emigrare a Ginevra dove studiò per sei mesi prima di essere inviato a predicare presso le comunità valdesi delle Alpi Cozie, oggi dette “valli valdesi”. Accadde allora che, invitato per una disputa nella pianura, fu fatto prigioniero dall’Inquisizione nel Comune di Barge e condannato al rogo per eresia. Rogo, si narra, che seppe affrontare con animo sereno e coraggioso, in quanto decise di parlare per più di quindici minuti alla folla intervenuta, più di diecimila persone, e radunatasi in Piazza Castello a Torino per vederne l’esecuzione, e dove il boia, dopo aver tolto la vita al pastore valdese con l’impiccagione, diede fuoco a quel corpo ormai esanime. Varaglia fu una delle tante vittime dell’intolleranza del tempo».