Dio dona la vita in Cristo Gesù

Un giorno una parola – commento a Romani 6, 23

 

Ascolta la meditazione:

 

«Io provo forse piacere se l’empio muore?», dice il Signore, Dio. «Non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive?»

Ezechiele 18, 23

 

Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore

Romani 6, 23

 

Se adoperiamo il metro retributivo è giusto che a una prestazione corrisponda il salario e alla colpa il castigo. Nei luoghi del lavoro e nei tribunali il principio della proporzionalità è razionale e saggio.

È chiaro, di conseguenza, che se questo sistema di giuste corrispondenze fosse il linguaggio della nostra relazione con Dio, allora per noi non ci sarebbe scampo. Il giusto Giudice dovrebbe imputare la giusta condanna.

 

Ma le parole dell’apostolo Paolo superano la concezione imputativa e forense della giustizia dei tribunali. E questo perché innanzitutto Dio non si presenta qui come colui che è preoccupato di pesare e misurare. Non vuole trovare il giusto salario. E nemmeno vuole dichiarare una sentenza. Dio qui vuole donare. E vuole donare la vita in Cristo Gesù.

 

Inoltre, in un tribunale il giudice premia assolve gli innocenti e punisce i colpevoli. Ma davanti a Dio non ci sono le nostre azioni corrette o le nostre mancanze, chiaramente distinte e separate. C’è tutta la nostra esistenza, e in questa concretezza noi non siamo solo peccatori o solo giusti. Insieme e nello stesso momento siamo peccatori e giusti. In questo intrico il giudizio schematico è davvero impossibile. C’è troppa concretezza, per fortuna. E concretezza vuol dire che in noi crescono insieme il bene e il male, l’orgoglio e il senso di colpa, la preghiera e l’ingratitudine. Concretezza vuol dire che queste cose crescono insieme, concrescono appunto.

 

Difficile per noi capire che cosa noi stessi siamo. Difficile separare e distinguere gli elementi della nostra vita. Per capire chi siamo dobbiamo guardare a Dio e scoprire in lui/in lei l’azione dell’amante che si abbandona a noi al di là di motivi, di perché e di misure. La sua azione è uno spreco, ed è senza perché. È la sua grazia. Amen.