La questione fiscale all’attenzione della Diaconia valdese
Si è svolto a Firenze il convegno «Diaconia e giustizia. Prospettive etiche e teologiche». Intervista a Monica Fabbri, membro della Commissione sinodale per la diaconia
Si è svolto a Firenze, nella giornata di sabato 9 marzo, il tradizionale appuntamento del Convegno della Diaconia valdese, organizzato dalla Commissione sinodale per la diaconia (Csd), da alcuni anni congiuntamente con la Facoltà valdese di Teologia e la Federazione giovanile evangelica in Italia.
Il tema generale era «Diaconia e giustizia. Prospettive etiche e teologiche». Sono intervenuti Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese («Lo scandalo delle disuguaglianze»); Fulvio Ferrario, docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese di Roma («Diaconia e giustizia. Un contributo teologico»); Marco Geddes, epidemiologo («Salute e fisco: correlazioni e interdipendenze»), e Daniele Massa, membro della Csd («Fisco, welfare, diaconia, servizio»). Proprio l’accento posto sulla materia fiscale ha costituito un elemento di interesse nuovo.
Ne abbiamo parlato con Monica Fabbri, membro della Commissione sinodale per la diaconia, che ha condotto il dibattito.
– Non capita spesso che all’attenzione delle chiese cristiane venga posto il tema della fiscalità: perché la materia che ha dato il titolo al convegno di Firenze è entrata con questo peso sotto la lente della Diaconia valdese?
«Il tema della fiscalità è strettamente connesso a quello dell’uguaglianza. Ciascuno deve contribuire in maniera progressiva rispetto alla propria capacità contributiva: è una forma di redistribuzione del reddito, di partecipazione allo stato sociale e di giustizia sociale. Per questo il contributo della fiscalità alla giustizia sociale è elevato: laddove le aliquote fiscali diminuiscono, appiattendo, diminuendo la proporzionalità della tassazione, oppure ove vengano applicate imposte indirette ad aliquote fisse sui beni acquistati, si genera un aumento della diseguaglianza sociale. Il tema quindi, ci riguarda come cittadini e cittadine, cristiani e cristiane.
Nel convegno ci sono stati mostrati dati che esprimono con chiarezza come le conseguenze dell’apertura della forbice delle diseguaglianze abbia un effetto diretto sul diritto alla salute e nell’abbassamento della vita media della cittadinanza, confrontando il Nord e il Sud d’Italia, ma anche solo spostandosi dal centro verso le periferie delle nostre città».
– Il documento che è stato proposto all’attenzione dei partecipanti afferma che il welfare è un vero e proprio servizio diaconale: in che senso?
«Come ha diffusamente spiegato il prof. Ferrario nel suo intervento, l’ethos cristiano non può tacere un giudizio critico nei confronti dello smantellamento dello stato sociale, in quanto esso allontana ogni prospettiva di giustizia. La chiesa e la sua diaconia si trovano a operare in questo contesto e da questo risulta inevitabile l’intervento di solidarietà cristiana mediante la diaconia, sia essa diaconia comunitaria oppure istituzionale».
– La questione fiscale percorre in maniera diversa molte situazioni nazionali, in ragione, anche della cultura dei singoli Paesi. Ma, all’interno di questo problema, possiamo constatare una specificità del caso Italia, non bella: come si caratterizza?
«L’elusione fiscale, frutto anche di un disimpegno spesso culturalmente legittimato da una politica miope che deresponsabilizza lo sforzo dei singoli per la collettività, è certamente uno degli aspetti che più fortemente caratterizza il nostro Paese. A questo si aggiunge, come accennato sopra, una tendenza a diminuire le aliquote fiscali, impedendo la redistribuzione del reddito con esiti devastanti su chi ha salari bassi. Chi ha di più dà sempre meno, e il gettito non è più sufficiente a coprire i servizi necessari di base (assistenza sanitaria, istruzione etc.). La cosa più grave è che questo fenomeno ha delle ricadute non solo sui beneficiari di questi servizi, ma anche sui lavoratori e lavoratrici del settore, che si trovano inseriti in una spirale non virtuosa che condanna i loro salari a non essere ripagati in modo giusto».
– Il convegno di sabato scorso non è stato solo un’occasione di discussione: si chiedono in un documento specifico dei precisi impegni e si suggeriscono delle linee di condotta ai singoli e alle comunità. Che cosa possiamo fare nelle nostre città, paesi e chiese?
«Nel documento chiediamo un impegno come singoli e come chiese, all’interno così come all’esterno, a tenere alta l’attenzione sui temi dell’equità fiscale. Un impegno etico affinché lo stato sociale non si traduca, come sottolineato da Fulvio Ferrario, in mercato sociale. Vi è anche la richiesta alle componenti del Terzo settore di serrare i ranghi in modo da poter esercitare una pressione sulla politica e sulle forze sociali. Insieme possiamo ottenere di più. Tenendo lo sguardo alto sull’obiettivo possiamo realizzare un’opera di puntellatura e poi ricostruzione della giustizia sociale».
Sottolineiamo inoltre, da parte nostra, che un ultimo punto del documento presentato al Convegno («Fisco, welfare, diaconia, servizio») si riferisce esplicitamente a chi fa informazione, oggi in Italia: nel più ampio contesto della deontologia e della ricerca delle “parole giuste”, si richiede, opportunamente, di non contribuire ad alimentare falsi miti (come quello dello Stato che imporrebbe un suo “pizzo” al cittadino vessato) e a farsi interprete della chiarezza originaria del dettato costituzionale.