“Esaminate ogni cosa e ritenete il bene”

La festa per i 50 anni del Centro evangelico di cultura di Sondrio

 

La Valtellina è da sempre luogo di incontro fra genti, di scambi commerciali, culturali e religiosi. È stato anche luogo di scontri per gli stessi motivi. Fra tutti quello passato alla storia come “Sacro macello”: la strage cattolica ai danni della popolazione riformata nell’estate del 1620 nel contesto della rivolta filospagnola (la Spagna all’epoca comandava in Lombardia) contro la Repubblica delle Tre Leghe, Stato federale ante litteram che allora controllava un ampio territorio fra Italia e Svizzera, compresa la Valtellina. Epicentro del massacro fu la cittadina di Sondrio. Ecco quindi, che in tempi più recenti, dopo la lacerante Seconda Guerra Mondiale e dopo il Concilio Vaticano II e la sua spinta ecumenica, proprio a Sondrio nel 1974, 50 anni fa, nasceva il Cec, il Centro evangelico di Cultura, con la voglia di mantenere le relazioni al di qua e al di là di confini tracciati sulla carta.

 

L’ideatore fu il pastore metodista di Brusio (Comune svizzero del Cantone dei Grigioni) Franco Felice Scopacasa: «Il suo obiettivo – ha raccontato Emanuele Campagna, attuale presidente del Cec, nell’avviare la giornata di festa sabato 24 febbraio proprio a Sondrio – insieme a cittadini elvetici era quella di rafforzare i contatti con la Valtellina e di creare un centro cosmopolita, aperto al mondo». Risultato riuscito a giudicare dalla proprio dalla folta e calorosa presenza italiana e svizzera agli incontri della giornata.

 

A Daniele Papacella, giornalista di Rsi, la Radio televisione Svizzera italiana, il compito di ripercorrere la vita del pastore Scopacasa e le vicende che hanno portato all’apertura del Centro evangelico.

 

Il pomeriggio, a rimarcare proprio lo sforzo del Cec di ragionare sempre sul rapporto fra chiese e società, molti spunti sono stati offerti dalla tavola rotonda “Chiesa e religione in una società individualizzata e globale”.

Introdotti con queste parole «Il Cec in questi decenni è stato un punto di incontro fra le differenti sensibilità della società attraverso uno sguardo protestante, un luogo in cui le chiese hanno ragionato e ragionano ancora sulle sfide che l’oggi, e il futuro, impongono» dal pastore William Jourdan che ha moderato l’incontro, si sono alternati vari interventi, in dialogo vivace col folto pubblico.

 

Don Gianluca Salini, vice direttore del seminario vescovile di Como, ha cercato di ragionare sulle cause della disaffezione di larga parte della popolazione al tema religioso e ha visto nel rapporto di passione e mistero con la morte e l’annuncio del Regno dei Cieli una delle chiavi “uniche” che le chiese hanno da offrire.

Il pastore Peter Ciaccio ha focalizzato il suo contributo su come il mondo di internet abbia profondamente mutato le relazioni, fra singoli, fra gruppi, permeando ogni aspetto del nostro vivere. L’illusione dell’onniscienza che il web offre reca il rischio di appiattire il confronto. L’antidoto è il «fare comunità, su internet o nella nostra vita quotidiana. Per questo il Cec ha un ruolo importante, perché parla ad altri e ancor più parla con altri, in un dialogo imprescindibile che è occasione di ricchezza».

 

La giornalista di inchiesta Federica Tourn ha portato il suo contributo esponendo le reazioni delle chiese di fronte a una delle grandi criticità che ne stanno caratterizzando questi anni: il dramma degli abusi, «da cui nessuna chiesa può dirsi immune. Abbiamo assistito a una chiusura a riccio dell’“istituzione chiesa” all’emergere dei casi di cronaca, non soltanto in ambito cattolico, nell’illusione di proteggersi tacendo. Una scelta che nel mondo di oggi così profondamente interconnesso non è accettabile né funzionale. Affrontare il problema in maniera trasparente, chiara, come varie chiese nel mondo hanno scelto di fare, è la sola chiave per mantenere la credibilità e per dimostrare di saper stare nel mondo e non arroccarsi in modalità anacronistiche».

 

Nel chiudere la giornata il presidente Campagna ha richiamato il motto del Cec, “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (dalla I Lettera ai Tessalonicesi) quale frase chiave che caratterizza l’attività del Centro, che continua ad arricchirsi di momenti di dialogo come quelli cui abbiamo partecipato oggi con calore».

 

 

Articoli correlati:

Il sacro macello della Valtellina