Giornata mondiale di preghiera affidata alle donne cristiane palestinesi: in alcuni Paesi è polemica
Le liturgie a disposizione anche in italiano. Svizzera e Germania chiedono modifiche ai testi
La Giornata mondiale di preghiera (Gmp) è un movimento mondiale di donne cristiane di diverse tradizioni che si riuniscono ogni anno per celebrare una giornata comune di preghiera e di solidarietà, creando un legame ecumenico che in numerosi luoghi è mantenuto durante l’anno.
La Giornata è promossa e sostenuta dalle donne in oltre 170 paesi e regioni del mondo: un movimento che si concretizza in una celebrazione annuale – il primo venerdì di marzo – alla quale tutte le persone sono invitate a partecipare. Un movimento che riunisce lungo l’anno donne di etnie, culture e tradizioni diverse in più stretta sorellanza e reciproca comprensione, con lo stimolo dell’agire comunitario e solidale.
Ogni anno tocca alle donne di una nazione organizzare i materiali liturgici e per il 2024 protagoniste saranno le donne cristiane palestinesi, secondo decisione presa lo scorso anno.
Apriti cielo.
I materiali muovono dal brano della Lettera agli Efesini (capitolo 4, vers. 1-7): «Vi raccomando, …sopportatevi l’un l’altro con amore», tema quanto mai attuale e che si rivela come grande sfida. Il modo di affrontarla è illustrato dalle storie e aspirazioni di tre donne di generazioni diverse.
Con lo scoppio del conflitto in Medio Oriente si sono levate voci critiche che hanno denunciato la presunta strumentalizzazione politica della Giornata.
In Germania le reazioni sono state così forti che il comitato nazionale ha deciso sotto pressione – decisione senza precedenti – di modificare la liturgia proposta dal gruppo di donne palestinesi. In questione, simboli filo-palestinesi ritenuti troppo evidenti o percepiti come antisemiti che sarebbero contenuti nei materiali liturgici.
Anche in Svizzera l’edizione 2024 di questa Giornata si prepara non senza dibattiti.
Tuttavia, a differenza della Germania, il comitato svizzero preposto ha comunque deciso di mantenere i testi preparati dal comitato palestinese. «Abbiamo scelto di dare fiducia alle donne dei gruppi di preparazione locali», afferma alla testata elvetica “Réformés” Carola Kneubühler, rappresentante della Giornata mondiale di preghiera per la Svizzera romanda.
Questa politicizzazione dell’evento non manca di mettere in imbarazzo le Chiese, chiamate al loro interno a prendere posizione. «Abbiamo ricevuto numerose richieste anche da parte dei gruppi di preparazione», confida sempre a “Réformés” Pierre-Philippe Blaser, vicepresidente della Chiesa evangelica riformata svizzera (Ceris).
La Ceris è formata dall‘unione delle 24 Chiese cantonali, della Chiesa evangelica-metodista e della Chiesa evangelica libera di Ginevra in Svizzera in rappresentanza di circa due milioni di protestanti.
In risposta a queste diverse «preoccupazioni», la Chiesa riformata elvetica ha quindi scelto di pubblicare, nel mese di dicembre, una «raccolta di raccomandazioni» indirizzata alle comunità partecipanti all’evento. L’occasione per sottolineare anche che la Giornata mondiale è «un’iniziativa ecumenica indipendente» nonché un «evento portato avanti, nella maggior parte delle comunità, da laici».
Se il Consiglio della Ceris «sostiene lo svolgimento della Giornata mondiale di preghiera» e ritiene che «sia opportuno rispettare l’autonomia del Paese organizzatore», comprende tuttavia che «alcuni passaggi potrebbero dar luogo a tensioni». In primo piano tra le sue raccomandazioni c’è l’invito a «evitare di usare la parola nakba nella liturgia». Il termine significa “catastrofe” in arabo e designa per i palestinesi l’esodo forzato del 1948. Una parola considerata «politicamente carica, polisemica e ambigua» dall’Esecutivo.
Nello stesso spirito il documento raccomanda di «rinunciare, ove possibile, al simbolo della chiave». «Le chiavi sono il simbolo della speranza per il ritorno in Palestina. Ovunque si trovino, i palestinesi portano sempre con sé le chiavi della casa da cui sono stati espulsi», spiega il comunicato stampa della Giornata mondiale di preghiera francese, ripetendo le parole dell’artista palestinese invitato a realizzare il manifesto di questa edizione, riunendo simboli diversi.
Infine, il Consiglio raccomanda di «adattare leggermente la preghiera di intercessione» in modo che «non possa essere usata come preghiera contro l’altra parte».
Da parte sua, Carola Kneubühler ricorda che «le liturgie della Gmp sono sempre intrise della soggettività delle donne che le scrivono”. Pertanto, alcuni ritengono anche che le raccomandazioni dell’Eers siano incompatibili con lo spirito stesso dei testi elaborati dal comitato palestinese.
«Il movimento internazionale della Giornata Mondiale di Preghiera ha raggiunto la Palestina negli anni Cinquanta – si legge nei materiali liturgici -. Alcune delle donne che hanno portato il movimento in Palestina erano mogli di religiosi di varie confessioni. Iniziarono a pregare nelle chiese protestanti di Gerusalemme, Ramallah, Nablus e della zona di Betlemme.
Aida Haddad, moglie del primo vescovo luterano locale (Daoud Haddad), si è fatta coinvolgere. Ha iniziato partecipando come giovane lettrice ai servizi di culto, fino a diventare coordinatrice della Giornata mondiale di preghiera. Nel 1993, Aida Haddad è stata la prima donna palestinese a essere eletta nel Comitato esecutivo della Giornata mondiale di preghiera. Ha svolto due mandati dal 1993 al 2003. Questa rappresentanza a livello internazionale è continuata con l’elezione di Laila Carmi (cattolica romana), che ha servito dal 2003 al 2013. Poi, Nora Carmi (armena apostolica) è stata eletta nel Comitato esecutivo e ha servito dal 2013 al 2022.
La Palestina è stata scelta per scrivere il servizio di culto già nel 1994, con il tema “Vieni, vedi e agisci”. Il coinvolgimento della Palestina nel movimento della Giornata Mondiale di Preghiera ha permesso alle donne palestinesi di costruire ponti con oltre 100 Paesi in tutto il mondo. Questo ha rafforzato la presenza e la testimonianza in Medio Oriente. Dopo trent’anni, la Palestina è stata nuovamente invitata a scrivere il materiale per il 2024. Questo invito arriva in un momento difficile, in cui le ingiustizie in corso non si sono fermate. È un momento di riflessione, di autoanalisi e di vivere ciò in cui crediamo. Il cammino è lungo, ma le donne palestinesi continuano a servire come strumenti per una migliore e più profonda comprensione tra i popoli che condividono questa terra, confidando e sperando nella reciproca umanità».
Tutti i materiali liturgici in italiano sono già disponibili qui.
In Italia l’organizzazione e la traduzione dei testi della Gmp è stata affidata nel 1994 alla Federazione Donne Evangeliche in Italia, Fdei. Dal 1999 è diventato un Comitato Nazionale a tutti gli effetti. Ora è un Comitato intergenerazionale composto da donne di varie confessioni cristiane. Ne fanno parte donne della Chiesa Cattolica Romana , delle Chiese Evangeliche Metodiste e Valdesi in Italia, della Chiesa Evangelica Luterana, dell’ Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, della Chiesa Ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, dell’Esercito della Salvezza in Italia. Il comitato si occupa di promuovere e far conoscere sul territorio nazionale l’iniziativa della Gmp, della preparazione e distribuzione del materiale per la liturgia, della canalizzazione delle collette e dei contatti con il comitato internazionale. I membri del comitato lavorano come volontarie, la traduzione dei testi e la preparazione di altro materiale avviene esclusivamente su base volontaria.