Consolare e parlare al cuore

Un giorno una parola – commento a Isaia 40, 2

 

Ascolta la meditazione:

 

 

Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato

Isaia 40, 2

 

Nel nome di Cristo si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati tutte le genti, cominciando da Gerusalemme

Luca 24, 47

 

Il profeta Isaia inizia il suo messaggio di liberazione con l’appassionato invito a consolare il popolo di Gerusalemme. La sua parola si diffonde alla fine dell’esilio a Babilonia. Si rivolge ai pochi anziani sopravvissuti e alla seconda generazione dei deportati, che non ha conosciuto il paese d’origine, né Gerusalemme e il Tempio. È una generazione che solo la predicazione profetica, la memoria delle esperienze di salvezza e la preghiera possono trasformare in una comunità unita e capace di risollevarsi, di credere in Dio e rimettersi in cammino verso la terra degli antenati, rinunciando alle discrete possibilità di integrazione a Babilonia. 

 

Isaia esprime argomenti capaci di toccare non solo la mente, ma anche i cuori. Non ragiona in termini di vantaggi materiali, ma si rivolge al cuore, che per la Bibbia non è il luogo dei sentimenti irrazionali, ma la sede della volontà e della decisione. La consolazione di Gerusalemme e del suo popolo disperso si fonda prima di tutto sul perdono di Dio.

 

Nelle Scritture l’espressione “parlare al cuore” si associa alla consolazione. Consolare e parlare al cuore esprimono solidarietà, empatia da parte di chi consola verso chi è oppresso da tristezza, precarietà ed incertezza. Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli, non si vendica di loro, li perdona, li mette sotto la sua protezione: “così li confortò e parlò al loro cuore” (Genesi 50, 21). Rut, la straniera, è accolta e protetta da Boaz. Rut pronuncia una benedizione per Boaz, perché l’ha consolata e ha parlato al suo cuore. A seguito dell’incontro e della consolazione dei cuori, Rut e Boaz si uniscono e generano un figlio, l’antenato del re Davide. La parola di consolazione diretta al cuore non è quindi solo un’espressione verbale, si accompagna ad azioni concrete di ristabilimento di una vita dignitosa e feconda di futuro. Oggi viviamo anni molto difficili, per la violenza, e i conflitti sempre più accesi. Sentiamo un grande bisogno di consolazione. Isaia insegna che la consolazione inizia dal perdono. Amen.