Un libro che da 140 anni racconta le «Porte d’Italia»

La prima edizione di «Alle porte d’Italia» di Edmondo De Amicis che uscì nel 1884 – scritta a Pinerolo in provincia di Torino – è un affresco romantico del luogo che lo ospitava

 

[…] «La mattina seguente, sedici di dicembre, era un tempo sereno e asciutto, e le Alpi Cozie tutte bianche spiccavano in un cielo azzurro e limpidissimo, che parlava di primavera. Pinerolo tripudiava. La gente s’affollava in Piazza san Donato e in via degli Orefici, strizzata dal freddo, allegra, confondendo gli aliti fumanti in mille dialoghi rapidissimi, troncati da strette di mano a da saluti festosi. Una folla era radunata fin dall’alba ad una casa davanti a una casa in via del Duomo, guardata dagli archibugieri del Comune, nella quale si trovava Gianantonio de Toni dei conti di Piossasco, nominato governatore di Pinerolo due giorni prima e arrivato nella notte da Torino» […].

 

La prima edizione di Alle porte d’Italia di Edmondo De Amicis (scrittore, giornalista e militare, più noto come l’autore di Cuore), uscita nel 1884, rifletteva in pieno lo spirito dell’autore in quel preciso momento in cui, residente a Pinerolo, in provincia di Torino, tracciava con tinte calde e vivide un affresco romantico di grande fascino del luogo che lo ospitava e delle zone circostanti, come ad esempio la vicina Torre Pellice: la «Ginevra italiana», così fu definita dall’autore. 

«Ci rimettemmo in cammino; entrammo in Pra del Torno. Par veramente d’entrare tra le mura d’una immensa fortezza. Ai primi passi mi ricordai di quel terribile défilé de la Hache, dove il Flaubert fa morir di fame i ventimila barbari, nel suo romanzo Salammbò. Le roccie altissime presentan delle forme strane di torri, di facciate di cattedrali, di grandi archi di gallerie; alcune, di palazzi aerei, ritti lassù nella regione delle nuvole, intorno ai quali volan degli avvoltoi e delle aquile. Qua e là, a grandi altezze, si vedono ancora dei piccoli tappeti verdi, dove [p. 238 modifica]pascolano le capre, che, a guardarle, dan le vertigini; e piccole case, che par che stian su per miracolo, o che siano appiccicate alle roccie come nidi d’uccelli. Più in basso, altri gruppi di casette rozze e nere, appollaiate sui fianchi dei monti, sotto la perpetua minaccia delle valanghe e dei franamenti dei macigni, che qualche volta le seppelliscono e le sbricciolano come gingilli di vetro.

 

Anche là non vedemmo quasi nessuno, benchè Pra del Torno sia abitato da circa cinquecento persone, tra Valdesi e cattolici: qualche pescatore di trote giù tra i sassi del torrente, un crocchio di bimbi all’ombra d’un agrifoglio, una donna che sfornava il pan nero in un cortiletto. Il torrente non faceva quasi più rumore. Dopo mezz’ora di cammino, in silenzio, arrivammo sopra una rocca, dov’è un tempietto nuovo, d’uno stile misto di gotico e d’arabesco, e dipinto di bianco e di rosso, come un padiglione di giardino. Ai piedi della rocca ci son poche case e una chiesetta cattolica. La valle pareva chiusa da tutte le parti, a sinistra dai monti che forman la stretta di Balfero, a destra dai monti di Soiran o dall’Infernet, ripidissimi, nudi, grigi, tutti roccia, che fendevan l’azzurro.

 

Eravamo come caduti in un agguato della montagna, imprigionati, segregati dal mondo, in fondo a un enorme sepolcro concavo spalancato verso il cielo. E tutt’intorno, nè un rumore, nè una forma, nè una voce umana. Non c’era che una ragazza di dodici o tredici anni, una piccola vaccaia, scalza, con un cenciuccio di vestito, seduta in terra davanti al tempio, che leggeva un libro. Guardai il titolo: era una Histoire de l’èglise vaudoise; un volume di formato grande e elegante, stampato a Parigi. Ne presi appunto con piacere sul mio taccuino. Era la prima contadinella italiana che vedevo leggere».

 

In Alle porte d’Italia è possibile apprezzare Edmondo De Amicis in una veste inedita, quella di storico e di cronista e il suo gusto di rovistare fra le pieghe della storia, soprattutto di quella piemontese, divenuta, con l’Unità nazionale, storia dell’Italia intera: lunga 163 anni.

Questo libro, che ha compiuto i suoi primi 140 anni è un «documento» che ci porta a conoscere un De Amicis «originale» e diverso dal più noto, certamente dopo la divulgazione del romanzo grazie allo sceneggiato televisivo trasmesso dalla Rai.

 

Edmondo De Amicis, ricorda Maurizio Lattanzio su XL Torino (link sotto) «si stabilì a Torino nel lontano 1871 e spesso soggiornava con la famiglia a Pinerolo. Durante uno dei suoi soggiorni nella villa D’Aquiland, De Amicis scrisse Alle porte d’Italia ispirandosi alla storia e al paesaggio del pinerolese: intere pagine dedicate a una città che tanto ha condiviso con casa Savoia e posizionata ai piedi delle montagne con una spettacolare vista del grande Monviso. Sappiamo per certo che vi soggiorno nel 1882, 1883 e 1884 anno in cui la giunta comunale concesse la cittadinanza onoraria allo scrittore che «con grande amore scrisse di questa città le più splendide pagine inspirate alla bellezza dei suoi monti ed alla nobiltà delle sue memorie».

 

Quando nel 1908, Edmondo De Amicis si spense a Bordighera, la città di Pinerolo volle riconoscergli nuovamente la propria ammirazione e gratitudine. Grazie ad una sottoscrizione avviata dal giornale locale ‘La lanterna Pinerolese‘ fu commissionata a Pietro Canonica la realizzazione di un busto raffigurante il poeta che avrebbe trovato posto in cima al momento inaugurato il 20 giugno 1909».

 

Sarebbe un peccato che i lettori affezionati al celebre capolavoro letterario Cuore non conoscessero le vicende che caratterizzano Alle Porte d’Italia e i ritratti e le visioni quasi pittoriche che colorano l’intero racconto.

Per approfondire:

L’articolo di Corrado Gavinelli

Uno scambio di lettere fra Edmondo De Amicis e Lidia Poët

Edmondo De Amicis e la sua (nostra) Ginevra italiana

Edmondo De Amicis e la sua (nostra) Ginevra italiana

Alle porte d’Italia e la torretta di Pinerolo – di Maurizio Lattanzio

Edmondo De Amicis, Alle porte d’Italia

 

L’incontro con la comunità e la chiesa valdese

Accadde oggi, 21 ottobre

Il libro della collana Albert Meynier

Pregiato reprint della edizione del 1892 illustrata da Gennaro Amato, completo col fascicolo “Alle porte d’Italia, Appunti per una rilettura” di Boero, Tourn e Tamburini, 18 pp. Tiratura di 999 esemplari numerati (es. n. 211). Carta forte avorio, grandi margini, numerose figure e tavole. Cartone editoriale, astuccio con ritratto.

 

https://www.ibs.it/alle-porte-d-italia-libri-vintage-edmondo-de-amicis/e/2568612163127