Gesù ci invita a risollevarci
Un giorno una parola – commento a Giovanni 5, 5. 8-9
Ascolta la meditazione:
Il Signore mi ha castigato, ma non mi ha dato in balia della morte
Salmo 118, 18
Là c’era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo tettuccio e cammina». In quell’istante quell’uomo fu guarito; e, preso il suo tettuccio, si mise a camminare
Giovanni 5, 5.8-9
A Gerusalemme c’era una fontana dalle acque miracolose. Vi accorrevano i malati nella speranza di entrarvi per primi ed essere guariti da un angelo invisibile che agitava l’acqua. Gesù vi trova un uomo infermo da molti anni e senza speranza di toccare l’acqua. Gesù ha incontrato e guarito uomini e donne in situazioni differenti, presso il Tempio o la sinagoga, per le strade e in aperta campagna: nulla gli ha impedito di provare compassione dei sofferenti, di ascoltarli e rispondere curando l’intera persona. Senza particolari presentazioni, né parole o gesti taumaturgici, Gesù avvicina l’uomo, gli fa esprimere il desiderio di guarigione, gli ordina di alzarsi e camminare. L’uomo obbedisce, è guarito all’istante e liberato dalla schiavitù che lo opprimeva. L’azione del Signore mostra la sua sollecitudine verso l’umanità preda della sofferenza.
Gesù non si limita a parlare di salvezza, opera concretamente il bene. Vi è un ulteriore significato dell’azione del Signore, un significato spirituale, che rivela l’autorità di Gesù come Messia, che cerca e libera chi è prigioniero, paralizzato dal male. Egli sprona, dà forza, fa prendere coscienza all’uomo, alla donna di essere figli amati da Dio per riprendere a vivere. Il comando autorevole di Gesù ricorda l’ordine di Dio a Mosè, quando il faraone ed il suo esercito stavano per raggiungere il popolo d’Israele disperato sulle rive del mare: “Perché gridi a me? Dì ai figli d’Israele che si mettano in marcia” (Esodo 14, 15). Le acque del mare si divisero permettendo ad Israele di mettersi in salvo, mentre si richiusero sugli inseguitori. Anche il profeta Elia, braccato dal re Acab, perso nel deserto, in procinto di lasciarsi morire, riceve del cibo e l’ordine dell’angelo di Dio affinché si alzi, recuperi le forze per camminare fino al monte dove Dio lo attende (I Re 19, 7-8).
Quando il male ci atterra, quando la speranza ci abbandona, ascoltiamo l’invito di Gesù a risollevarci, a risorgere grazie alla potenza del suo amore. Amen.
Immagine: Artus Wolffort, Cristo presso la piscina di Betesda