Diaconia valdese fra i firmatari della lettera aperta alla presidente Meloni per la Riforma della Non Autosufficienza

Si richiede la revisione del decreto legislativo adottato dal governo a fine gennaio

 

 

La Diaconia Valdese sottoscrive una lettera aperta a Giorgia Meloni. Insieme agli altri membri del Patto per la non autosufficienza è stata redatta una lettera che contesta l’impostazione del Decreto Legislativo adottato dal Governo il 26 gennaio in attuazione della nuova legge sulla non autosufficienza.

 

Il Decreto, che oltre a non individuare risorse, svuota l’impostazione della riforma dell’assistenza alle persone anziane non autosufficienti, deve essere approvato definitivamente nella prima settimana di marzo. La lettera richiama il Governo a una revisione del Decreto legislativo.

 

Ecco il testo integrale della lettera:

 

Egregio Signor Presidente Meloni, 

Le scriviamo come Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza in merito allo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli art. 3, 4 e 5 della Legge 23 marzo 2023, n.33 della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti presentato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 25 gennaio. Si tratta di un atto decisivo per 10 milioni di persone: i 3,8 milioni di anziani coinvolti, i familiari che li assistono e chi lo fa professionalmente. 

Il Patto coinvolge 60 organizzazioni: la gran parte di quelle della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. Si tratta della comunità italiana della non autosufficienza, che ha deciso di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi. 

 

Il Patto ha seguito la riforma sin dall’inizio. Nel 2021 ne ha ottenuto l’introduzione nel PNRR; ha poi salutato con favore l’impatto innovativo contenuto dalla successiva legge delega (Legge 33/2023), pur perfettibile, che riprendeva in ampia misura anche le dettagliate proposte delle organizzazioni. 

Oggi, a pochi giorni dall’approvazione dello schema di decreto legislativo e a seguito di una sua attenta lettura, pur apprezzando l’attenzione riservata ad alcune rilevanti questioni, in particolare il processo di valutazione multidimensionale dell’anziano non autosufficiente, riteniamo importante condividere con Lei alcune considerazioni su quello che invece manca o ci appare poco definito. 

 

È opportuna una premessa. Anche se il settore ha evidente necessità di maggiori risorse, non è questo ora il nostro focus. Prima bisogna discutere il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani: solo se questo è solido ha senso affrontare i finanziamenti. E il decreto approvato in via preliminare, a nostro parere, non sviluppa adeguatamente il progetto che invece la legge prevede. 

Per questo motivo, auspichiamo che il Governo da Lei guidato possa compiere una revisione del decreto perché sia in linea con le previsioni più innovative della legge-delega, a partire dai seguenti punti. 

 

Riformare i servizi domiciliari. Dalla pandemia in poi, opinione pubblica, media e politici hanno insistito – come una sola voce – sull’imperativo di assicurare agli anziani la possibilità di continuare a vivere a casa. In Italia, però, manca un servizio domiciliare pubblico disegnato per assistere gli anziani non autosufficienti. Quelli esistenti – di Asl e Comuni – sono utili ma pensati per altre categorie di persone e ad altri fini e non tengono conto di aspetti ineludibili come, ad esempio, la durata dell’assistenza. Sul punto, lo schema di decreto rimanda a successivi provvedimenti di semplice indirizzo, mentre si dovrebbero già qui individuare alcuni criteri che siano vincolanti e che orientino il ridisegno dell’assistenza domiciliare verso la non autosufficienza. 

 

Avviare la riqualificazione delle strutture residenziali. Seppure la priorità sia sostenere la permanenza dell’anziano a domicilio, nei casi più gravi questa non è un’opzione possibile. Se questo tema è prioritario, come è emerso durante la pandemia, ed è indispensabile, come il decreto stesso contempla, che le strutture siano luoghi accoglienti dove gli ospiti godano della miglior qualità di vita possibile, ci saremmo aspettati delle previsioni più stringenti, tanto nella definizione di tutti i criteri utili per l’accreditamento, quanto dei necessari requisiti di sicurezza e qualità. Il decreto attuativo, invece, contiene solo prime indicazioni in merito e rimanda a ulteriori provvedimenti. 

 

Dare un futuro alla prestazione universale. Per ottenere la nuova misura – sperimentale per il 2025- 2026 – sono richiesti un elevato bisogno assistenziale, un’età di almeno 80 anni, e ridotte disponibilità economiche. Viene così introdotto il principio che si può fruire dell’assistenza per la non autosufficienza solo se, oltre a trovarsi in questa condizione, si è poveri mentre attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie. Inoltre, con la prestazione vengono aggiunti 850 euro mensili all’indennità di accompagnamento – la più diffusa misura pubblica – che rimane immutata, senza affrontarne i tanti problemi. Sarebbe auspicabile che la sperimentazione prevedesse anche una revisione dell’indennità per le persone coinvolte: solo così potrà costituire un’utile base per il futuro. 

 

Tutto ciò premesso, e nonostante riteniamo che sarebbe stato auspicabile un pieno coinvolgimento delle organizzazioni rappresentanti il mondo della non autosufficienza degli anziani nella fase ascendente del decreto, come d’altra parte era stato annunciato, il Patto continua ad esprimere la propria disponibilità alla collaborazione sulla riforma, a partire da queste settimane che ci separano dalla definitiva approvazione del provvedimento. 

La ringraziamo per l’attenzione che vorrà riservare a questa nota e cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più distinti saluti.