La complessità della lettura biblica

Il carteggio tra Karl Barth e Adolf von Harnack sulle modalità dell’interpretazione

 

La lettura biblica, anche a livello personale, si manifesta in orientamenti interpretativi e in metodologie operative diversi. E la questione “sentita” a vari livelli, da quello individuale alla vita delle chiese: nel 2016, una mezza giornata della Conferenza del II Distretto fu dedicata a un lavoro in gruppi su quattro possibili approcci metodologici alla lettura biblica: l’approccio narrativo, quello della psicoanalisi, l’approccio letteralista, quello della “teologia pop” – e altri ancora si potrebbero trovare. Non ne scaturirono delle novità, ma caso mai delle conferme: innanzitutto la conferma che ognuno e ognuna di noi si fa un po’ “costruire” dal modo con cui si accosta alla Bibbia; poi il fatto che un solo tipo di approccio non può essere esaustivo, nessun metodo detiene l’“esclusiva” del nostro rapporto con le Scritture. Anche perché con gratitudine, siamo consapevoli che lo Spirito Santo fa la sua parte, fondamentale, nel rendere possibile il nostro avvicinarsi ai testi e nel nostre cercare di trarne edificazione.

 

Per questo non dovremmo farci scoraggiare dall’aspetto, a prima vista astruso e riservato a specialisti, del carteggio fra Karl Barth e Adolf von Harnack*. Von Harnack era stato professore di Barth, il quale era stato fortemente colpito dal suo insegnamento, a Berlino, nell’anno accademico 1906/7. Figura preminente nell’ambito della teologia liberale, Harnack è stato ammirato dal giovane studente e poi pastore Barth, che però se ne distaccherà, per più di un motivo. Non solo per l’adesione di Harnack e altri all’ideologia guerresca del Kaiser. La svolta è teologica, ed è improntata alla necessità di «ricominciare dalla Scrittura». Nel 1916 Barth è giovane pastore a Safenwil (Cantone Argovia), ed è a stretto contatto con quello che sarà amico di una vita, il collega Eduard Thurneysen. Inizia a lavorare sull’Epistola ai Romani, a cui dedica il suo commento che esce in prima edizione nel 1919. Poi vi ritorna nel giro di poco tempo, per dare alle stampe nel 1922, l’edizione, molto diversa, che sarà tradotta da Feltrinelli, per cura di Giovanni Miegge, nel 1962. Esplode la “teologia dialettica” ed esplode la polemica fra i metodi di lettura: nel rimprovero che Barth muove al suo professore, l’esegesi storico-critica, come scrive il curatore del volume Fulvio Ferrario, «finisce per lasciare in solitudine, di fronte al proprio compito, chi deve predicare».

 

Sta avvenendo che il giovane e geniale studioso, ben convinto dei propri mezzi, faccia propria un’esigenza che, a ben vedere, può essere anche quella del comune lettore della Bibbia. L’urgenza, l’immediatezza di una parola che possa bruciare, coinvolge infatti tanto il predicatore quanto chi ascolta il sermone. L’apparato di preparazione del sermone stesso, la filologia, lo studio storico-critico, pur essenziali, non possono tarpare le ali alla forza che il testo ha in sé.

Questi ragionamenti vengono espressi, nel volume della Claudiana, attraverso una serie di lettere scambiate fra i due, un epistolario in forma di domanda/risposta e postille, deduzioni e contro-deduzioni. Lo scontro è forte, anche per noi che leggiamo a distanza di un secolo dai più recenti di questi testi (risalenti al 1923): la distanza consente di fare la tara” alle punte polemiche più forti. Alla sicurezza di sé del professore celebrato, ma anche al tono a volte presuntuoso del discepolo ribelle. Credo sia giusto per noi cercare di far tesoro dei contributi di entrambi, perché la questione, lungi dall’essere chiarita una volta per tutte, fa parte della nostra vita di fede.

 

Il carteggio è preceduto da un’altra piccola antologia preziosa: le prefazioni che Barth appose alle prima sei edizioni del suo commento all’Epistola ai Romani. Se è storia il “salto” tra la prima edizione e la seconda, riscritta secondo un nuovo approccio, le successive note introduttive fanno di volta in volta il punto sulla ricezione e sui commenti che andavano sorgendo in merito al testo. Una frase emblematica di Barth (dalla prefazione alla terza edizione): «La cosa più strana accaduta al volume da allora…»: ecco, il libro Claudiana è una storia (particolare, parziale) delle reazioni a un testo capitale del 900. Un’opera che rimase aperta almeno fino alle sue varie edizioni, e poi, di fatto, sottoposta dall’autore alle altre verifiche sorte nella propria teologia, mediaticamente riassunte nella conferenza su L’umanità di Dio (1956, in traduzione Claudiana 1975 e succ.). Che non smette di interrogarci anche oggi, ma che è pur sempre stata scritta da un uomo, con i suoi limiti e debolezze, fra cui quella di voler avere ragione. Quanto ai metodi di lettura biblica, teniamoceli stretti tutti: anche lavorando in politica e nella società, le griglie interpretative sono molte e nessuna di esse è da scartare a priori (nemmeno la vecchia lettura “di classe” del mondo attuale): sappiamo però che nessuna di esse basta a se stessa, ma tutte possono trovare forza dall’essere messe in dialettica.

 

* K. Barth – A. von Harnack, Interpretare la Bibbia, a c. di F. Ferrario. Torino, Claudiana, 2023, pp. 118, euro 13,50.