Cioccolato nelle valli e non solo

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di gennaio del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Il dossier di questo mese è dedicato a “Le Valli e il Pinerolese: terra di cioccolato”.

 

Roald Dahl avrebbe potuto forse ambientare il suo celebre libro Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato se non in val Pellice, certamente in Piemonte. Perché il territorio piemontese, e in particolare quello delle valli valdesi del Pinerolese, di “Willy Wonka” ne ha visti nascere e crescere parecchi.

 

 

Dal pasticcere Giuseppe Morè, originario di Torre Pellice e probabile inventore del famosissimo cioccolatino pralinato “cri-cri”, allo storico marchio Caffarel (ora Lindt & Sprüngli) fondato da Paul Caffarel di Luserna San Giovanni, passando per il giovane cioccolatiere Isidoro Odin che lasciò la natìa val Pellice per trasferirsi a Napoli in cerca di fortuna (e la trovò!). E poi ancora il maestro cioccolatiere Michele Prochet, collaboratore di Caffarel, che nel 1852 ebbe la geniale intuizione di introdurre, nel composto per creare cioccolatini, una buona percentuale di pasta di nocciole tonde delle Langhe, prodotto presente in grandi quantità sul territorio piemontese, andando così ad abbassare la pur sempre necessaria percentuale di cacao, elemento però più caro e difficile da reperire. Inventò così la pasta “Gianduia”, il cui nome viene collegato, non a caso, anche alla famosa maschera carnevalesca torinese di Gianduja.

 

Difficile stabilire quali siano le motivazioni di questa proliferazione di “artigiani del cioccolato” in val Pellice: probabilmente più concause hanno portato a questa fortunata stirpe di cioccolatieri, non ultima la voglia di “farsi strada” di giovani valdesi istruiti e competenti, come scrive Luisa Gay nel suo ultimo libro Irrequieti viaggiatori valdesi (LAR editore). Rappresentanti della nuova borghesia imprenditoriale in movimento: persone colte, con delle idee da realizzare e la volontà (e il supporto economico) per metterle in pratica.

 

In realtà l’amore fra il Torinese e il cioccolato inizia nei secoli precedenti: si parla addirittura del 1560 quando Emanuele Filiberto di Savoia bevve una tazza di cioccolata calda per festeggiare il trasferimento della capitale del Ducato da Chambéry a Torino. Il capoluogo piemontese divenne così la prima città in Italia in cui si utilizzava il cioccolato, seppur solo in ambiti nobiliari e in occasioni speciali: era famosa infatti in città la “merenda reale”, che consisteva in una fumante tazza di cioccolata sciolta nell’acqua bollente, accompagnata dai “bagnanti”, cioè dei biscotti da inzuppare.

 

Il consumo del cioccolato cominciò poi a diffondersi solo nel corso dell’800 e del ‘900, quando al cacao iniziarono a essere aggiunti elementi come lo zucchero e le nocciole, che resero il prodotto anche più “amabile” ai palati di grandi e piccoli. Intorno alla metà del 1840 diventò di moda il “bicerìn”, la bevanda che abbina il caffè con la cioccolata calda e la crema di latte. Una curiosità: fino alla Prima Guerra mondiale il bicerìn aveva un prezzo obbligato di pochi centesimi, in modo che tutti (o quasi) potessero permettersi il lusso, almeno ogni tanto, della sua degustazione.

 

Un’altra curiosità riguarda il “cremino”, il cioccolatino a strati che può vantare, almeno in parte, un legame con il Torinese. La casa automobilistica Fiat infatti, nel 1911, richiese la creazione di un dolcetto speciale da abbinare alla campagna pubblicitaria per il nuovo modello di auto in uscita. E infine non possiamo non citare il gelato “pinguino”, classico stecco ricoperto di cioccolato che fu brevettato proprio da un caffè torinese nel 1939.

 

Il Torinese rende onore e omaggio al cacao ancora oggi: dal 2003 viene infatti organizzata la kermesse CioccolaTò, una manifestazione dedicata interamente al mondo “cacao e dintorni” con eventi, degustazioni, mostre e possibilità, per il pubblico, di assistere alla lavorazione del cioccolato, dalla tostatura delle fave alla produzione commerciale.

 

Ci dedicheremo in questo numero dell’Eco delle Valli a scoprire varie storie e notizie, anche recenti, legate al mondo del cioccolato e delle sue svariate forme commerciale… un numero da leccarsi i baffi!