«Il nostro silenzio è la nostra condanna»
Le parole del pastore della Chiesa evangelica Luterana di Betlemme
Sta facendo molto discutere il sermone del giorno prima di Natale del pastore luterano della Chiesa evangelica luterana di Betlemme, Isaac Munther.
Munther, in una intervista su “Democracy Now!” ha ribadito la prospettiva della predicazione come parola «non solo per il popolo di Gaza, per tutti i palestinesi, che sono sconvolti dal silenzio del mondo e dalla disumanizzazione che ha avuto luogo nei confronti del popolo palestinese».
Una disumanizzazione che ha come conseguenza che le atrocità siano commesse sotto gli occhi del mondo. E sotto gli occhi degli stessi abitanti di Gaza che filmano la propria esecuzione.
«Siamo davvero stanchi» ha proseguito Munther: «Stanchi e turbati nel vedere, giorno dopo giorno, immagini di bambini e famiglie tirati fuori da sotto le macerie. Non riusciamo a capire come al mondo vada bene tutto questo. E come pastore che parla regolarmente con le chiese di tutto il mondo, non riesco a capire come possiamo predicare il vangelo dell’amore e della giustizia, ignorando e, in alcuni casi, giustificando ciò che sta accadendo a Gaza».
Recentemente il teologo luterano ha incontrato gli staff dei leader del Congresso USA. E consegnato un messaggio alla Casa Bianca.
«Sono tornato molto affranto, come se tutti siano arresi all’idea che questa guerra sarebbe durata a lungo».
La distanza con cui l’occidente prende atto dell’orizzonte che questo conflitto vuole avere testimonia una «mancanza di empatia» e la scelta di arrendersi alla guerra.
Il pastore luterano ha ribadito ai rappresentanti del Governo degli Stati Uniti il suo punto di vista: «Come permettete a un tale governo in Israele, a tali leader, di spingervi a commettere un genocidio?».
«Questo è il Natale oggi in Palestina, il Natale a Betlemme, il luogo di nascita di Gesù. Questo è il nostro messaggio al mondo di oggi. È un messaggio evangelico, un messaggio natalizio vero e autentico, sul Dio che non è rimasto in silenzio, ma ha detto la sua parola, e la sua parola è Gesù. Nasce tra gli occupati e gli emarginati. Egli è solidale con noi nel nostro dolore e nella nostra fragilità.
Il nostro messaggio al mondo di oggi è semplicemente questo: questo genocidio deve finire ora. Questo è il nostro appello. Questa è la nostra preghiera».
Da chiesa luterana in Italia