La Società biblica in Italia compie quaranta anni (1983-2023)
Con il segretario generale Mario Cignoni parliamo di una serie di recenti appuntamenti
Il 7 dicembre, la Facoltà pentecostale di Studi religiosi (Bellizzi SA), ha invitato Mario Cignoni, segretario della Società biblica in Italia, a tenere la prolusione per l’anno accademico 2023-2024. Un evento nuovo. Gli chiediamo dunque, nel mese in cui cade il quarantesimo compleanno della Sbi: come sono oggi i rapporti con quella realtà?
«In occasione della prolusione alla Facoltà pentecostale ho parlato delle traduzioni della Bibbia e del ruolo della Società biblica in Italia (Sbi), che per molti anni ha lavorato insieme alla Società biblica britannica e forestiera e di fatto ne è divenuta erede a partire dal 2018. È una storia dalla quale anche le chiese pentecostali non possono prescindere, in particolare adesso, che ricordiamo il centenario della Riveduta Luzzi del 1924, una versione sulla quale si è costruita la fede di quasi tutto il mondo evangelico italiano attuale. C’è desiderio di sapere e volontà di crescere. Ma le relazioni con la realtà pentecostale vanno oltre il campo puramente accademico e investono quello più spirituale, tant’è che subito dopo sono stato invitato a predicare nella loro chiesa, come già è capitato più volte».
– Quali sono i rapporti attuali, invece, con la Chiesa cattolica?
«La Sbi è una realtà ecumenica e il suo CdA è oggi presieduto da Luca Mazzinghi, professore alla Gregoriana di Roma. I rapporti con la Chiesa cattolica si sono consolidati. Non è un caso che, recentemente, i presidenti della Conferenza episcopale (cardinali Bassetti e Zuppi) abbiano per la Sbi un occhio di riguardo e ne sostengano alcuni progetti. Queste relazioni sono facilitate dal fatto che la Sbi si occupa del testo senza entrare in merito a commenti o interpretazioni. All’apertura istituzionale ormai collaudata, corrispondono poi rapporti nati e cresciuti sul campo di lavoro e di missione. L’interesse per la Bibbia ha messo in rilievo ciò che abbiamo tutti in comune. Inoltre, nel campo delle traduzioni, la decisione comune di utilizzare i testi originali (ebraico e greco), come riportati nelle edizioni critiche più aggiornate, ha ridotto di molto le differenze introdotte dalla Vulgata.
La Sbi è conosciuta anche al di fuori delle realtà ecclesiastiche. Da una parte le sue traduzioni hanno riscosso l’attenzione di studiosi della lingua italiana: il mese scorso sono stato invitato dal presidente dell’Accademia della Crusca a Firenze per presentare il nostro lavoro in un convegno. Dall’altra parte, la mostra itinerante La Parola scritta raggiunge molte realtà piccole e grandi in tutta Italia, con presentazioni, conferenze e predicazioni».
– In ottobre si è tenuta, presso Amsterdam, l’Assemblea mondiale dell’Alleanza biblica universale (Abu): che impressioni ne ha riportato?
«È stato un evento eccezionale: erano presenti partecipanti provenienti da circa 150 Stati! L’Abu è presente quasi dappertutto e le sue relazioni sono articolate e infinite. Il numero di Bibbie, Nuovi Testamenti e semplici porzioni che nel suo insieme traduce, stampa e diffonde è impressionante. Mentre le Chiese sono generalmente in crisi e in ripiegamento, pur con tutte le eccezioni, la diffusione della Bibbia è in crescita e si guarda positivamente al futuro. Un dato su cui riflettere. La conoscenza diretta con le Scritture evangeliche apre a un rapporto con Dio basato soltanto sulla fede; sulla fede e su nient’altro. Un rischio secondo alcuni. Ma un rischio da correre. Potrebbe essere una verità rivoluzionaria».
– Quali, allora, i progetti per un futuro che si preannuncia altrettanto ricco?
«L’ultimo volume pubblicato, il Nuovo Testamento greco-italiano (2021), ha avuto un successo imprevedibile ed è già in ristampa. Al momento i progetti sono due. Il primo è la versione della Bibbia della Riforma / Bir pensata soprattutto per le Chiese evangeliche. È già uscito il Nuovo Testamento (nel 2017, in occasione dei 500 anni della Riforma, con una prima revisione nel 2020) e si sta procedendo con l’Antico. Il secondo è la Traduzione letteraria ecumenica / Tle: si tratta di una novità assoluta: una versione formale e letteraria (non in lingua corrente come la Tilc), coordinata dalla Sbi, con la partecipazione e il sostegno di Cei, Arcidiocesi Ortodossa, Chiese evangeliche, da quelle presenti nella Fcei alle Chiese pentecostali e avventiste. Coniugare fedeltà e bellezza con un lavoro comune in cui tutti siano rappresentati è un’impresa ardua. Ma ci proviamo. Il Nuovo Testamento è previsto entro il 2024».