«Gli arcivescovi di Canterbury devono sempre lavorare per la massima unità possibile nella Chiesa»
Lettera di Justin Welby per spiegare la sua astensione dal voto sulle liturgie per coppie omoaffettive
Come vi abbiamo raccontato alcune settimane fa il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra dopo un articolato dibattito ha approvato una mozione che apre a un periodo sperimentale di introduzione di liturgie apposite per coppie omoaffettive.
La mozione approvata così recita: «Questo Sinodo, consapevole che la Chiesa non è unanime sulle questioni sollevate da Vivere nell’Amore e nella Fede, che ci troviamo in un periodo di incertezza e che molti nella Chiesa da tutte le parti sono profondamente feriti in questo momento, riconosce i progressi compiuti dalla Camera dei Vescovi verso l’attuazione della mozione approvata da questo Sinodo nel febbraio 2023, e incoraggia la Camera a continuare il suo lavoro di attuazione e chiede alla Camera di considerare che alcuni culti autonomi per le coppie dello stesso sesso possano essere resi disponibili per l’uso, eventualmente in via sperimentale, nei tempi previsti dalla mozione approvata dal Sinodo nel febbraio 2023».
Una certa sorpresa aveva suscitato l’astensione nel voto da parte dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che in questi anni ha tessuto la tela che ha portato alla scelta attuale, con la capacità al momento di evitare laceranti strappi o vere e proprie divisioni in seno alla Chiesa e all’intera Comunione anglicana.
In una dichiarazione Welby ha spiegato perché si è personalmente astenuto dal votare la mozione.
«Riconosco che permangono divisioni all’interno della Chiesa d’Inghilterra su queste questioni. Queste divisioni sono ancora più profonde all’interno della Comunione anglicana, dove la maggioranza delle province rimane fedele al tradizionale insegnamento cristiano sul matrimonio e sulla sessualità, mentre una minoranza ha adottato le benedizioni o il matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Gli arcivescovi di Canterbury devono sempre lavorare per la massima unità possibile nella Chiesa, per quanto impossibile ciò possa sembrare e per quanto profonde siano le nostre differenze. Per questo motivo mi sono astenuto dal voto perché la mia responsabilità pastorale si estende a tutti nella Chiesa d’Inghilterra e nella Comunione anglicana globale.
Come ho detto alla Conferenza di Lambeth l’anno scorso: “Per la grande maggioranza della Comunione anglicana, la concezione tradizionale del matrimonio è qualcosa che è compreso, accettato e senza dubbio, non solo dai vescovi ma da tutta la loro Chiesa e dalle società in cui vivono. Per loro, mettere in discussione questo insegnamento è impensabile, e in molti paesi renderebbe la Chiesa vittima di derisione, disprezzo e persino attacco. Per molte chiese, il cambiamento dell’insegnamento tradizionale mette a dura prova la loro stessa esistenza.
Per una minoranza possiamo dire quasi la stessa cosa. Non sono arrivati alla leggera alla loro idea che l’insegnamento tradizionale debba cambiare. Non sono negligenti riguardo alle Scritture. Non rifiutano Cristo. Ma sono giunti ad una visione diversa sulla sessualità dopo una lunga preghiera, uno studio profondo e una riflessione sulla comprensione della natura umana. Anche per loro, mettere in discussione questo diverso insegnamento è impensabile, e in molti paesi rende la Chiesa vittima di derisione, disprezzo e persino attacco. Il fatto che queste chiese non cambino l’insegnamento tradizionale mette a dura prova la loro stessa esistenza. Quindi non trattiamoci l’un l’altro con leggerezza o con negligenza. Siamo profondamente divisi. Ciò non finirà presto. Siamo chiamati da Cristo stesso sia alla verità che all’unità”.
Questa continua ad essere la mia chiamata a tutti noi – e sarà la mia preghiera per la Chiesa nelle settimane e nei mesi a venire».